Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Etichetta: 
Peaceville Records
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Mikael Åkerfeldt - voce, chitarra
- Peter Lindgren - chitarra
- Martin Mendez - basso
- Martin Axenrot - batteria, percussioni
- Per Wiberg - tastiera, cori
 

Tracklist: 

Disc 1
1. When
2. Ghost of Perdition
3. Under the Weeping Moon
4. Bleak
5. Face of Melinda
6. The Night and the Silent Water

Disc 2
1. Windowpane
2. Blackwater Park
3. Demon of the Fall

Opeth

The Roundhouse Tapes

The Roundhouse Tapes rappresenta il primo doppio cd che raccoglie una performance live degli Opeth dopo la pubblicazione di Ghost Reveries, album che ha consacrato il successo della band dopo anni di faticoso lavoro (basti rammentare le oltre 175.000 copie vendute). Registrato al Camden Roundhouse di Londra il 9 novembre 2006, il live si compone di due cd, che riuniscono nove tra le canzoni che hanno segnato profondamente la storia di Mikeal Arkefeldt e compagni: sebbene la produzione non rispecchi la qualità dello splendido dvd Lamentations (e questo elemento influirà parecchio sulla complessiva resa del concerto), la scaletta appare da subito più varia, perché in grado di spaziare attraverso l’intera discografia della formazione svedese, dall’esordio Orchid fino all’ultimo platter del 2005.

When apre il live con i suoi timbri minacciosi ed impetuosi, scanditi dal ritmo cavalcante delle chitarre e dalla profondità del growl di Akerfeldt; è proprio il tono vocale a costituire il punto di forza dell’esecuzione live degli svedesi, perché capace di adattarsi a qualsiasi registro proposto, dalle malinconiche aperture melodiche ai taglienti passaggi Death Metal. Non si deve poi dimenticare l’ottimo lavoro svolto alla batteria da Martin Axenrot, in grado di sostituire l’immenso Martin Lopez senza apportare modifiche evidenti e senza stravolgere l’andamento dei brani. Altrettanto valide sono Ghost Of Perdition, simbolo della nuova era degli Opeth e cantata quasi coralmente dal pubblico intervenuto nella data di Londra, e l’inaspettata Under The Weeping Moon, tributo agli anni trascorsi con Johan De Farfalla e Anders Nordin rispettivamente al basso e alla batteria.
In tutte le tracce emerge tra gli intrecci delle chitarre anche la tastiera di Per Wiberg, dai tratti psichedelici e dalle sonorità abbastanza azzardate e fuori luogo rispetto all’usuale contesto degli Opeth. Gli organi si conformano invece positivamente nella maestosa Bleak, travolgente nel suo incedere e dotata di un feeling unico in sede live, superiore a quello di tutti gli altri episodi interpretati.
Il gruppo dà spazio inoltre alle sezioni acustiche con le deliziose Face Of Melinda e Windowpane, dimostrando la propria versatilità stilistica e la propria abilità di esecuzione; sono questi i momenti più sognanti, capaci di trascinare il pubblico in un vortice di emozioni dimenticate e tenebrose, prima delle estreme e diaboliche riprese di pezzi come Blackwater Park o la finale Demon Of The Fall, che conservano un approccio maligno e violento nei loro affascinanti patterns.
Non si deve scordare infine l’inserimento in scaletta della triste Night And The Silent Water, che trasmette in tutto il Camden Roundhouse le sensazioni di privazione e di mestizia che traspaiono dall’eccezionale Morningrise.

Nonostante la set-list non comprenda celebri brani tratti dal trascurato Deliverance o all’altrettanto poco proposto Still Life, si deve riconoscere che gli Opeth hanno portato sul palco perle come Under The Weeping Moon o Blackwater Park, raramente incluse nelle scalette degli ultimi tour. Oltre a questo aspetto, si deve anche rammentare il significato simbolico di The Roundhouse Tapes, ultimo lavoro pubblicato ancora con Peter Lindgren alla chitarra, perché il live è stato registrato prima della sua dipartita dalla band: alla sorta di “testamento musicale” da parte di Peter si unisce la meravigliosa copertina realizzata da Travis Smith, artista da anni davvero in grado di trasformare in disegno le atmosfere di una delle formazioni più amate nell’attuale scena estrema.

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