Voto: 
8.2 / 10
Autore: 
Roberto Boasso
Genere: 
Etichetta: 
Iso 666
Anno: 
2000
Line-Up: 

:

- Merkaal - basso, voce

- Cygma - chitarra

- Khal Drogo - chitarra, voce

- Lethe - batteria






Tracklist: 

1. Night
Omen (01:40)

2. To The
Shrine (04:54)

3. The
Drowning (07:29)
4. Queen of
the Deep (04:24)

5. En Oria (06:21)

6. Enter the
Rif of Chaos (06:31)

7. Final
Redemption (06:59)

8. Aura (02:25)

Nocternity

En Oria

En Oria è il primo vero album dei Nocternity, gruppo greco autore di un interessante black dai toni particolarmente epici, che grazie ai lavori successivi, in particolare Crucify Him e Onyx, riesce a farsi una discreta fama all’interno della scena underground estrema, sicuramente meritata. Questo disco “iniziale” (se non si considerano alcuni vecchi demo), come spesso accade, è forse il meno originale, dove più si notano le influenze di altri gruppi, in particolare degli Emperor; si può comunque già notare un suono abbastanza riconoscibile, che poi diventerà sempre più personale nei seguenti album.

En Oria è il prodotto più lungo del gruppo, nonostante non superi i quaranta minuti; le sei tracce che lo compongono (più intro e outro), sono di media durata, tra i quattro e i sette minuti. La struttura di esse non è molto complessa, anche se presentano diverse variazioni, come alcuni pezzi di tastiera o altri acustici. La produzione è buona e il fatto che la voce, a volte, sia un po’ in sottofondo forse migliora anche l’impatto che hanno i brani nell’ascoltatore, facendolo concentrare di più sull’ottima parte strumentale. Complessivamente comunque i suoni sono resi bene, e le melodie riescono sempre ad “emergere”, contrariamente a quanto succede negli ultimi due dischi (Onyx e A Fallen Unicorn), dove, a tratti, risulta quasi difficile capire cosa il gruppo stia suonando, per colpa (o merito, a seconda dei “gusti”) di una produzione molto caotica e disordinata.

Lo schema dei dischi di questo tipo prevede un’apertura calma, che viene poi bruscamente interrotta dall’ingresso degli strumenti “estremi”; En Oria non fa eccezione, e parte con un’introduzione epica (Night Omen), con le tastiere che cercano di costruire melodie potenti e maestose, riuscendoci discretamente. Dopo poco più di un minuto e mezzo inizia prepotentemente la seconda traccia, To The Shrine, senza dubbio uno dei momenti migliori dell’album. Dalle parti più grezze e veloci a quelle più cadenzate, dove appaiono le tastiere, è un continuo susseguirsi di grandi riff, screaming aggressivo, ritmi potenti, a formare un brano che mostra da subito le potenzialità dei Nocternity. La conferma della bravura della band arriva subito, con la successiva The Drowning, altra grandiosa composizione, più lunga e articolata rispetto alla prima e, forse, anche migliore. Il riff iniziale è probabilmente il più bello di tutto il disco, così come gli inserti di tastiera, meno “invadenti” rispetto a quelli degli altri brani, ma ancora più coinvolgenti. Molto interessante anche l’intermezzo centrale, carico di un’atmosfera epica non indifferente; dopo di esso, The Drowning si assesta su un black abbastanza classico, tranne che per le tastiere, che compaiono diverse volte.

Queen Of The Deep si distingue per la grande presenza delle tastiere, che accompagnano le chitarre per quasi tutta la durata della canzone. È una delle tracce più melodiche, rivelandosi però lievemente banale in alcuni punti, specie all’inizio. Ottima, invece, la parte centrale, con una bella melodia di chitarra solista. Il brano successivo è quello che dà il nome al disco, En Oria, e continua sullo stesso stile dei precedenti, ma con meno variazioni, apparendo come uno dei meno “ispirati” del disco. Anche l’intermezzo a metà canzone non aggiunge molto, e solo alcuni riff sono degni di particolare interesse. Enter The Rif Of Chaos non è molto migliore, ma si rivela meno monotona della precedente; in questo caso, poi, la parte acustica centrale è riuscita meglio. La penultima traccia, Final Redemption, è probabilmente la migliore di questa seconda “metà” dell’album, con delle parti di tastiera molto efficaci nel dare un tocco “raffinato” alla violenza dei riff e della batteria. Segue Aura, una sorta di seconda parte dell’introduttiva Night Omen.

In conclusione, En Oria è un buonissimo debutto, anche se viene spesso sottovalutato rispetto agli ultimi lavori del gruppo. Consigliato l’acquisto della recente ristampa, che contiene anche l’eccellente mini Crucify Him, oltre due bonus track.


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