Voto: 
7.3 / 10
Autore: 
Stefano Magrassi
Genere: 
Etichetta: 
Nuclear Blast/Audioglobe
Anno: 
2006
Line-Up: 


- Aad Kloosterwaard - Voce


- Alex Paul - Chitarra


- Bas van der
Bogaard - Basso


- Paul Beltman -
Batteria





Tracklist: 



1. The Grey
Massacre 04:16


2.
Altruistic Suicide 05:14


3. Men Down
06:02


4.
Afterburner 04:55


5. Presage
Of The Mindless 07:37


6. Into
Submission 05:17


7. The Riot
Crossfire 03:50


8. Flesh Of The Servant 07:47

Sinister

Afterburner

Tra i grandi ritorni di questi ultimi due anni in campo Death Metal, non potevano astenersi i Sinister, che nel loro piccolo sono un gruppo storico e quasi di culto in ambito europeo. Però, un qualche cambiamento c’è stato, anzi a dir la verità più di uno. Infatti chi ancora ricorda il combo olandese capitanato da Rachel Heyzer-Kloosterwaard, potrà constatare che alla voce ora si trova Aad Kloosterwaard, negli album precedenti il batterista della band, e alla chitarra Alex Paul, ex-bassista. La line-up attuale è il frutto dello split avvenuto nel 2003, dopo l’uscita del penultimo Savage Or Grace, con un seguente periodo di pausa durato fino a quest’anno: solo le richieste dei fan hanno fatto si che i Sinister ritornassero sulle loro decisioni e si riproponessero con questo Afterburner. E senza ombra di dubbio la scelta è stata ottima, soprattutto per tutti gli amanti del Brutal-Death più violento e canonico. Perché una delle grandi capacità di questi quattro olandesi è di essere sempre riusciti a mischiare potenza e una certa melodia, inserendosi così di diritto tra altri nomi altisonanti dell’extreme metal targato Europa, come Avulsed, Decapitated ed in parte Vader.

Il disco è particolarmente divertente. E’ vero che un aggettivo di questo tipo non sembra per nulla adatto ad un lavoro di questo genere, ma probabilmente rende bene l’idea di quello che si prova ascoltando Afterburner: perché al di là dei soliti cliché, l’album pur non ricercando particolari formule innovative, riesce ad essere piacevole nell’ascolto, gustoso, capace di dare la carica giusta senza esagerare con patemi che lo renderebbero inutilmente pesante. Ovviamente l’inserto di qualche melodia in maniera oculata ed inoltre la lunghezza media delle canzoni che si aggira sui quattro minuti (ad esclusione di un paio di tracce più lunghe) aiutano molto.

Il disco si apre con The Grey Massacre, traccia molto potente, dove domina la voce di Aad, gutturale in maniera incredibile. Vi è una specie di alternanza continua tra parti brutali e melodiche, che sarà poi un elemento comune in tutto l’album. Ottimi riff e ottimi blast beat, per una canzone che funge da perfetto incipit. Sempre tanta velocità (altra costante) e una costruzione più vicina al death europeo per Altruistic Suicide, dove ogni tanto fanno capolino anche alcuni riff leggermente richiamanti il Thrash. In pratica una traccia che si assesta nello stile della band e che spesso fa muovere la testa ritmicamente. La seguente Men Down parte con un blast beat potentissimo e si sviluppa in maniera molto canonica, in un brutal molto simile a quello dei polacchi Decapitated, con l’inserimento anche di parti un più lente e cadenzate, che rivelano una produzione eccellente. Meno fantasiosa del resto, ma comunque buona.

E’ ora il momento della title-track, Afterburner, forse tra le più melodiche del disco, si basa su pochi riff che entrano quasi subito in testa e soprattutto un ritornello tra i più comprensibili e quindi di facile digestione/memorizzazione. Probabilmente non la migliore, anzi in alcuni punti un po’ troppo fuori luogo, però in generale si fa ascoltare tranquillamente, senza rovinare del tutto l’ascolto generale. A seguire troviamo la prima delle due tracce più lunghe che sfiorano gli otto minuti, Presage Of The Mindless, una specie di mid-tempo dotata di una strana atmosfera che si evolve, acquistando velocità e ritmo. A dir la verità non sembra capace di dire molto: abbastanza semplice nella struttura, a tratti ripetitiva, non decolla e rimane un po’ anonima. Niente di che, ci può stare, ma a questo punto sarebbe stato meglio farla durare meno.

Con Into Submission si ritorna su livelli più propriamente brutal, con quel mix di potenza e velocità che tanto piace, dove il cantato gutturale si sposa perfettamente con gli altri elementi della composizione. Inoltre il tutto è arricchito da qualche particolarità come la voce distorta e tempi leggermente scomposti, che rendono l’ascolto più vario. Blast beat devastanti e cattiveria pura aprono The Riot Crossfire, dove trova posto anche un assolo (praticamente assenti nel resto del disco) e anche un intermezzo alquanto thrasheggiante. Breve e diretta, è tra i pezzi più riusciti dell’album. Sulla stessa lunghezza d’onda viaggia poi la seguente ed ultima traccia Flesh Of The Servant (la seconda traccia lunga), più ragionata e meglio costruita di Presage Of The Mindless, dotata di un’atmosfera maligna e con qualche accenno (mantenendo le dovute distanze) con gruppi più epic come i Nile. Anche se decisamente lunga, soprattutto per un pezzo brutal, è senza ombra di dubbio un’ottima song, degna conclusione di un disco estremamente positivo.

Tirando le somme, quindi possiamo dire di trovarci di fronte un album ben prodotto, ben suonato e piacevole, ottimo esempio di Brutal-Death Metal abbastanza melodico e tipicamente europeo, che non esagera con la pesantezza da un lato, ne con la melodia fine a se stessa dall’altro. Ovviamente non si sta parlando di un capolavoro e alcune sbavature ci sono: l’eccessiva canonicità, i pochi elementi di originalità e l’inesperienza di Alex Paul alla chitarra che ogni tanto affiora, soprattutto a livello di registrazione. Ciò non toglie che Afterburner segna un buon ritorno e, anche se un po’ in sordina, si dimostra una delle uscite più gradevoli dell’anno (fino ad ora). Nella media, quindi, ma tremendamente divertente.

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