Voto: 
5.0 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Displeased Records/Andromeda
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Martin Kwakernaak - batteria, synth, voce clean
- Johan Kwakernaak - chitarra elettrica, chitarra acustica
- Pim Blankenstein - voce
- Gerard de Jong - chitarra
- Lawrence Meyer - basso


Tracklist: 

1. Your Eyes (09:49)
2. My Charcoal Heart (05:27)
3. Signals (07:25)
4. On The Crossroads Of Souls (8:05)
5. Inside The Mind (08:48)
6. Master Of Your Own Demise (08:14)

Officium Triste

Giving Yourself Away

L’evoluzione degli Officium Triste dal primitivo Death/Doom di Ne Vivam (1997) al classico Doom in stile Draconian e primi Lacrimas Profundere di Giving Yourself Away è di certo notevole, ma la band olandese è riuscita solo a conformarsi alle innumerevoli uscite che hanno contraddistinto il panorama Doom dell’ultimo decennio, aggiungendo ben poco di personale.
Il quarto album di studio, pubblicato per Displeased Records, può essere appunto considerato come la scarsa emulazione di Memorandum dei sopra citati tedeschi Lacrimas Profundere, poiché oltre agli ordinari riferimenti al granitico Doom, appare uno sfrenato desiderio di percorrere gli stessi riff per appesantire ed allungare le canzoni; e gli Officium Triste non hanno l’accortezza e l’abilità di gruppi come My Dying Bride o November’s Doom, scadendo così nel banale.

Una chiara dimostrazione di questo aspetto è dato dall’opener Your Eyes, quasi insopportabile nel suo andamento monotono e dotato di rare variazioni sul tema principale. My Chemical Heart è più efficace, anche per la presenza di un growl maturo e di una certa eco degli Opeth che riaffiora in diversi punti di Giving Yourself Away: nulla comunque è inventato dagli Officium Triste, che cercano solo di assemblare frammenti provenienti da altre tradizioni.
Reason del 2004 era stato sicuramente un lavoro meglio sviluppato sotto questo punto di vista, poiché la scarsità di idee del quintetto di Rotterdam si intravede in troppe sezioni del platter del 2007. Infatti Signals è di reminescenza My Dying Bride nelle sue cupe e vibranti note di mesto pianoforte, mentre On The Crossroad Of Souls è tratta dall’opera dei November’s Doom per la sua gravità di stampo Death.
Il momento più originale di Giving Yourself Away è Inside The Mind, lungo pezzo scandito dal growl e dagli interventi delle chitarre clean, che presenta però troppe analogie con lo stile degli Opeth di Blackwater Park o dei Dark Suns di Swanlike.
Master Of Your Demise è poi il brano più difficile da ascoltare fino alla sua conclusione: il recitativo Doom assume sì tratti funerei, ma è posto su una base strumentale piatta e priva di variazioni.

E’ un peccato che gli Officium Triste siano giunti ad un tale risultato dopo tredici anni di attività, perché Giving Yourself Away non è un album competitivo e personale. Considerando altri lavori all’interno della discografia del combo olandese difatti si può preferire a quest’ultimo full-lenght il primo grezzo Ne Vivam che presentava soluzioni geniali per una giovane band di matrice Doom/Death o il terzo Reason, più maturo, consapevole ed elaborato.
Si auspica quindi che gli Officium Triste riprendano una direzione simile, puntando alla varietà e non all’inutile imitazione di canoni fin troppo rivistati ed abusati.

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente