Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Iacopo Fonte
Genere: 
Etichetta: 
Eibon Records
Anno: 
2007
Line-Up: 

:
- Andrea Penso – tutti gli strumenti

Tracklist: 

:
1. Remember Or Forget?
2. A Sadness Free Song
3. Landscape I (The Animal’s Eyes)
4. La Prima Neve
5. Landscape II (White Ice Under A Grey Sky)
6. Landscape III
7. Dissolti
8. La Conseguenza di un Addio Mancato
9. Dialogue With Erath About Humanity
10. The End Of The Old Man… [Hope]

Selaxon Lutberg

Cold House Of Love

Selaxon Lutberg, alias Andrea Penso, è uno dei monicker dark-ambient di maggior spicco della scena italiana. La personalità che sta alla base anche di altri progetti elettronici paralleli, autore di diverse collaborazioni con autori importanti, quali Subinterior e vertice della Coldcurrent Production, rispecchia parecchio i lavori a cui da vita; si sa di lui infatti quanto basta per indicare un autore, un nome, appunto uno pseudonimo. L’isolazionismo, o perfino la misantropia, caratterizzano fortemente i numerosi platter prodotti a cominciare dal 2003. Con l’importante appoggio della Eibon Records, SL può far uscire dunque a fine 2006 Cold House Of Love, che si presenta, con dieci brani, come la sua opera numericamente più imponente. La produzione dell’album è estremamente funzionale all’anima del disco; il cofanetto stesso, con colori freddi e immagini sfumate, preannuncia un mood rigidamente gelido, introverso e sepolcrale. Subito fin dalla prima “Remember or Forget?”, l’ascoltatore può comprendere in cosa si sta addentrando: un’oscurità colossale. L’artista italiano non si limita a creare brani malinconici, tristi, deprimenti. La successione costante e lenta di svariati loop ed effetti sottili, sfumati, è tanto avvolgente da imbrigliare la mente in uno stato di buia catarsi. E’ sensazionale come il disco, nel suo blando incedere, metta di fronte a sé stessi i propri ricordi, timori, ansietà, problemi.

La mano di Raison d’Etre è ben visibile: suoni vorticanti scendono negli abissi della mente umana e scavano attraverso sentimenti passati e futuri. E’ insomma quello che si prova ascoltando A Sadness Free Song o la successiva Landscape I (The Animal’s Eyes); i brani procedono come coperti da una patina opaca che ne copre la luminosità cristallina. Questo non fa che potenziare l’effetto narcotico e ipnotico di un album che si mette sicuramente in classifica come uno dei più oscuri dell’anno. L’abilità di Selaxon Lutberg sta poi nel tessere un sound raffinato e delicato, che non scende mai ai livelli del noise, ma che mantiene lo stesso un leggero sapore di dissonanza come ci testimonia Landscape III. Incamminandosi da qui verso la fine del disco, si può ancora subire lo strazio di Dissolti e il monumento funebre Dialogue With Earth About Humanity – che sa un po’ da Operette Morali leopardiane -. E come epilogo si erge The End of The Old Man… [Hope], ultimo capitolo strutturato in due parti, intervallate da alcuni secondi di silenzio. L’ultimissima parte è proprio una delle più malinconiche del disco, grazie a un giro di piano inedito per l’aspetto strumentale e davvero struggente.
Tirando le fila, si tratta di un’opera dal profondo significato ed emotivamente imponente. Per questo motivo è pertanto definibile “disco impegnativo”, in quanto è seriamente difficile non rimanere schiavi degli intrecci sonori eseguiti da Selaxon Lutberg, artista che ci dimostra qualità di primissimo ordine.

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