Voto: 
7.6 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Etichetta: 
Equal Vision
Anno: 
2009
Line-Up: 

- John Baldwin Gourley - Voce, Chitarra, Organo
- Jason Sechrist - Batteria e Percussioni
- Ryan Neighbors - Piano, Organo, Synth, Voce
- Zachary Scott Carothers - Basso, Percussioni, Voce
- Zoe Manville - Voce, Moog Synth (live)

Tracklist: 

1. People Say
2. Work All Day
3. Lovers In Love
4. The Sun
5. The Home
6. The Woods
7. Guns And Dogs
8. Do You
9. Everyone Is Golden
10. Let You Down
11. Mornings

Portugal. The Man

The Satanic Satanist

Nel grande circo del rock sperimentale contemporaneo, le migliori sorprese spesso arrivano proprio quando gli eclettici istrionismi (a volte snobismi) comuni a gran parte degli act odierni vengono celati e in qualche modo ridotti. Ma per fare spazio a cosa? Effettivamente, un gruppo sperimentale che il termine "sperimentale" lo accantona, può anche non contarla giusta. I Portugal. The Man, però, lo fanno. E pure troppo. Perchè se c'è un gruppo che nel giro di quattro anni (2006-2009) è stato in grado di fare il giro del mondo del rock immortalandone - nella sua vecchia ma sempre utile polaroid - gli ambienti più irrequieti e fascinosi in uno stile splendidamente camaleontico, quelli sono e possono essere soltanto i Portugal. The Man. Provate a parlare con uno di loro, chiedergli che differenza c'è tra il suonare post-hardcore e soul psichedelico: "no one", risponderebbero col ghiacciato accento della loro terra natìa (l'Alaska, nonostante risiedano tuttora a Portland).

E The Satanic Satanist, anche alla luce dei tre precedenti gioielli, è la testimonianza più lampante di questo processo di ritorno alle origini e di 'semplificazione' dell'arte musicale sperimentale. Districate le atmosfere più contorte e ruvide di Waiter: "You Vultures!" e del gioiello Censored Colors, il nuovo nato in casa Portugal. The Man si abbandona ad una tenue psichedelia pop-folk filtrata attraverso un mood classic rock (glam e soul principalmente) di pregevole fattura.
La costante presenza dell'organo di Ryan Neighbors è il primo indizio che svela la nuova e appassionante impostazione compositiva del complesso statunitense, proprio laddove la modernità linguistica dei Portugal. The Man entra in simbiosi con i continui richiami ad una dimensione retrò dannatamente avvolgente, identificabile tanto negli slanci melodici quanto sotto un profilo strumentale mai così colorato e variopinto.

Sebbene il salto dal precedente capolavoro Censored Colors non sia così netto (anche quest'ultimo cominciava infatti a mostrare una progressiva apertura a certo pop-soul psichedelico e onirico di matrice sessantiana), The Satanic Satanist rimane un disco che, per sound e caratteristiche, risulta difficilmente abbinabile e confrontabile con gli altri prodotti del combo americano e di tutto lo scenario indie-alternativo d'oltreoceano. D'altronde, un così profondo inabissamento nelle radici del rock a stelle e strisce non l'aveva mai compiuto nessuno con tale qualità, estro e gusto compositivo.
Il tempo di far partire People Say e le pareti dello spazio che ci circonda cominciano drasticamente a cambiare colore, trasportandoci in un'avvolgente e ariosa danza cromatica, una continua evoluzione atmosferica all'insegna della grande psichedelia '60iana. Maniacale attenzione alle melodie, raffinatezza strumentale, arrangiamenti curatissimi, forme sicure e fluide: non solo People Say ma tutto The Satanic Satanist (anche nei suoi episodi meno positivi come le ripetitive Guns And Dogs e Everyone Is Golden) si mostra attraverso quest'imperturbabile equilibrio formale ed espressivo in cui nulla è fuori posto, in cui nessun suono risulta essere ridondante o noioso.

Basti passare al grandioso trittico centrale The Sun, The Home e The Woods per rendersene ulteriormente conto: l'onirismo dei Doors e le scorribande sognanti dei 13th Floor Elevator vengono infatti riesumate mediante un linguaggio estremamente versatile e duttile (in cui splendidamente rieccheggiano le suggestioni psych-folk dei The Byrds), per certi versi 'semplificatore' e di indole popolare ma al contempo colto per via della sua brillante raffinatezza espressiva e del proprio simbolismo psichedelico, e i tre brani prima citati ne sono esempio lampante, ognuno col suo fascino melodico (The Sun), con la sua densità atmosferica (The Home), con la sua caratura emozionale (The Woods). Un viaggio in un passato dimenticato e avvolto nella nebbia, in una tradizione musicale lontana ma ancora forte, rievocata attraverso un sound altrettanto fumoso e sognante ma sfacciatamente moderno e spesso anche easy-listening (People Say, la più febbrile Lovers In Love e l'elettrica Everyone Is Golden). Sempre più lontano dalle elcettiche costruzioni di Waiter: "You Vultures!" e dalle sofisticate atmosfere di Censored Colors e Church Mouth, The Satanic Satanist apre lo stile dei Portugal. The Man ad una dimensione in cui la razionalità alt-rock delle sperimentazioni originarie viene smussata in una danza lisergica in cui tutto perde forma e consistenza, riapparendo con quella leggerezza d'animo e quella fluidità strumentale - direttamente ereditata dal grande rock psichedelico anni '60 - che i Portugal. The Man hanno saputo peculiarmente reinterpretare fondendola con l'attitudine pop moderna (la trascinante Do You) e senza disdegnare un approccio più 'colto' ed elaborato (la conclusiva Mornings, capolavoro dell'album).

The Satanic Satanist è l'esempio di cosa voglia dire suonare musica sessantiana negli anni duemila, è la sincera testimonianza delle enormi qualità artistiche di un gruppo che non è stato ancora capito da critica e pubblico, è - più semplicemente - la risposta ai mille interrogativi che ci si pone quando si vede il rock sperimentale affondare nella sua stessa mancanza di stimoli e di dinamismo creativo. I Portugal. The Man, dopo aver pubblicato tre capolavori in altrettanti anni, pare non si siano voluti fermare e The Satanic Satanist, sebbene si muova lungo scenari stilistici piuttosto differenti, non è altro che il proseguimento di una proposta musicale eterogenea, ricercata e affascinante che - si spera - possa continuare a dare i suoi frutti per ancora molto tempo.


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