Voto: 
7.2 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
Blast First Petite
Anno: 
2010
Line-Up: 

- Mika Vainio - programming
- Ilpo Väisänen - programming

Tracklist: 

1. Voltos Bolt
2. Wanyugo
3. Fermi
4. Corona
5. Radio Qurghonteppa
6. Trepanointi / Trepanation
7. Väinämöisen uni / Väinämöinen Dreams
8. Suuntaa-Antava / Indicational
9. Hades
10. Kaksoisvinokas / Twinaskew
11. Pan finale

Pan Sonic

Gravitoni

Quindici anni sono passati dalla loro prima, folgorante esperienza sintetica; quindici anni in cui la musica elettronica più ricercata e d'avanguardia ha visto crescere al suo interno un nome che è finito per diventare l'emblema più brillante del suono elettronico internazionale delle ultime due decadi. Il progetto Pan Sonic, sorretto dalle imperscrutabili menti di Mika Vainio e Ilpo Väisänen, torna così con un nuovo full-lenght - Gravitoni - per imporre nuovamente il proprio dominio tra le schiere più insane e conturbanti dell'elettronica intelligente, e lo fa con un lavoro che limpidamente riassume le sperimentazioni del passato e le assembla con nuove idee sintetiche, fungendo tanto da 'antologia' dei due producer scandinavi quanto da nuova, agghiacciante espressione del loro minimalismo.

Non è infatti difficile rendersi conto che Gravitoni altro non è se non un sunto, una reminiscenza continua, una rielaborazione delle follie sintetiche che i Pan Sonic hanno col tempo costruito. Motivo per cui è d'obbligo aspettarsi un lavoro come non mai gelido, claustrofobico, per certi versi spettrale; come di consueto, è ancora una volta il minimalismo più atroce e viscerale a guidare nel buio le sottilissime masse sintetiche di Vainio e Ilpo Väisänen, stranianti nel loro continuo oscillare tra esplosioni rumoristico-industriali e distese ambient-techno a dir poco psichedeliche (Fermi).
Ma sia ben chiara una cosa: quando si parla di minimalismo applicato ai Pan Sonic, dimenticate quel tipo di elettronica da ballo a cui viene ormai comunemente affibiato tale termine, perchè il minimalismo dei finlanedesi è ben altro; è mood e atmosfere spoglie, è il perenne reiterarsi di un inquietante vuoto sentimentale, è l'esaltazione del suono sintetico ridotto all'osso ma come sempre stracolmo di una ricercatezza e di una peculiarità espressiva più unica che rara.
Nonostante assorbire il disco nella sua integrità rimanga un'esperienza sinceramente spossante (specie in brani come Suuntaa-Antava Indicational e Hades), Gravitoni - nel suo perenne autocitazionismo misto a sperimentazione e follia - si poggia su una peculiarità atmosferica e su una presa percettiva come al solito impeccabili ed è per questo motivo che non si può rimanere impassibili di fronte al contrasto stilistico-concettuale tra i brani più astratti e irreali (lo stridìo corrosivo dell'opener Voltos Bolt, il delirio di synth di Corona, la martellante estasi industriale del gioiello Trepanointi/Trepanation, l'inquietudine ambientale di Vainamoisen Uni) e gli episodi, al contrario, trasportati da un beat si ridotto all'osso ma a tratti folgorante nella sua povertà (Kaksoisvinokas Twinaskew, il capolavoro conclusivo Pan Finale).

Che i Pan Sonic abbiano appositamente elaborato Gravitoni come un riassunto - stilistico, concettuale, estetico - prima dei saluti finali? Può darsi, ma l'unica cosa che realmente conta è che l'ultimo full-lenght dei finlandesi, ripercorrendo con estrema sagacia tutti i punti cardinali della loro carriera, ci dà l'ennesima e straziante (ma pur sempre validissima) testimonianza musicale di due geni assoluti che in tutto il panorama elettronico di nicchia contemporaneo ancora non hanno trovato alcun erede. E probabilmente non lo troveranno mai.


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