Voto: 
8.4 / 10
Autore: 
Paolo Tedoldi
Genere: 
Etichetta: 
EMI
Anno: 
1986
Line-Up: 

- Neil Tennant - voce, tastiere, chitarre
- Chris Lowe - tastiere, voce di supporto

Tracklist: 

1. Two Divided By Zero
2. West End Girls
3. Opportunities (Let's Make Lots of Money)
4. Loves Come Quickly
5. You Can't Stop Falling
6. Suburbia
7. Tonight Is Forever
8. Violence
9. I Want a Lover
10. Later Tonigh
11. Why Don't We Live Together

Pet Shop Boys

Please

Un duo di personaggi dall'aspetto tutt'altro che virile o settantiano, ma allo stesso tempo tutt'altro che caricaturiale. Tennant e Lowe, nervosetti e effemminati, brillanti e snob nei confronti della società dei consumi, fanno qualcosa che molti gruppi, band e progetti avevano da tempo dimenticato: danno forma ad un'attitudine pop che trova nell'introspezione, nell'autoironia e nella consapevolezza di sè la propria forza.
La musica dei Pet Shop Boys è difatti accessibile e, volendo, appetibilissima sul versante commerciale, ma vale la pena di essere 'comprata'. Questo perchè ha dalla sua parte una qualità compositiva che sfiora il geniale, così come testi in cui chiunque può riconoscere frammenti della sua vita e un'ironia tanto cruda da perforare.

Il pop è arte, da quanto tempo non succedeva? Lasciando da parte gli accessibili ma prettamente alternative New Order, e i gruppi più mainstream della new-wave (che comunque appartenevano ad una scena completamente diversa) non succedeva dai tempi di Bowie, di Eno e dei Roxy Music, insomma da più di un decennio. Se il pop è la loro arte, il loro campo di battaglia è la vita quotidiana.
La dance music, perchè di dance si tratta, cessa di essere un mero motivo per scatenarsi tra ritornelli ear-friendly e temi abusati. Diventa un'occasione per dare sfogo alla propria inquietudine, riconoscere la propria diversità e dimenticarsi della società in cui si è costretti a vivere, all'oscuro delle proprie pulsioni e nel silenzio della propria alienazione, ma allo stesso tempo sentire che gli echi di essa martellano nella nostra testa senza sosta.
Gli ultimi frammenti di vero romanticismo, ormai lontani, alle spalle dell'amarezza e del delirio intellettuale, non cessano comunque di tormentare l'esistenza di questi 'poeti urbani' che hanno dato nuova linfa al pop. Presentando un mezzo espressivo inedito, senza filtri, i cui gemiti sono sospesi tra l'euforia e la depressione:
I Pet Shop Boys, nell'era della pochezza e dello spensierato menefreghismo, sono la risposta.

Please è il debutto del duo, il loro album che più si avvicina al pop e che quindi va preso in considerazione come punto di partenza.
Forte di pezzi con un beat accattivante come West End Girls e Opportunities, ebbe un discreto successo di vendite, ma viene talvolta ingiustamente considerato come un mezzo per pubblicizzare quei due singoli, principalmente perchè negli anni successivi i PSB pubblicheranno almeno due dischi concepibili più facilmente come album (Introspective, composto da sei lunghi pezzi club-dance che sfociano l'uno nell'altro, e Behavior, il loro massimo punto artistico che addirittura si allontana dal mainstream).

Il compito di aprire va a Two Divided By Zero, che a dire il vero risulta un pezzo anomalo e a tratti robotico, seguito appunto da West End Girls. Quest'ultima traccia presenta uno dei marchi di fabbrica dei nostri, ossia l'alternanza di frammenti cantati a frammenti rappati, che danno un aspetto molto intrigante al brano, il cui testo è invece tutt'altro che ortodossamente accattivante ("Sometimes you're better off dead | There's a gun in your hand and it's pointing at your head |You think you're mad, too unstable | Kicking in chairs and knocking down tables").
Quello che se ne trae è un ritratto della nevrosi, della paranoia o della pura follia? Non si può dire con certezza, ma non è un pezzo molto fiducioso nei confronti del mondo moderno, come testimoniano alcuni versi:

"Too many shadows, whispering voices
Faces on posters, too many choices
If, when, why, what?
How much have you got?
Have you got it, do you get it, if so, how often?
And which do you choose, a hard or soft option?"


Pessimismo allo stato puro, isolamento, addirittura paura. Indecisione, perdizione. Ma subito dopo questo patè di messaggi inquietanti e sonorità autunnali, i due ci sorprendono scambiando i ruoli e immedesimandosi in ladri di idee senza morale per Opportunities (Let's Make Lots Of Money).
Avevamo parlato di ironia? Bene, ora diciamo che Tennant e Lowe sono soliti immedesimarsi in svariati tipi di personaggi, a volte buoni (e quindi estremamente disperati), a volte malvagi (e quindi spavaldi, senza pudore), ma per il pezzo che segue scelgono un tema molto comune, e tentano di trattarlo in maniera apparentemente tradizionale. Loves Come Quickly inganna con il suo ritornello ("Love comes quickly, whatever you do, you can't stop falling"), ma non si tratta di un invito all'amore, bensì di un avvertimento ai cinici che credono di poter vivere senza di esso, il quale non è certo visto come qualcosa di conveniente o semplice; ed è qui che You Can't Stop Falling inizia a sembrare tutt'altro che un ottimistico promemoria.
Dopo di che arriva il pezzo che, probabilmente, rappresenta meglio i PSB, cioè Suburbia. Un collage di situazioni, di immagini grottesche per quanto familiari ("Lost in the high street, where the dogs run", "Mother's got a hairdo to be done", "Stood by the bus stop with a felt pen, in this suburban hell"). Il pezzo, anch'esso forte di un ritornello catchy e un suono evocativo, è una sorta di resa in musica della provincia inglese: una fotografia che, per quanto priva di didascalie o commenti, sembra dire molto.
A seguire Tonight Is Forever, storia di sentimenti che vivono alla giornata, di decisioni ardue da prendere in fretta, e quanto questo brano lascia una speranza, il successivo Violence la toglie con un verso emblematico: "Violence, violence, violence breeds!". I Want a Lover e Later Tonight sono le parabole di individui affamati d'amore, divorati dall'ossessione, dalla monotonia della solitudine e dall'insofferenza.
E, perfetto a sigillare il tutto, è l'ultimo pezzo: Why Don't We Live Together parla di un momento in cui tutte le feste non sono più abbastanza, in cui si ha bisogno di un qualcosa di stabile, un momento in cui il dramma della sopracitata alienazione diventa una sensazione lacerante.

Anche a costo di sembrare ripetitivi, s'è già trovata la definizione perfetta per questo disco: la sua anima è quella di un album synth-pop raffinato e crepuscolare, in cui convivono diversi drammi (quello della solitudine per esempio, quello della morale). Ma il vero dramma che va ricercato tra le righe di questi testi è quello della consapevolezza.

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