Voto: 
6.3 / 10
Autore: 
Stefano Magrassi
Genere: 
Etichetta: 
Spinefarm
Anno: 
2008
Line-Up: 

Q (Mika Aalto) - Chitarra
Sami Latva - Batteria
G (Keijo Niinimaa) - Voce
T (Toni Pihlaja) - Basso

Tracklist: 

1. The Effects
2. Prai$€ the £ord
3. Blind
4. Units
5. Corponation
6. Colonies
7. Poor
8. Days to Kill
9. Deceit
10. Caste System
11. Alternews
12. Simplicity
13. Enigma
14. Decimate
15. Victims
16. Sold Out
17. Feet First
18. Trust

Rotten Sound

Cycles

La primissima uscita grind di questo 2008 è il ritorno sulla scena di una delle band fondamentali della scena scandinavo-svedese, ambiente che in tutti gli anni novanta è stata essenziale per lo sviluppo e la crescita del genere. I Rotten Sound arrivano infatti dalla scuola dei vari Nasum e Regurgitate, gruppi che hanno veramente creato un nuovo stile lontano dai canoni brutali americani ed anglosassoni, molto più grezzo e tagliente nelle produzioni e spiccatamente 'core.

E i quattro di Vaasa, Finlandia, si sono ritagliati un posto nel cuore degli appassionati grazie alla loro noncurante violenza ed ad un gusto per riff ritmati e d'impatto, capaci di unire una vena hardcore al classico blast beat furioso e annichilente. Insomma i presupposti per un ascolto piacevolmente grind ci sono tutti, ma l'intento dei Rotten Sound non va del tutto in porto. Andiamo per gradi.

La produzione ha dato spazio a suoni sporchi, graffianti e un pò zanzarosi, che comunque fanno parte del "bagaglio culturale" di certi gruppi, ma il tutto cozza un poco con la scelta di una batteria ultra triggerata, talmente elaborata per quanto riguarda le casse che in alcuni punti ricorda una drum machine oppure gli esperimenti dei The Berzerker. Si sa che l'uso dei trigger ormai è diventata una necessità per i batteristi estremi moderni, ma un lavoro più di fino avrebbe fatto suonare il tutto un pò meno finto.

Dal punto di vista più propriamente musicale poi c'è da notare da un lato la riconoscibilità dello stile dei finlandesi, con una voce sporca ma non gutturale, vicina a quella di Mieszko Talarczyk dei Nasum, oltre ai già citati stacchi hardcore alternati a momenti di potente brutalità. Il fatto però di non aver lasciato spazio tra una traccia e l'altra e la mancanza di elementi capaci di contraddistinguere le varie canzoni portano a percepire il tutto come un ammasso di violenza un pò confuso e senza capo ne coda.

Ci sono delle belle killer-track, i soliti pugni nel muso, come Praise The Lord, Days To Kill o Feet First, e anche delle song leggermente più particolari, dotate di un ritmo polveroso e un pò sludge come Caste The System, Enigma o la stessa opener The Effects. Ma il tutto sa sempre di già sentito e vecchio.

Insomma, Cycles è il classico disco che si ascolta solo quando si sente il bisogno di brutalità sonora senza troppi compromessi, magari come sottofondo a qualche altra azione, lasciando che le canzoni si susseguano senza darci troppa attenzione, cosa per altro che non porterebbe a risultati migliori visto la difficoltà a memorizzare le singole tracce. Raggiuge la sufficienza perchè lo spirito grind perversa il gruppo e ogni tanto fa anche capolino, ma ci troviamo di fronte un album di maniera.

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