Voto: 
6.8 / 10
Autore: 
Lorenzo Iotti
Genere: 
Etichetta: 
Autoproduzione/Kick Agency
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Antonio “Zeder” Zannone - voce e chitarra
- Francesco “Othis” Martino - chitarra solista e basso
- Gianluca “Silas” Zannone - batteria

Tracklist: 


1. Intro
2. Dominus Et Deus
3. So Dark The Con Of Man
4. Usus Et Abusus
5. Terrorist Metal
6. The End Of Monotheis
7. Nautonier (Outro)

Partenos Petras

De Anarchia Obscurorum Seculorum

Trio proveniente del sud Italia, i Partenos Petras arrivano all’esordio discografico con questo De Anarchia Obscurorum Seculorum, album che esplora l’oscurità e la malvagità dei Secoli Bui medievali. Il genere proposto è un black metal decisamente poco ortodosso e con molte variazioni sul tema: ad una base ritmica di stampo black abbiamo infatti affiancato un approccio decisamente più groovy, che così come la voce richiama al thrash europeo di act come Sodom, Kreator, Destruction o Venom. A rendere il tutto molto particolare contribuisce una produzione davvero eccellente trattandosi di un lavoro auto-prodotto, che conferisce alla musica un suono molto pulito, moderno e ricco di effetti.

All’interno della circa mezz’ora di musica abbiamo quindi brani come Dominus Et Deus o So Dark The Con Of Man, più orientati su un black metal di stampo moderno e resi vari, incisivi e coinvolgenti soprattutto dalla grande performance del batterista Silas, che spezza spesso e volentieri il tempo delle composizioni alternando ai ritmi martellanti tipici del black parti di doppia cassa o tempi dispari più orientate verso il death metal tecnico, e brani con un impronta più thrasheggiante come Terrorist Metal, che assomiglia a ciò che sarebbero i Sodom con una produzione molto più pulita e definita, o la death-oriented The End Of Monotheist. Ma le sorprese non finiscono qui: l’elemento più originale, ma al tempo stesso sconcertante, sono infatti i break strumentali, nei quali chitarra e batteria si concedono tecnicismi che potrebbero richiamare il famoso The Sound Of Perseverance dei Death, che così come gli assoli di chitarra tecnici e pulitissimi, che potrebbero benissimo uscire da un disco progressive metal, producono un accostamento decisamente azzardato, accresciuto dall’inserimento di effetti di distorsione non sempre azzeccati.

Che dire dunque, un disco che si ascolta con piacere senza stancare, e che lascia intravedere la ricerca evidente di fare qualcosa di originale; l’impressione è però che la band sia andata troppo oltre, mischiando elementi che hanno ben poco a che fare gli uni con gli altri, e che vanno a rovinare in questo modo l’atmosfera cupa e malvagia che si cerca di creare. In sostanza, i Partenos Petras suonano ciò che si potrebbe immaginare come il prodotto dell’incontro tra un batterista death metal, un cantante black e un chitarrista prog: un collage di stili variegato ma troppo poco omogeneo. Le potenzialità ci sono, e il disco è interessante, ma il sound complessivo non sembra ancora ben rifinito.

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