Voto: 
6.7 / 10
Autore: 
Corrado Penasso
Genere: 
Etichetta: 
Valery Records
Anno: 
2010
Line-Up: 

- Pino Scotto - voce
- Steve Volta - chitarra
- Frank Kopo - basso
- Marco Di Salvia - batteria

Tracklist: 

1. Quore di Rock 'n' Roll
2. Morta è la città
3. Gli arbitri ti picchiano
4. Il pronista
5. Tempi lunghi
6. Soldatini di pongo
7. Stage degli innocenti
8. Maldido street
9. Che figlio di Maria
10. Blues on
11. Diatribal Rock

Pino Scotto

Buena Suerte

Spesso e volentieri quando si parla di Pino Scotto ci viene immediatamente in mente la sua personalità scontrosa, i suoi discorsi a volte deliranti ma che comunque non ammettono mediazioni e denunciano le cose che non vanno nel Bel Paese. Certo, le argomentazioni e le opinioni da lui espresse possono non essere il massimo dell’originalità o della profondità, tuttavia esse nascondono sempre un qualcosa di vero, un qualcosa che fa incazzare tutti noi in questa società. Sicuramente Rock TV ha “salvato” il nostro Pino, il quale probabilmente sarebbe presto caduto nel dimenticatoio ma grazie alla TV più rock di Sky, Pino si è elevato a rango di “predicatore” nonché portavoce di tanti noi. Patetico a volte, buffo altre, questo simbolo della nostra musica italiana contribuisce comunque a formare una nuova generazione di giovani con più valori e questo è buono, come anche il suo contributo affinché si possano sempre scoprire gruppi validi.

Musicalmente parlando, il nuovo album di Pino Scotto, questo Buena Suerte segna il ritorno ufficiale di Pino con un album di inediti dopo Guado del 2000, se non si conta Third Moon con i Fire Trails. Le danze si aprono con il classico hard-rock Quore di Rock 'n' Roll, brano ritmato e dal facile ritornello che colpisce nel segno. Certo, i tempi dei Vanadium sono lontani, qualitativamente parlando anche ed il loro stile è difficile da riprodurre. Ad ogni modo, la voce di Pino è sempre buona perché graffiante e calda, seppur mai stata eccelsa dal punto di vista della tecnica. Si prosegue con la più veloce, incalzante Morta è la Città con special guest Kee Marecllo (ex-Europe). I testi sono come al solito, schietti e volgari, come nella migliore tradizione del personaggio ma le canzoni finora si difendono molto bene e si distinguono per l’oggettiva qualità nella loro semplicità strutturale. Quando si arriva a Gli Arbitri ti Picchiano, troviamo la collaborazione di Caparezza, il quale con i suo inserti rap uniti ai tempi più “stoppati” della canzone, non esalta ma non é neanche eccessivamente fastidioso.

Il Pronista si riferisce ai programmi spazzatura che troviamo a metà pomeriggio sui canali principali della TV, da come si può evincere dal titolo leggermente modificato. La rabbia ed il disgusto di Pino si riflettono in un testo a tratti volgare ma comunque pungente e in una musica potente, impreziosita da uno stacco di armonica a bocca ed da un assolo di chitarra notevole. Seguono i tempi medi ma rocciosi di Tempi Lunghi, denuncia dell’eccessivo benessere delle star dello spettacolo, e la triste blues-ballad di Soldatini di Pongo a denunciare i troppi bambini-soldato nel mondo. Stage degli Innocenti accusa la precarietà del lavoro e lo fa attraverso un testo acido ed una musica che acquista velocità e grinta, con le chitarre sempre ben in vista grazie ad una registrazione sempre potente e cristallina. Sulla stessa scia si muove anche Maldido Street ma con un’impronta leggermente più cupa e dannata, mentre Che Figlio di Maria si snoda su tempi medi e risulta essere molto convincente, soprattutto in fase vocale. Concludono il disco la strumentale Blues On, con l’armonica di Pino in primo piano e la scatenata Diatribal Rock.

Buena Suerte in fin dei conti è un decente album hard rock senza pretese ad opera di un cantante che forse ormai ha già fatto tutto quello che doveva fare e detto tutto quello che doveva dire. Ormai più che musicista, Pino si sta elevando sempre di più a rango di telepredicatore, collaborando con realtà italiane ormai famose invece che dare veramente spazio a nuove leve di crescere; le stesse leve che lui dice di sostenere tanto. Ad ogni modo, non si può dire nulla sulla costanza di Pino e sulla buona musica che continua a proporci. In questi casi, si devono scindere personaggio e prodotto affinché magari si possa apprezzare l’album.
 

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