Voto: 
4.5 / 10
Autore: 
Lorenzo Iotti
Genere: 
Etichetta: 
Osmose Records/Audioglobe
Anno: 
2008
Line-Up: 

- James Read - batteria, voce
- Pete Helmkamp - basso
- Vermin - chitarra

Tracklist: 

1.Death Heritage (Built Upon Sorrow)
2.Blood Noose (Hog-tied like Swine)
3.Sterilization (Procreation Denied)
4.By Force (The Only Option)
5.Barbed Anti (No Remorse)
6.Survival (The Absolute Truth)
7.Final Doctrine (Push Forward)
8.Cleansing Siege (Take Them Down)

Revenge

Infiltration. Downfall. Death

Nati dalle ceneri dei Conqueror, cult band della scena black metal canadese, i Revenge si sono da subito presentati come una caricatura (non voluta) della black metal band cattiva ed elitaria: copertine monocolori tutte uguali tra loro, titoli costituiti da triadi di parole senza nessuna connessione logica, testi irrintracciabili, foto promozionali in abbigliamento eccentrico e quant’altro. L’unica novità apportata dalla band al genere è stata quella di unire lo stile caratteristico del black marcio e grezzo dei primi anni 90 ad elementi presi dal grindcore, soprattutto per quanto riguarda la voce, che spazia dallo screaming al growl filtrato e distorto caratteristico di alcuni gruppi grind; elementi che gli hanno consentito di proclamarsi leader della fantomatica (ed inesistente) scena Bestial Black Metal.

Terzo album della band, Infiltration.Downfall.Death continua su questa strada: trentacinque minuti di caos sonoro, chitarre distorte e velocissime, voce incomprensibile e un drumming più orientato su lidi brutal/grindcore che sul blastbeat caratteristico del black metal; in pratica qualcosa che assomiglia ai primi Mayhem velocizzati, con in meno una buona dose di espressività, e in più l’aggiunta della voce filtrata, che appare spesso e volentieri come una forzatura, ma d’altra parte aggiunge a tratti una certa varietà.
Insomma, fin qua niente che ci impedisca di consigliarlo agli appassionati del metal più estremo, se non fosse che i Revenge, pur mantenendo un suono decisamente marcio, migliorano nettamente la produzione sonora, con il risultato di perdere del tutto sia la potenza del grindcore il fascino freddo e malvagio del black metal, che invece era ancora presente nel precedente; una piccola eccezione, volendo, si può fare per la conclusiva Cleansing Siege, che presenta una struttura più varia e qualche spunto interessante qua e là.

In ogni caso, Infiltration.Downfall.Death è sostanzialmente puro estremismo musicale fine a sè stesso, un album che mira ad essere inascoltabile senza trasmettere alcunché. Sconsigliato anche a chi ama il metal estremo, dopo la prima canzone l’ascolto diventa tempo perso.

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