Voto: 
6.5 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Hydra Head Records
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Trevor de Brauw - chitarra
- Laurent Lebec - chitarra
- Bryan Herweg - basso
- Larry Herweg - batteria

Tracklist: 

1. Bliss in Concrete (05:29)
2. City of Echoes (07:05)
3. Spaceship Broken-Parts Needed (06:03)
4. Winds with Hands (03:56)
5. Dead Between the Walls (05:05)
6. Lost in the Headlights (04:09)
7. Far from Fields (05:17)
8. A Delicate Sense of Balance (05:24)

Pelican

City of Echoes

L’atmosfera californiana ha plasmato negli anni la musica dei Pelican, fin dal trasferimento dei quattro strumentisti da Chicago a Los Angeles: la vicinanza di bands come Neurosis, Isis, Red Sparowes e degli altri acts della Penisola americana deve avere influito sulle idee del gruppo che nel 2005 sorprendeva il panorama Post Metal con The Fire in Our Throats Will Beckon the Thaw, poiché il terzo album di studio, tale City Of Echoes, è un particolare connubio tra lo stile personale dei Pelican e parti più oscure ed inaspettate.
Sono due le anime che formano il sound della band capeggiata dal chitarrista Trevor de Brauw, in quanto al timbro solare e disteso di sempre, si contrappone un mood più soffocante, dall’insperato sapore Sludge. Il titolo dell’album, che potrebbe far alludere l’ascoltatore a qualcosa di mistico, urbano e degradato, si riferisce invece al sentimento provato dalla band durante i tour mondiali, cioè la percezione di un contesto comune che lega tutte le città, conseguenza della crescente globalizzazione.

Bliss in Concrete è un avvio Sludge denso e consistente, pieno e caotico, che si differenzia notevolmente dalle composizioni lunghe ed elaborate di The Fire in Our Throats Will Beckon the Thaw: prevale infatti una spiccata ripetitività, oltre al desiderio di scoprire meandri di reminescenza Neurosis.
Così non appare invece per la title-track, che ripercorre i sospesi intrecci del passato, ergendosi come emblema dei vecchi Pelican, melodici e capaci di trasferire una carica emotiva positiva rara nel Post Metal. La band, rinnovata nel suo spirito ma non nella sua sostanza, preferisce cimentarsi in canzoni più brevi rispetto alle colossali tracce dei due platters precedenti, puntando ad un impatto diretto nei confronti dell’ascoltatore: tuttavia la maggior parte delle scelte intraprese sono più banali perché i riff sono assai semplificati nella loro forma e si scade a volte nella monotonia.
Spaceship Broken-Parts Needed rappresenta un episodio meditativo, strutturato in un costante saliscendi di emozioni e capace di trasferire nell’ascoltatore le sensazioni dei Pelican più solari e positivi.
L’oscurità poi diventa l’elemento centrale sia delle armonie acustiche di Winds With Hands, sia dell’andamento altalenante e spasmodico di Dead Between the Walls, uno Sludge dalle acide distorsioni e dall’alone rarefatto.
I tamburi della batteria introducono la breve Lost in the Headlights, anch’essa fedele alla linea tracciata da Dead Between the Walls, spaziando su sonorità Post Hardcore e su tappeti clean soffici ed avvolgenti.
E se Far From Fields non costituisce un capitolo estremamente innovativo sotto il punto di vista del sound tessuto, troppo legato ad un’artificiosa sperimentazione, A Delicate Sense of Balance introduce quella componente Post Rock che poco si addice alla formazione statunitense in City Of Echoes ma di buon effetto ritmico e timbrico.

La perplessità principale connessa al terzo episodio discografico dei Pelican riguarda la struttura dell’album, perché in esso vengono proposti pezzi Sludge dai toni opprimenti e tenebrosi, delicati intervalli Post Rock e classiche canzoni radiose come la title-track: di certo la varietà è una caratteristica che contraddistingue tale struttura di City Of Echoes, ma ascoltando più e più volte il full-lenght affiora l’idea che alla varietà si sia sostituita la casualità e che il platter sia il prodotto di una serie di esperimenti delineati dal 2005 senza un criterio organico ed una determinata ricerca espressiva. Pertanto ci si sarebbe aspettati un risultato più convincente da parte di City Of Echoes, che rimane invece modesto e non in grado di trasformare i suoni dei Pelican nelle immagini naturali eteree di The Fire In Our Throats Will Beckon The Thaw.

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