Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Genere: 
Etichetta: 
Code666 / Aural Music
Anno: 
2009
Line-Up: 

- Matt Lawson - Voce
- Greg O'Shea - Chitarra
- Gavin Parkinson - Basso
- John Bennett - Batteria

Tracklist: 


1.Waters Deep (06:57)
2.Don't Forget (04:54)
3.Delusion (05:36)
4.Echoes (09:45)
5.Into the Light(06:06)
6.Belief Means Nothing (05:10)
7.All is Lost (10:44)
8.Hope (08:56)

Prophecy, The

Into the Light

Un plumbeo mare agitato e un cielo coperto di nubi presentano il nuovo disco dei The Prophecy,  intitolato però “Into The Light”: un contrasto certamente non solo superficiale ed estetico, in quanto viene riportato abilmente in musica nelle otto canzoni proposte dalla band, per poco meno di un'ora di musica.

Provenienti da Halifax, Yorkshire occidentale, il quartetto arriva al terzo disco pronto a compiere quel salto di qualità che non gli era riuscito di effettuare mediante i due episodi precedenti: ora, con alle spalle un'etichetta di qualità (l'italiana Code666) che promette una distribuzione adeguata e con in cabina di regia un produttore che sa il fatto suo (Greg Chandler degli attualmente insuperabili Esoteric) che permette al gruppo di esprimersi al massimo, i The Prophecy sfornano in effetti un disco di buonissimo livello.
Dediti ad un Death-Doom ispirato alla grande tradizione che l'Inghilterra ha nel genere, i the Prophecy non si fanno mancare growl poderosi, soavi background tastieristici, chitarre dal riffing robusto e ritmi cadenzati, ma sanno aggiungere – e bene – anche ingredienti meno scontati: in primis, una voce pulita ben diversa da quelle monocordi, tristi ed afflitte che di solito spadroneggiano nel Doom Metal; il cantante Matt Lawson ha infatti un timbro relativamente piacevole e orecchiabile, che sarebbe perfino adatto a certo (Hard)Rock alternativo, e quindi capace di donare una luminosità notevole alle (frequenti) sezioni  in cui viene inserito. Certo, l'espressività non è ai massimi storici (le tonalità sono sempre quelle, così come le linee melodiche), ma per la media del Doom Metal odierno la proposta è interessante e realizzata ad un livello sicuramente apprezzabile.
Per quanto riguarda il lato strumentale, le chitarre elettriche sono discretamente dinamiche e non si fossilizzano mai troppo a lungo su un singolo riff, evolvendosi spesso e portando freschezza allo sviluppo della canzone, essendo chi le maneggia anche discretamente abile a livello tecnico. Le sei corde acustiche, invece, sono utilizzate con parsimoniosa efficacia, essendo impiegate soprattutto nei brani più lunghi, con la funzione di diversivo atto a mantenere avvincente lo svolgersi delle composizioni: ottima testimonianza di quanto appena detto viene portata sia dalla quarta “Echoes”, le cui sezioni acustiche si avvicinano di molto agli Antimatter, che dalla lunga “All is Lost”, posta in penultima posizione.

“Into the Light” si mantiene su ottimi livelli di solidità praticamente per tutta la propria durata, e si segnala come un disco di Doom/Death non particolarmente oscuro (grazie ai continui, personali alleggerimenti portati dalle clean vocals) ma comunque di sicuro impatto: per gli appassionati del genere, un album indubbiamente appetibile e di buonissima qualità.

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