Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Francesco Giovanolla
Genere: 
Etichetta: 
Brennus Music
Anno: 
2005
Line-Up: 

- Kevin Kazek - voce
- Nicolas Pellisier - tastiere, chitarra, backing vocals
- Christophe Billion-Laroute - basso
- Julien Truttmann - batteria

Tracklist: 

Part VI - Thorgis Last Peregrination
1. Chapter 12; the Christian World's Deayh-Throes
2. Chapter 13; A Eurore Normannorum
3. First Interlude; A Fatal Omen
4. Chapter 14; Laments of A King
5. Chapter 15; Return of the Long Snake
6. Chapter 16; Veizia Ok Orykkja
Part V - When The North Is Raging
7. Second Interlude; in the Widding of Thought
8. Chapter 17; Godfred's Will
9. Chapter 18; and the North, Now, Had the Ships
10. Chapter 19; Invaders
11. Chapter 20; the Bloody Rampart
Part VI - The Wary Ravens Of Hroptatyr
11. Third Interlude; Dawn of the Gods
12. Chapter 21; The Conquest is Marching
13 Chapter 22; Breath of Face- Fourth Interlude; the Kiss of Dusk
14. La Septieme Croisade (Bonus Track)
15. Ode to Eternity (Bonus Track)

Seyminhol

Septentrion's Walk

Nel panorama musicale euopeo, e anche, perchè no, mondiale, è noto come la nascita di nuovi gruppi metal underground sia cresciuta in maniera esponenziale, e non ha fatto eccezione la Francia. In questo mare di isole spoglie e di relitti galleggianti qualcosa di buono è possibile trovarlo, ed è il caso dell'ultimo concept dei Seyminhol, formazione symphonic metal francese attiva da più di un decennio; Septentrion's Walk è un concept che narra delle storie e delle leggende dei popoli scandinavi, diviso in tre capitoli differenti, che riprendono la storia dal punto in cui era stata lasciata nel precedente e anche debut album Northern Recital (2002); per essere più specifici: Part VI - Thorgis Last Peregrination, Part V - When The North Is Raging e Part VI - The Wary Ravens Of Hroptatyr .

Per quanto musicalmente l'ultimo concept ricalchi le basi dell'album precedente, in questo lavoro il gruppo raggiunge una notevole maturità musicale; niente di innovativo per intenderci, in quanto i riff di chitarra ricordano particolarmente i Grave Digger, e lo stile sinfonico è paragonabile ai nostrani Thy Majesty; tuttavia l'orientamento del gruppo prende una strada alquanto divergente dal power (nel senso, non sono riconducibili a Stratovarius, Helloween o Blind Guardian), riducendo le smitragliate in doppia cassa all'osso (fatta eccezione per The Conquest is Marching, mentre Laments of a king e Return Of The Long Snake posseggono dei ritornelli piuttosto veloci, lasciando tuttavia molto spazio a parti più articolate e lente, e, ovviamente, anche agli assoli) preferendo una sonorità molto più sinfoneggiante, arricchita anche da strumenti extra come il pianoforte e il violino, come nella ballata Breath of Face. In questa track melodica prende parte anche la cantante Deborah Hofer, che partecipa pure alla composizione di una sezione della complessa e articolata Return of the Long Snake affiancando la voce Kevin Kazek. Molto curiosa risulta essere invece Veizia Ok Orykkja, traccia strumentale di pochi minuti che ricalca con una certa fedeltà le antiche ritmiche celtiche, dando proprio il senso all'ascoltatore di essere tornato indietro, al tempo delle leggende e degli eroi.

Alla luce di ciò la diversificazione del sound del gruppo risulta essere estremamente varia (dimostrazione eclatante di ciò si trova in The Conquest is Marching) e nonostante la lunghezza media delle traccie sia piuttosto elevata (7 minuti circa), grazie alla presenza di numerosi interludi, di parti parlate e recitate che separano i vari capitoli del concept, agli stacchi acustici e ai cori l'ascolto del cd può risultare particolarmente piacevole. La voce è perfettamente inerente al genere, in quanto possiede un timbro alto e pulito, e il basso di Cristhope Larout si fa rispettare (vedi Godfred’s Will ); le chitarre vi serviranno lo stesso piatto dei molti fabbri power: lunghi e caldenzati assoli e riff coinvolgenti...d'altro canto si parla sempre di metal. Tuttavia, nonostante l'intesivo inserimento di arrangiamenti sinfonici, è evidente come il suono prodotto durante le esecuzioni dei chitarristi manchi di quella "pienezza" che si è abituati a sentire negli standard del metal odierno e i più raffinati potrebbero non accettarlo, ma alla fine è underground, e non si può pretendere tutto.

Tirando le somme quindi che dire? Un lavoro un pò scontato, con qualche pecca ma estremamente interessante. Speriamo che visti gli ottimi progressi i Seyminhol possano in futuro regalare un opera symphonic metal che si faccia rispettare nel vastissimo mondo della musica di oggi.

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente