Voto: 
7.9 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Genere: 
Etichetta: 
Red Stream Records
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Jani Kekarainen – Chitarra
- Matti – Voce
- Eero Pöyry – Tastiera
- Lasse Pelkonen – Batteria

Tracklist: 


1 The Arrival (6:39)
2 March October (10:31)
3 Antimony (8:46)
4 The Curtain (5:49)
5 Pendulum (9:13)
6 Oars In The Dusk (6:23)

Skepticism

Alloy

Dopo cinque anni si torna finalmente ad avere notizie dei finnici Skepticism, caduti in un sonno preoccupante dopo la pubblicazione di quel “Farmakon” che a suo tempo parve aprire nuove vie per il quartetto originario di Riihimäki, ma che a lungo andare sembrava addirittura potesse divenire il testamento del gruppo, vista l'inattività pressochè totale di Jani Kekarainen e compagni da quel fatidico 2003 in poi. Ma le cose, in casa Skepticism, si fanno con la massima calma, tenendo un ritmo assimilabile a quello che il gruppo utilizza nella sua musica: e se si tien conto che questi quattro nord-europei vengono considerati (assieme ai Thergothon) i padri del Funeral Doom, si può quasi esser contenti che ci sia voluto 'solo' un lustro di attesa per poter godere della loro nuova fatica.

Con la line-up identica fin dagli inizi, con la solita etichetta alle loro spalle (la Red Stream) e con il loro sempre inconfondibile suono, gli Skepticism ci propongono dunque il nuovo “Alloy”, un album di sei brani (per “soli” tre quarti d'ora di musica) che non viene anticipato (e questa è una novità, seppur secondaria) da nessun EP, com'era invece stata tradizione del gruppo in passato.
E, sempre secondo la stessa tradizione, le novità portate da questo nuovo disco non sono radicali, ma sono pur sempre presenti.

“Alloy” possiede innanzitutto una produzione e un mixing decisamente brillanti ed al passo coi tempi, elementi che permettono al sound dei finlandesi di emergere nel dettaglio e guadagnare ulteriormente in profondità e corposità: per certi versi, risentire la qualità del suono di un disco come “Stormcrowfleet” (1995) dopo aver assaporato “Alloy” lascia un gusto amaro di disappunto in bocca, nonostante il primo sia un classico pluri-acclamato che ha ispirato una pletora di bands degli ultimi dieci anni e il secondo 'solamente' un album di genere fresco di pubblicazione.
Questa bontà sonora, oltre a far risaltare al meglio le tastiere di Eero Pöyry (dotate di sonorità più incisive e ricche), dà soprattutto modo alle chitarre di Jani Kekarainen di poter sfogare un'inedita vocazione melodica, con spunti solistici a tracciare godibili percorsi (apprezzabili specialmente durante l'iniziale “The Arrival”) sovrapposti ai consueti, lentissimi, mortiferi riff di marca Skepticism che anche in “Alloy” non falliscono nell'incantare grazie alla loro decadente, possente maestosità, sia in versione più minimale che più elaborata (come accade nella splendida traccia conclusiva “Oars in the Dusk”).
Growl terrificanti, potentissimi accompagnamenti d'organo (protagonisti in “Antimony”) e una batteria dall'andatura monumentalmente flemmatica e massiccia fanno il resto, rendendo ancora appagante una formula che nonostante l'invecchiamento continua a mantenere intatto il proprio nerissimo fascino: brani quali i lunghi “Pendulum” o “March October” (che introduce nell'equazione una soffocata, gutturale voce pulita) possono difatti portare avanti senza imbarazzi o complessi d'inferiorità il grandioso mito degli Skepticism – ad oggi ancora vivi, vegeti e soprattutto capaci di sfornare qualcosa di maledettamente vicino al miglior Funeral Doom sulla piazza.

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