Voto: 
7.3 / 10
Autore: 
Filippo Morini
Genere: 
Etichetta: 
Lifegate Music/Venus
Anno: 
2007
Tracklist: 

1. Pane, arance e fortuna
2. Fiume solitario
3. Per non sentirsi soli
4. Sussurri e grida
5. Quando Maria non c’era
6. Rosa
7. Ragazzo padre
8. Tania la guerrigliera
9. Lolita di New Orleans
10. Anna
11. Formia ha Gaeta ma Gaeta non ha
12. Hotel Est
13. Scavando la mia fossa
14. Pressappoco trentenni
15. Tresenda 43
16. Nonno

Andrea Parodi

Soldati

Soldati, secondo lavoro del cantautore trentenne Andrea Parodi, si presenta senza troppi fronzoli come un solido tributo alle sonorità e alle storie raccontate da personaggi di enorme caratura come Fabrizio De André e Francesco De Gregori: tante chitarre acustiche, organi, contrabbassi, violini, percussioni di ogni genere e, ovviamente, una voce narrante dai toni prevalentemente bassi e discorsivi, che tratteggia con frasi semplici ma significative le situazioni protagoniste delle canzoni qui raccolte.Tuttavia questo disco gode di non poche particolarità che lo differenziano dall’essere l’ennesima raccolta di malinconiche ballate cantautorati, prima di tutto è bene specificare che si tratta di un concept album interamente dedicato alla figura del soldato, il soldato inteso come figura schiava della guerriglia, ma anche come uomo qualunque che lotta ogni giorno per vivere.

A farsi portavoce di questa idea di fondo è Tania, l’unica donna della spedizione boliviana guidata da Che Guevara, uccisa a 29 anni mentre guadava il Rio Grande, il cui ritratto campeggia sulla copertina del disco interamente di color verde militare. Secondariamente si notano elementi Rock di tradizione tipicamente americana che derivano, oltre alla passione dell’ autore per artisti come Bob Dylan, Springsteen e Tom Petty, dal tipo di produzione scelta che ha affidato al musicista canadese Bocephus King la supervisone e registrazione dell’intero lavoro presso gli Utopia Park Studios di Vancouver. Parlando di ciò che ci attraverserà le orecchie una volta iniziato il disco non si può non citare nuovamente i cantautori precedentemente elencati tra le principali fonti d’ispirazione, lasciando che le linee di basso, gli strumenti impregnati di echi mediterranei e la scelta evidentemente ragionata delle parole, contribuiscono a svelare il quadro generale proposto da questo disco. Ma sorprese musicali e stilistiche sono disseminate uniformemente lungo tutta la tracklist a cominciare dalla rockeggiante Quando Maria Non C’Era, melodica, sostenuta, velata d’ironia e piacevole orecchiabilità, con parole che serpeggiano tra bicchieri di sambuca nera e il didietro di una cameriera. Le chitarre latineggianti di Fiume Solitario ci fanno rotolare fino a Per Non Sentirsi Soli che dietro ad un sax desolante e notturno inganna l’ascoltatore prima di gettarsi in soluzioni rock dagli importanti richiami Dylaniani.Rosa è invece una calda ballata dai sapori rustici e popolari, in cui la voce di Parodi si intreccia con il cantato di Bocephus King alternando l’italiano all’inglese, mentre il disco ci trasporta verso l’anima del disco, la canzone Tania La Guerrigliera.Una voce femminile dall’accento sudamericano accoglie l’ascoltatore in questo tango lento ma vibrante, tingendo di colori sofferti le melodie sovrapposte di pianoforte, chitarre e maracas che contribuiscono a creare un vivace contrasto con i pezzi seguenti. La successiva Lolita Di New Orleans si mostra infatti sotto luci totalmente differenti, nell’allegria dettata dall’Hammond e dalla tromba nasce una canzone quasi ballabile grazie ad un basso vivo e corposo e ad una chitarra sporca e riverberata al punto giusto, che si squaglia in dissonanze bluesy e seducenti. Formia Ha Gaeta Ma Gaeta Formia Non Ha tira a lucido melodie e cori che sembrano ricalcate dalle composizioni di De Andrè, soprattutto per quanto riguarda la pronuncia di alcune parole, le timide linee di voce e l’atmosfera che è capace di creare questo pezzo, caratteristiche presenti in diversi altri brani anche se non con troppa rilevanza. Il disco si conclude con una dedica al nonno del cantautore, persona che, come scritto all’interno dell’inedita confezione cartonata, ha influenzato non poco la composizione dei brani, così come i personaggi e le storie in essi raccontate.

Questo secondo lavoro di Andrea Parodi si rende definitivamente piacevole da ascoltare, ricco di spunti, di idee, di sonorità dolcemente contrastanti, di personaggi tratteggiati con abilità ed esperienza.La condizione metaforica del soldato, di chi soffre di una “incapacità di sentirsi libero fino in fondo”, viene raccontata in modo talvolta scanzonato, talvolta malinconico, mai scontato o superficiale e attraverso molteplici chiavi espressive e stilistiche che rendono difficile per l’ascoltatore il sopraggiungere di una sensazione di noia, anche giunto alla fine della sedicesima ed ultima canzone.Nonostante ciò le influenze del più noto cantautore genovese emergono in modo abbastanza evidente, ma non fino al punto di metter in ombra l’originalità e la personalità di Parodi che, anche grazie ai numerosi collaboratori citati nel booklet, firma un disco dall’inequivocabile spessore, senza purtroppo introdurre nulla di particolarmente innovativo nel panorama cantautorale nostrano.
 

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