Voto: 
8.9 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Century Media
Anno: 
2004
Line-Up: 

- Kobi Farhi - voce

- Matti Svatizki - chitarra

- Yossi Saharon (Sassi) - chitarra

- Uri Zelcha - basso

- Eden Rabin - tastiera e synths



- Avi Daimond - batteria

- Avi Agababa - percussioni

- Shlomit Levi - voce femminile



Tracklist: 

1. Birth of the Three - The Unification

2. Ocean Land - The Revelation

3. The Kiss of Babylon - The Sins

4. A'salk

5. Halo Dies - The Wrath of God

6. A Call to Awake - The Quest

7. Building the Ark

8. Norra El Norra - Entering the Ark

9. The Calm Before the Flood

10. Mabool - The Flood

11. The Storm Still Rages Inside

12. Rainbow - The Resurrection

Orphaned Land

Mabool

Gli Orphaned Land sono una band israeliana che, dopo il 1997, anno della pubblicazione di El Norra Alila, ha dovuto abbandonare la scena musicale internazionale a causa della guerra in Palestina. Ma nel 2004 tornano con questo Mabool - The Story of the Three Sons of Seven, lavoro strepitoso, preceduto di un anno dall’uscita dell’ep The Calm Before the Flood; Mabool unisce un Death Metal melodico ad un Gothic/Prog atmosferico, carico di influenze medio-orientali, tipiche della cultura israeliana.

Il gruppo si discosta molto dalle opere passate, arricchendo l'album di tastiere e riffs più aggressivi, ma non abbandonando il fascino conferito dagli strumenti orientali; l'originalità si ritrova però nelle voci, il vero punto di forza della formazione, con l'impiego di un'ampia varietà di sonorità diverse: clean vocal, growl, cori maschili e voci angeliche ed acute femminili. Le liriche narrano di storie e leggende della terra d'Israele, vicine anche alla tradizione e religione ebraica, con testi spesso scritti nella lingua madre.

L'opera è stata inizialmente presentata al grande pubblico in edizione limitata, con un bonus cd, contenente cinque pezzi tratti da un live acustico; ecco quindi alcune canzoni registrate sui full-lenghts precedenti e la cover di Mercy (Paradise Lost), che garantiscono quasi 27 minuti di ottima esibizione dal vivo.
Tornando a Mabool si intuisce l’evoluzione stilistica che ha subito la formazione durante i sei anni d'assenza da nuove pubblicazioni; sono dodici i brani in cui è strutturato e l'inizio è affidato a Birth of the Three: dalla melodia di un canto di un bambino sopraggiunge l'introduzione del disco, con parti ritmiche, cori imponenti, chitarre distorte, batteria precisa ed efficace e accordi di tastiera sparsi qua e là, senza continuità. Tanti sono gli elementi sorprendenti di questo pezzo: assoli di chitarra in stile Progressive, note staccate alla Dark Tranquillity, fino a splendidi cori femminili, che rammentano composizioni alla After Forever.
In Ocean Land la chitarra Folk israeliana disegna il tema iniziale, per poi cedere ad un riff diverso e più potente; il brano lascia trasparire una certa melodia, sebbene il growl domini quasi per l'intera durata.

Dopo la grintosa The Kiss of Babylon, ecco un breve intermezzo di sola voce femminile su ritmo orientale: è A’salk, un’acustica di collegamento strumentale a Halo Dies, uno dei pezzi più apprezzabili di tutto Mabool con i suoi riffs sostenuti, i numerosi cambi di tempo, gli intermezzi quasi Black, il growl profondo e penetrante e la tastiera predominante. Questa dimostra la grande abilità degli Orphaned Land di spaziare da un genere all’altro senza peccare nella tecnica o nell’efficacia globale.
A Call to Awake si apre con un’eccezionale successione di chitarre ritmiche, che fanno da sottofondo per una voce mai così espressiva nell’intero disco, favorita anche dalla complessità dell’intreccio armonico all’interno del brano stesso. Grande rilievo ha il basso, mentre la tastiera quasi scompare, soffocata giustamente dagli altri strumenti; e non manca di certo un assolo centrale di chitarra lungo e coinvolgente che rende la canzone quella più strana e inaspettata.
Poi ci si immerge nuovamente nelle sabbie del deserto con l'acustica Building the Ark, in cui le percussioni si fondono perfettamente con gli altri suoni e con i cori femminili, creando un’atmosfera magica e unica.

Pezzo sicuramente di stampo popolare, cantato completamente in ebraico, è Norra El Norra, che si conclude in bellezza con un intermezzo di pianoforte Fusion/Jazz, sorprendente per il contesto dell'opera.
Articolata invece è la strumentale The Calm Before the Flood, che risulta però stancante alla lunga, al contrario della decima traccia, l’omonima Mabool, quasi classicheggiante nelle sue prime componenti, ma poi tipicamente Death con il suo growl diverso e più grezzo.
Nuove parti Fusion si ritrovano nella seguente e penultima The Storm Still Rages Inside, mentre Rainbow spegne con una chitarra acustica un buon disco.

Mabool raffigura quindi l'impegno di tanti anni da parte della band, è un lavoro ottimo ma leggermente prolisso ed esteso in alcune sue parti. Rimane pur sempre un rappresentante vivo e attivo di un genere tanto innovativo quanto affascinante. Gli amanti della musica Progressive di sperimentazione saranno entusiasti del capolavoro di un gruppo finalmente ritrovato e reso nuovamente celebre dalla sua creazione migliore.

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