Voto: 
8.3 / 10
Autore: 
A. Giulio Magliulo
Genere: 
Etichetta: 
Jagjaguwar
Anno: 
2014
Line-Up: 

Stephen McBean - Guitar, Keyboards, Percussion, Vocals

Daniel Allaire - Drums, Percussion

Rob Barbato - Arp 2600, Bass, Guitar, Piano

Gregg Foreman - Guitar, Wurlitzer

Annie Hardy - Vocals

Steve Kille - Bass

J Mascis - Guitar

Jon Wahl - Saxophone

Randall Dunn - Mixing

Howie Weinberg - Mastering

Tracklist: 

01 Ambulance City
0
2 The Second Summer of Love
0
3 Through All the Worry
0
4 Wheels
0
5 Sell Your Soul
0
6 North Hollywood Microwaves
07 Sixteen

08 New Teenage Mutilation

09 Shakedown

10 The Last Dance

Pink Mountaintops

Get Back

Il successo dei Black Mountain è fuori discussione così come le critiche che alla band sono sempre state rivolte, se vogliamo anche fondate, quando si riferiscono al revivalismo tout-court in cui la band in qualche modo ha sempre sguazzato.

Ma se a Stephen Mc Bean piacciono quei suoni, quel periodo e quelle bands, è forse una colpa ricreare più o meno consapevolmente un'epopea? Non sembri eccessiva quest'ultima affermazione, perché con Pontiak, White Hills, Dead Meadow e compagnia bella di questo si tratta. Forse troppo calligrafici rispetto ai compagni citati, ma forse proprio per questo tra i più potenti?

In ogni caso l'uomo di Vancouver non solo stoicamente non demorde, ma procedendo in quell'idea di collettivo aperto tira fuori sempre per Jagjaguwar il quarto atto della serie Pink Mountaintops che – copertina a parte - è semplicemente uno dei più bei dischi rock dell'anno di fronte a cui anche la critica più pigra si è dovuta piegare.

Si parte con il rock n'roll stradaiolo di Ambulance City memore dei '70 più viziosi, gran botta di adrenalina protopunk, citazione bowieana alla maniera di Johnny Thunders, si prosegue con The Second Summer Of Love, eloquente sin dal titolo, forse il brano più conosciuto dell'album, pervaso da una vena beat malinconica, come dei Jefferson Airplane in minore ma comunque energica, ritmata, sostenuta e che invita decisamente alle danze.

Through All The Worry è la resurrezione della scena paisley underground, è Dylan se fosse stato ventenne negli ottanta e c'è anche un assolo inconfondibile che ricorda quello di Mascis quando con i suoi Dinosaur ha rifatto Just Like Heaven dei Cure. Ed infatti è proprio lui, J. Mascis, solo uno dei tanti partecipanti alla comune per questo giro.

L'apertura latineggiante di Wheels, il suo incalzare, nasconde in realtà un brano che non avrebbe affatto sfigurato in un album degli Smiths con quel cantato tra l'appassionato ed il lamentoso.

Sell Your Soul: ancora una perla a cavallo tra settanta ed ottanta, un pò Big Star ma anche un pò Nikki Sudden, un pò glam ed un po' power-pop.
Ma è con North Hollywood Microwaves, sicuramente la traccia più sporca di tutto il catalogo Jagjaguwar, che si osa di più essendo un delizioso schizo-pop alla Ariel Pink in fast mode con sax acidi che si affacciano sbeffeggianti e la voce di Annie Hardy dei Giant Drag che si lancia in uno scioglilingua protorap come dei Bis strafatti di coca.

New Teenage Mutilation riprende gli Stones più pigri mentre Shakedown fa un giro attorno al miglior pop scozzese 80-81 sporcato ancora una volta dalla chitarra di Mascis.

I Pink Mountaintops son stati in grado di prendere il meglio della transizione tra settanta ed ottanta e con una freschezza unica li han messi in questo disco coadiuvati – oltre ai già citati – da Rob Barbato, bassista per i Fall nella seconda metà degli anni '00, Steve Kille dei Dead Meadow, Daniel Allaire dei Brian Jonestown Massacre e Gregg Foreman dei Delta 72.

In cabina di regia invece troviamo Randall Dunn e Howie Weinberg e se tutto ciò non vi dice nulla allora abbiate solo fede: Get Back è l'album che non si crede possa esserci nel 2014, rock and roll da bere tutto d'un fiato. 

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