Terzo lavoro non ufficiale per i Promaetheus Unbound, quartetto dedito ad un’intrigante mix tra gli At The Gates del periodo The Red In The Sky Is Ours, alcune reminiscenze di Lunar Strain degli In Flames e parti più drammatiche tipicamente Black degli Emperor di In The Nightside Eclipse. The Curse Of Titans ci offre brani dove una buona produzione ed un’esecuzione di livello superiore alla media mostra i progressi e le qualità di songwriting fatti dal four-piece guidato dalla voce violenta e drammatica di Glorfindel, che può essere paragonato ad un misto tra Anders Fridén (In Flames) e Shagrath (Dimmu Borgir), specie in brani come Promaetheus dove l’alternanza dei diversi tipi di growling mostra le doti interpretative del singer italiano (le voci pulite in questo pezzo sono opera del chitarrista Nepesh Ra).

Black Tears, l’opener, mostra il bel lavoro di riffing, corposo senza essere ultra-complesso ma neanche minimale di Nepesh Ra, che ingloba benissimo la ferocia selvaggia di primi Emperor, Satyricon più recenti e Dissection, con una varietà di potenza e melodia che può far intravedere i primi Dark Tranquillity ed In Flames, e band come i Luciferion. La drammaticità, la tragedia, asse portante di questo mini autoprodotto, si esplicano nella bella esplosione di armonica violenza e dolore di Daemonion II, dove il basso di Paranoia ma soprattutto, la spietata e impeccabile prova dietro il drumkit di Aeshla, toccano picchi di violenza davvero notevoli. Ora si attende solamente che una casa discografica si offra di puntare su questa meritevole band che sta formando una visione personale del metal estremo scandinavo, una visione tutta italiana.