Voto: 
6.5 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Etichetta: 
SPV Records/Audioglobe
Anno: 
2002
Line-Up: 

- Andreas Kisser - chitarra
- Derrick Green - voce
- Igor Cavalera - batteria
- Paulo Jr. - basso

Tracklist: 

1. Messiah
2. Angel
3. Black Steel in the Hour of Chaos
4. Mongoloid
5. Mountain Song
6. Bullet the Blue Sky
7. Piranha

Sepultura

Revolusongs

Questo EP dei Sepultura intitolato Revolusongs venne registrato dalla formazione brasiliana nel 2000 e rilasciato due anni dopo per i soli mercati del Brasile e del Giappone. All'epoca riscosse un discreto successo di critica, ma non di pubblico a causa della limitata strategia di distribuzione.
L'uscita comunque è costituita da sette cover (di cui una che sarebbe finita sul successivo album Roorback), senza inediti o b-sides.

La prima cover è Messiah degli svizzeri Hellhammer, seminale formazione fra speed/thrash e proto-black. La versione dei Sepultura mantiene un forte impatto, esaltato dalle distorsioni corpose e dal piglio dei toni più bassi che con la produzione più moderna acquisiscono ancora più spessore. Ma nel complesso il brano non si discosta molto dall'originale e riserva poche sorprese.
Differente la storia con il secondo brano: è Angel dei Massive Attack, storica formazione trip hop la cui celebre canzone viene reinterpretata con un'atmosfera più desolata e cinica. Il basso metallico e la batteria secca generano quest'aura, in cui si inserisce poi il canto mordace ed un pizzico ironico. Interventi di chitarra groove metal vengono inseriti in sottofondo prima del climax bruciante. Ne risulta un pezzo trasformato, dal sapore molto più amaro (in questo si avverte un'attitudine tipicamente thrash) ma anche sarcastico, come nel testo stravolto in chiusura (invece di "you are my angel / come from way above / to bring me life [...] I love you" c'è "you are my devil / come from way beyond / to bring me hate [...] to hate you", modifica però banale e prevedibile). Le linee vocali comunque si adattano poco alle parti originali del testo, che richiedono una voce più morbida e passionale (come quella di Horace Andy), meno diretta e ruvida.
Si passa ora a Black Steel in the Hour of Chaos dei Public Enemy. Del brano hip hop che era, i Sepultura ne fanno una canzone allucinata grazie al bruciante mix di effetti alienanti, riff thrash, parti cantate alternate fra urla da thrasher e rap, bassi avvolgenti, scratching mordace a condire il tutto. Il tutto suona inquietante ma a suo modo anche divertente, grazie anche alla carica intrinseca dei Sepultura.
Mongoloid dei Devo è scanzonata e briosa, ma a differenza della precedente cover è molto più fedele al brano originario e quindi alla fine ci sono poche novità.
La canzone successiva è Mountain Song dei Jane's Addiction, bruciante ed impatto già originariamente; i brasiliani esprimono al meglio l'adrenalina del lato chitarristico e tutta la forza sprigionata dalla sezione ritmica (batteria martellante e trascinante, basso dinamico, cadenza energica). Per contro anche qui non ci sono molte differenze rispetto all'originale, suonando un po' monotona.
Sicuramente più interessante Bullet the Blue Sky, visto che è una canzone degli U2. Il canto roco di Kisser, i bassi corposi, gli interventi chitarristici sporcati di groove metal conferiscono tutta un'altra faccia al pezzo, soprattutto come significato facendola diventare molto più mordace e provocatoria. D'altronde Bono Vox e soci avevano un'attitudine leggerissimamente diversa da quella di un gruppo metal; e va notato che la precedente pubblicazione dei Sepultura, Under a Pale-Grey Sky, un pochino fa il verso ad Under a Blood-Red Sky degli U2.
Infine c'è Piranha, semplice riproposizione fedele di un brano dei thrashers Exodus, che non aggiunge granché all'originale.

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