Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Petra Savic
Genere: 
Etichetta: 
BGO Records
Anno: 
1999
Line-Up: 

- Dolly Collins - organo portativo
- Adam Skeaping - viola
- Roderick Skeaping - ribeca, viola, tamburello
- Oliver Brookes - violoncello
- Michael Laird - cornetto
- Richard Lee - discanto, flauto dolce
- Alan Lumsden - sackbut
- David Munrow - cromorno alto e soprano, rackett basso, sordina tenore
- John Rodd - concertina inglese
- Christopher Hogwood - virginale, clavicembalo
- Simon Nicol - chitarra elettrica e acustica
- Pat Donaldson - basso elettrico
- Dave Mattacks - regale, batteria
- Roger Brenner - sackbut alto
- Colin Sheen - sackbut tenore
- Paul Beer - sackbut tenore
- Martin Nichols - sackbut basso
- John Sothcott - viella, fisarmonica
- John Kirkpatrick - melodeon, fisarmonica a bottoni
- Terry Potter - armonica
- Ashley Hutchings - basso elettrico e acustico
- John Watcham - concertina inglese
- Albion Morris Men - cori e campane

Tracklist: 

1. A Story-Song (A Beginning / A Meeting / A Courtship / A Denying / A Forsaking / A Dream / A Leaving-taking / An Awakening / A New Beginning)
2. Rambleaway
3. Ca' the Yowes
4. God Dog
5. Bonny Cuckoo
6. Nellie the Milkmaid
7. Gathering Rushes in the Month of May
8. The Gower Wassail
9. Fare the Well My Dearest Dear
10. C'Est La Fin Pour Mon Coeur
11. Bonny Kate
12. Adieu to All Judges and Juries
13. Edi Beo Thu Hevene Quene
14. Black Joker/Black, White, Yellow & Green

Shirley Collins & Dolly Collins

Anthems in Eden

Shirley Collins è un'anziana folletta, eccellente esponente della più canonica e tradizionale scena folk britannica. Ai più questo nome suonerà un qualche campanello, in quanto la voce dell'austera signora ha presenziato in una delle tante Idumeae di Black Ships Ate The Sky dei Current 93: David Tibet è, infatti, quasi un feticista della nostra inglese, nonchè degli aspetti più "folk", nel senso originario del termine, delle lande nordiche. Sebbene Shirley Collins sia un'eccelsa portabandiera dello spirito musicale tradizionale britannico, i suoi lavori sono stati sepolti dal tempo e dall'oblio, ma per nostra fortuna Tibet ha avuto cura di reperirli e ripubblicarli, così al giorno d'oggi possiamo vantare un vasto repertorio anche dei decenni passati. La Collins non ha sempre lavorato da solista: vanta infatti un ottimo album con The Albion Country Band, nonchè un certo numero di collaborazioni con la sorella Dolly Collins.

Le sorelle Collins nascono con due anni di differenza a Hastings, ma collaborano musicalmente solo una volta raggiunta entrambe la mezza età. Mentre Shirley si avvale della collaborazione di ottimi musicisti folk e di strumenti tradizionali, Dolly si specializza in organo portativo, che diventa poi un elegante marchio di fabbrica di molti brani della sorella. Anthems of Eden vede la luce per la prima volta nel 1969 su vinile, diventando istantaneamente enorme fonte di ispirazione per coevi gruppi folk. Il lato A è composto da una singola traccia di 28 minuti, A Song-Story, mastodontico brano-racconto suddiviso in nove parti, in cui la monocorde ancorchè insostituibile voce di Shirley Collins narra le vicende dei cambiamenti nelle campagne inglesi portati dalla Prima Guerra Mondiale, di eteree fanciulle e di capitani coraggiosi, arricchendo il tutto con simbologie tradizionali e un approccio fiabesco. Il lato B si apre con Rambleway, che immediatamente ricorda una bel più celebre canzoni alle nostre italiche orecchie: infatti il motivo è ripreso da Fabrizio De André in Un Blasfemo, il quale più volte si è ispirato ai canoni albionici (esempio lampante: Geordie), anche se la leggiadra Shirley affronta tematiche meno cruente. La seguente Ca' the Yowes è più minimale, mentre God Dog (non gliene voglia nessuno...) ha un approccio più giocoso e vitale. Bonny Cockoo è un'allegra e dolce ode al cuculo, imparata dalle sorelle nel coro scolastico. Una gravidanza poco gradita è il tema di Nellie the Milkmaid, così come nella successiva Gathering Rushes in the Month of May, un accorato dialogo tra padre e figlia che torna a casa con un neonato senza padre. Gower Wassail ci introduce ad una tradizione pagana antichissima e molto tipica, intraducibile in italiano, di funzione propiziatoria: di porta in porta, amici e vicini invitano a bere questa sorta di sidro augurandosi fortuna e salute per l'anno nuovo. Il brano essenzialmente è un quadretto in cui si svolge un rito di wassail, una sorta di versione pagana-anglosassone di un canto natalizio.

Qui si ferma la versione originaria dell'album, del 1969. Nel 1976, con l'ausilio dell'Albion Country Band, si aggregano altre tracce, a formare la versione definitiva, nonchè quella di cui stiamo parlando, del lavoro. Fare Thee Well My Dearest Dear è una nostalgica e triste ancorchè aggraziata canzone scritta nel primissimo 900, forte di una base ritmica di batteria assente in altri brani. In un francese indurito dall'accento così tipico di mrs. Collins, segue C'est La Fin Pour Mon Cœur, accompagnato unicamente dal nobilissimo suono della viella. L'amore galeotto è il tema portante di Bonny Kate, in cui una notte in compagnia di una bella paesana verrà ricompensata con cinque porcellini d'India, il cui accompagnamento musicale è scanzonato e campagnolo. Nostalgica, a causa di una dipartita probabilmente obbligata, è la storica Adieu to All Judges and Juries, con una base ritmica che la rende perfetta per un adattamento da parti di gruppi più tendenti al rock come i Fairport Convention. Edi Beo Thu Hevene Quene ("Sii benedetta Regina dei Cieli") è un gymel (canto polifonico tipico) del 13esimo secolo in gaelico, accompagnato solamente dalla fiabesca viella. A concludere il lavoro in modo apparentemente allegro, sulle note di una danza tradizionale ascoltiamo Black Joker/Black, White, Yellow & Green, dalle cui note spensierate bisogna diffidare, visti i contenuti piuttosto cruenti.

L'album, nella sua versione definitiva, ottiene più ristampe, di cui una del 1993 e quella di cui riportiamo i dati, del 1999.

Nel complesso, l'album è un lavoro eccellente, nonchè un documento storico alquanto rilevante, riassunto di tradizioni e stili sepolti dall'ammodernamento repentino d'oltremanica negli anni in cui questo lavoro è uscito. Anthems of Eden è particolarmente indicato agli eventuali nostalgici della campagna inglese, a chi la vuole assaporare a distanza, a chi ama quella nota di elfico e magico senza scadere nel fantasy, a coloro che hanno amato alcuni brani di De André dichiaratamente presi dalla grande tradizione folk britannica.
 

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