Voto: 
5.0 / 10
Autore: 
Lorenzo Iotti
Genere: 
Etichetta: 
Osmose Productions/Audioglobe
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Dracunculus - chitarra
- Vulnus - voce
- Hordeolum - batteria
- Tetrapus - boasso

Tracklist: 


1. Intro
2. A Song Of Plague
3. Inglorious Fever Of Antonius
4. Mahapaatra
5. Brethern Of The Weeping Corpses
6. Sequestra
7. The Asphyxiation
8. Sentinels Of The Severed Flesh
9. Sacrosant
10. Kiss Of The Blowfly
11. Outro

Sjodogg

Landscapes Of Desease And Decadence

Ultimo prodotto del calderone black metal norvegese oramai ridotta al trionfo della banalità, i Sjodogg si propongono appunto come band “rivoluzionaria” in grado di dare nuova linfa alla scena con sperimentazioni e proposte originali; e se questo era davvero il loro proponimento, e non una semplice presentazione con lo scopo di attirare l’attenzione su di loro, la missione è completamente fallita.
Il loro debutto Landscapes Of Desease And Decadence (che già non è quello che si definirebbe un titolo originale...) non è altro infatti che la riproposizione del classico stile black metal moderno, infarcito di qualche spunto melodico ed atmosferico e di qualche intermezzo acustico con i quali la band cerca di emulare, senza riuscire minimamente ad eguagliarne la classe, le atmosfere malate e decisamente riuscite degli Shining; e se ciò non bastasse, il tutto è completato da una produzione assolutamente scialba, dai suoni assurdamente puliti e plastificati, che rende ancora più ridicola la presunta malvagità che il gruppo tenta di veicolare con la propria musica.

Il risultato è un disco pesante, ripetitivo e al limite della sopportazione, complici, oltre agli elementi sopra citati, riff ripetuti all’inverosimile dal mood scontato e un uso sconsiderato ed insensato del drumming martellante tipico del black metal, che si mantiene praticamente sullo stesso tempo per tutta la durata del brano; risulta quindi pressochè impossibile farsi catturare dalle atmosfere che la band tenta di trasmettere, e perfino lo screaming malvagio, discreto a livello tecnico, risulta poco convincente e in disaccordo con i già citati suoni eccessivamente puliti. L’uso degli intermezzi acustici risulta infine del tutto insensato, in quanto questi sembrano piazzati senza la minima cognizione e totalmente scollegati dalla struttura delle canzoni, con il solo effetto di concedere un momento di pausa dagli indigeribili ed interminabili brani; non a caso, il pezzo più azzeccato risulta essere la breve Sacrosant, una semplice sfuriata black metal senza troppe pretese, mentre punto più basso e patetico dell’album, indicatore della poca serietà del lavoro svolto, viene raggiunto nell’ottava traccia, un arpeggio di 23 secondi dal pretenzioso e ridicolo titolo Sentinels Of The Severed Flesh.

Che dire dunque; così come per molti generi musicali, la scena black metal di questi tempi avrebbe di certo bisogno di una “svegliata” per uscire dai cliché proposti di continuo da decine di band, ma, a differenza dei validissimi act a cui si ispirano, come Shining e Deathspell Omega, non saranno di certo i Sjodogg a dargliela. Apprezziamo lo sforzo, ma non ci siamo proprio.

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