Voto: 
6.5 / 10
Autore: 
Emanuele Pavia
Etichetta: 
Magic Bullet Records
Anno: 
2011
Line-Up: 

- Stefano Villani - Chitarre, Loop, Voce
- Alan Ferioli - Basso, Tastiere
- David Ferretti - Batteria

Guest:
- Gianluca Petrella - Trombone

Tracklist: 

1. Dr. Pengl Is There
2. Le Roi Cremeux
3. A Sea in Your Divine Fast
4. Since Last Century
5. The Decent Man
6. Pleng
7. Hypnagogic Hallucination? Sound in the Void
8. How Far?
9. Nothing but a Sailor Lost Around the Heart
10. It Shines

Valerian Swing

A Sailor Lost Around the Earth

In un panorama sempre più soffocato dalla presenza di cloni dei grandi capiscuola del mathcore americano, è una ventata d'aria fresca l'opera dei Valerian Swing, trio di Correggio che fin dal 2007 si è distinto per il suo lavoro nell'ambiente metal più tecnico e sofisticato.

Dopo il primo full-length Draining Planning for Ears Reflectors, infatti, la band è tornata a marzo con il nuovo A Sailor Lost Around the Earth, registrato sotto l'egida di Matt Bayles (nome non nuovo nel panorama metal, che negli ultimi anni si è distinto come produttore di band quali Mastodon, Isis e Botch) e che ha raccolto immediatamente grandi consensi tra gli afecionados di certe sonorità estreme e intellettuali al contempo, grazie a una proposta decisamente più personale della media.

Mentre, infatti, vari gruppi mathcore rivolgono le proprie energie principalmente all'emulazione dei complessi storici della scena (Dillinger Escape Plan, Converge e Botch su tutti), i Valerian Swing preferiscono invece adottare uno stile che si rifà direttamente alle influenze dei capisaldi del genere, in modo da arricchire il sound frenetico tipico dell'hardcore attuale con interessanti riferimenti all'ondata post-rock e math rock dei primi anni '90.
Così, oltre che a distinguersi da molte altre band, il trio riesce anche nel difficile compito di rinfrescare la musica cervellotica del mathcore più recente con aperture atmosferiche e intuizioni più particolari degne dei June of 44, che aggiungono molto alla godibilità dell'intero disco.

Nonostante i primi minuti di Dr Pengle Is There possano far pensare a un altro gruppo mathcore tecnicamente dotato che costruisce fraseggi e ritmiche ultra-complesse e intricate, le inflessioni oniriche (rese da arpeggi puliti e dalla voce soffusa) e soprattutto gli interventi del trombone del jazzista Gianluca Petrella aggiungono fascino al pezzo, che ora appoggia le sfuriate metal in stile Zu e Shining, ora rende ancora più fumosa l'atmosfera con interventi degni dei King Crimson e del Robert Wyatt di Rock Bottom. I brani successivi, quindi, approfondiscono proprio queste due componenti opposte ma complementari del sound di A Sailor Lost Around the Earth: se con Le Roi Cremeux (in cui l'influenza di acts come i Mastodon è predominante) e Hypnagogic Allucination? Sound in the Void (forse il pezzo più violento dell'album) si preferisce un approccio più estremo e cervellotico, con A Sea in Your Divine Fast e Nothing But a Sailor Lost Around the Heart si cancella invece ogni elemento math, dando spazio alle ingerenze post-rock più atmosferiche à la Bark Psychosis. Talvolta, invece, la band decide di conciliare queste due diverse tendenze, come in Since Last Century, che si muove elegantemente tra riproposizioni in chiave metal dei Don Caballero e aperture à la Isis, o in Pleng, in cui si aggiungono giocose melodie à la Battles. Il lavoro termina con It Shines, il pezzo più lungo dell'album, che riassume tutte i vari umori di A Sailor Lost Around the Earth ricorrendo di nuovo al trombone di Petrella.

Nonostante qualche lieve caduta in alcuni pezzi meno interessanti (The Decent Man, How Far? e la già citata Nothing But a Sailor Lost Around the Earth), il risultato globale è sicuramente encomiabile: i Valerian Swing riescono a creare un disco compatto e godibile per tutta la sua durata, slegandosi dai soliti cliché hardcore in favore di spunti più intimisti e intriganti. Se da un lato il disco può sicuramente rappresentare un buco nell'acqua per gli ascoltatori che esigono una musica facilmente assimilabile e priva di fronzoli, gli amanti del metal più tecnico e influenzato (che sia dal jazz, dal post-rock o dal math rock poco importa) non possono certamente disdegnare la proposta.

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