Voto: 
6.0 / 10
Autore: 
Andrea Evolti
Genere: 
Etichetta: 
SPV Records/Audioglobe
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Johnny Gioeli - voce
- Axel Rudi Pell - chitarra
- Volker Krawczak - basso
- Mike Terrana - batteria
- Ferdy Doernberg - tastiera
 

Tracklist: 

1. The Mysterious Return (intro.
2. Fly To The Moon
3. Rock The Nation
4. Valley Of Sin
5. Living A Lie
6. No Chance To Live
7. Mystica
8. Haunted Castle Serenade (strumentale.
9. Losing The Game
10. The Curse Of the Damned

Axel Rudi Pell

Mystica

Mystica, la nuova fatica del guitar-hero tedesco Axel Rudy Pell, è uno di quei classici dischi ‘tranquilli’. Attenzione, non stiamo parlando di mancanza di energia o idee per pezzi come Rock The Nation, oppure la conclusiva The Curse Of the Damned (forse il pezzo migliore dell’album); si tratta di avere a che fare con un’opera che non aggiunge nulla di nuovo a quello fatto dal musicista europeo (specialmente in riferimento all’ultimo periodo ed al precedente Kings And Queens), senza, per questo, risultare scadente o di basso profilo. Come nel precedente e già citato Kings And Queens, la melodia la fa da padrone, unendo hard-rock e spunti di metal sinfonico/classicheggiante (senza finire nella scia dell’iper-clonato Malmsteen), dove, oltre alla chitarra di Pell, l’altro fulcro della release e di brani come No Chance To Live o Valley Of Sin, è la bella ed espressiva voce del singer americano Johnny Gioeli, già da alcuni lavori presenza fissa nella line-up dell’ax-man tedesco.

Pezzi veloci e melodici, dove emerge anche il buon lavoro fatto dal tastierista Ferdy Doenberg, si alternano con altri più articolati, come la title-track, schema che risultata non sempre efficace per mantenere alta la tensione del quasi-concept album (solo 8 track su 10 narrano le vicende dei cavalieri già protagonisti del concept dell’ultima release). Uno dei punti deboli, se non il principale, di questo lavoro è, in effetti, una certa mancanza di mordente nei pezzi, presi singolarmente, che si accentua in una visione globale da concepì album. Oltre a questo, si aggiunge una scarsa freschezza nella vena compositiva di Pell, che tende un po’ a ripetere alcuni suoi giri e soluzioni, eccedendo, sotto un certo aspetto, nella melodia, a discapito di impatto e potenza emotiva, elementi fondamentali per un disco di hard-rock/metal sinfonico. La buona esecuzione strumentale e, soprattutto, il lavoro del singer Gioeli, riescono a tenere agalla un lavoro che, però, galleggia in quel grigio mare del senza infamia e senza lode.

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