Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Paola Andriulo
Genere: 
Etichetta: 
Wide Records
Anno: 
1998
Line-Up: 

- Pierpaolo Capovilla -basso e voce
- Massimo Sartor - chitarra
- Dario Perissutti-batteria

Tracklist: 

1. Your Wine
2. Guts
3. Sneak Away
4. Best Friend
5. Marienne
6. Babe
7. The Flying Bird
8. Amphetamine, Sex & Other Commodities
9. Bullies
10. He Ain’t The Same Man
11. Method Madness
12. Girl
13. The Last Month’s Rent

One Dimensional Man

One Dimensional Man

I componenti di questa band sono tutto fuorchè unidimensionali; sono al contrario così poliedrici che tentano (con successo) di rendere più moderno il suono del rock che va dai Birthday Party di Nick Cave agli Scratch Acid di David Yow (per riprendere le parole degli stessi One Dimensional Man in un’intervista). One Dimensional Man è il primo omonimo lavoro di questo gruppo veneziano, un debutto che da subito ottiene ottimi commenti dalla critica. Un album d’impatto, che non ti lascia il tempo di riflettere, ti cattura e ti scaraventa nella centrifuga della lavatrice; veloce, sporco, energico, chiaro nella sua immediatezza. Fin da questo primo album i 3 (Pierpaolo Capovilla al basso e alla voce, Massimo Sartor alla chitarra e Dario Perissutti alla batteria) dimostrano le proprie capacità compositive e la propria innegabile verve, che dal vivo si triplica (se si può immaginare una verve maggiore di quella che già trasmettono nei loro lavori in studio).

La violenta macchina degli One Dimensional Man parte in quarta con Your Wine: una violenta sezione ritmica e una voce pregna di tensione ed espressività, caratteristiche che vengono confermate anche nei brani successivi. La carica emotiva del cantato di Capovilla, del suo basso, la vitalità di batteria e chitarra scoppiettano pezzo dopo pezzo, un carburante per l’ascoltatore che inevitabilmente segue i vari ritmi fino alla fine dell’album. Brani in cui si respirano atmosfere molto vicine a David Yow coi suoi Jesus Lizard e i suoi Scratch Acid, agli Shellac di Albini, ma anche in alcuni punti al rock-blues dei Jon Spencer Blues Explosion. La tensione e la potenza espressiva di Capovilla è evidente in tutto questo primo lavoro, soprattutto in brani come Marienne, Babe o Method Madness. In Marienne si alternano momenti in cui ad esprimersi sono soprattutto voce, basso e batteria, e altri in cui la chitarra prende il sopravvento coi suoi suoni alienati ed alienanti. Babe è una litania per nulla noiosa, una litania in cui si avverte la sofferenza e il nervosismo più che la noia dei riff ripetuti. La voce di Capovilla in questo pezzo raggiunge una forza comunicativa tangibilissima, così come in Method Madness, in cui è impossibile non toccare con mano la pura follia, vomitata da tutti gli strumenti e ancora una volta dalla voce: idrofoba, infiammata, fumante, schizoide, biliosa. Come rimanere indifferenti di fronte a Capovilla che sputa sprezzante la frase The fuckin’bitch will never understand what I like to be? Anche se si volesse ignorare il significato delle parole, il senso è esplicito ugualmente grazie al carisma vocale e musicale; verissime a tal proposito le parole del poeta tedesco Heine: Dove le parole finiscono, inizia la musica.

La forza degli One Dimensional Man sta proprio nella loro bravura nel saper trasmettere ciò che vogliono anche se non ci si soffermasse sui testi: facile percepire le emozioni di Capovilla, sembra quasi di vederlo mentre si dimena e vomita il suo rancore, la sua rabbia. Method Madness si chiude nel migliore dei modi: dopo la frase sopracitata, ecco il silenzio della voce, che ormai con quelle parole aveva raggiunto il culmine della rabbia; parlano solo gli strumenti, che si lasciano andare a riff stanchi, quasi come se tentassero di chiudere un discorso che in realtà appare come un circolo vizioso senza alcuna uscita. Un altro brano che merita di essere menzionato è Amphetamine, Sex & Other Commodities: all’inizio il suono confuso, maniacale e tenebroso del basso ci preannuncia una tempesta, che di lì a pochissimo si concretizza con chitarra e batteria. Una canzone che funziona benissimo da psicostimolante per un ascoltatore che è già psicostimolato dal primo brano. La tensione sembra essere smorzata solo alla fine dell’album con Girl, dal vago sapore alla Sonic Youth, e con The Last Month’s Rent, con un accattivante giro di chitarra. Ma proprio quando alla fine si pensa che la tensione sia solo un ricordo ecco le urla di Capovilla che mettono un punto al lavoro. Un debutto o un apice questo primo lavoro della band veneziana? Probabilmente entrambi, perchè non vi è nulla di poco maturo in questo loro biglietto da visita. E con i lavori successivi gli One Dimensional Man hanno confermato di non aver nulla da invidiare alle principali band noise del panorama musicale straniero.

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