Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Filippo Morini
Genere: 
Etichetta: 
Imagina Production
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Luca Grossi - voce, chitarra, piano elettrico
- Fausto Franchini - chitarra, voce
- Stefano Zannini - basso
- Emanuele Peccorini - batteria
- Matteo Schiesari - basso in “Osservo Nuvole”
- Eugenio Solinas - violincello in “Non Puoi”, “La Nebbia”, “E così”
- Diana Tizzani - violino in “E così”
- Noemi Mazzoni - violino in “E così”
- Alessandro Ciola - shaker in “Segnalibro”
- El Camon Band - clap hands

Tracklist: 

1. Faccio I Conti
2. Pensaci
3. Osservo Nuvole
4. Non Puoi
5. La Nostra Colazione
6. Segnalibro
7. Macigno
8. La Nebbia
9. E Così
10. Come Le Scarpe

Sintomi di Gioia

Segnalibro

I Sintomi Di Gioia sono un giovane gruppo Alessandrino alle prese con il disco d’esordio dal titolo Segnalibro, che fin dai primi ascolti si rivela una piacevole miscela di Indie/Pop Rock forte di strutture originali ma solide, esecuzione efficace ed atmosfere sempre in perfetto equilibro tra aggressività e melodia.

I punti forti di questo lavoro sono immediatamente riconoscibili ed assimilabili anche da ascoltatori poco abituati a cambi di registro repentini ed incursioni in territori musicali estranei al grande pubblico: chitarre onnipresenti tessono e cementificano giri armonici di grande forza alternando arpeggi riflessivi a stridenti passaggi ritmici distorti e talvolta dissonanti, mentre una voce forse poco profonda ma sicuramente dotata di sicurezza ed intonazione combatte contro l’impeto delle sezioni ritmiche, disegnando linee melodiche inusuali ed adatte al tappeto strumentale sottostante.
Tutti i brani risultano mediamente ben costruiti, ricchi di trovate mai rivoluzionarie ma sicuramente interessanti, piccoli tocchi di classe che plasmano una dimensione fatta di personalità e padronanza tecnica, elementi di enorme importanza per un genere come il Pop Rock, perennemente flagellato da una mancanza cronica di nuove idee.
Inserti di chitarre acustiche e violini lasciano tracce dal fascino quasi fiabesco all’interno dei brani in cui presenziano, elementi che contribuiscono non solo allo spessore generale dei pezzi, ma che rischiano di diventare un “marchio di fabbrica” per questa band, dato l’inedito effetto che si viene a creare.
Una ulteriore nota positiva si ritrova nella ricercatezza dei testi, costruiti con termini e frasi dal sapore mai immediato, che nascondono dietro ad un apparente assenza di significato la capacità di creare immagini quantomeno particolari, senza scomodare temi eccessivamente ambiziosi ma allacciandosi a visioni oblique della quotidianità.
Le rime non sono (fortunatamente) una necessità, preferendo spesso e volentieri il raggiungimento di una certà profondità emotiva rispetto alla resa incondizionata a musicalità forzate e per questo irritanti.
Purtroppo una cosa che non sono riuscito a farmi piacere è il tono stesso della voce: come già accennato in precedenza mi sembra si sforzi eccessivamente nel mantenere una determinata impostazione, senza riuscire a trasmettermi qualcosa di significativo a causa della sua mancanza di sfumature che sappiano interpretare rabbia, calma o qualunque altra sensazione con il dovuto coinvolgimento.
Al di là di questo parere assolutamente soggettivo, ci pensano i suoni mai eccessivamente distorti o confusi ma non per questo deboli a convincermi che le capacità di questo gruppo sono senza dubbio promettenti, il Post Punk italico di La Nostra Colazione mi ha portato alla mente gli Afterhours del periodo Germi, anche grazie ad un testo dotato di maligno e surreale cinismo, ma solo pochi minuti dopo arriva la Verdeniana Macigno a scuotere ulteriormente le acque proponendo strutture più classiche interpretate dal personale stile chitarristico dei Sintomi Di Gioia.
Riff dalla spietata matrice Grunge e cavernose linee di basso caratterizzano la conclusiva Come Le Scarpe, ma un episodio che ben rappresenta la personalità dei 4 musicisti Alessandrini risulta essere Osservo Nuvole, un brano dalla eccezionale solidità che mescola il più classico degli Hard Rock tricolore con chitarre acustiche, accelerazioni furiose figlie dell’Alternative Rock Nord-Americano ed un intermezzo solistico durante il quale la chitarra si impadronisce di uno suono particolarmente oscuro che richiama lo Stoner commerciale degli ultimi anni.
Insomma, un esordio sicuramente lodevole in cui emergono svariate influenze, tutte ben addomesticate ed interpretate dallo stile della band, che riesce in più di una canzone a dimostrarsi maturo e cosciente dei propri evidenti pregi. Tutto questo unito ad un talento melodico accentuato crea un prodotto che, pur soffrendo di alcune ingenuità tipiche della maggior parte dei debutti discografici, si contraddistingue per la sua oggettiva qualità e il suo dinamismo musicale.
 

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente