Voto: 
8.9 / 10
Autore: 
Roberto Boasso
Genere: 
Etichetta: 
Supreme Chaos Records
Anno: 
2005
Line-Up: 

- Marcel Va. Tr. - Chitarra, Voce

- Matthias R. - Batteria

- Torsten, der Unhold - Voce

- Steffen Emanon - Tastiere, Voce

- Thomas - Chitarre

- Martin - Basso




Tracklist: 

1. Anis (Desîhras Tagebuch - Kapitel
I) (08.38)

2. Und Pan spielt die Flöte (Desîhras Tagebuch - Kapitel II) (15.54)

3. Im siebten Mond (Desîhras Tagebuch - Kapitel III) (04.52)

4. Es fließe Blut (02.48)

5. Nektar (07.48)

6. Atme (13.16)

Nocte Obducta

Nektar - Teil 2

In questo 2005, molto interessante finora per quanto riguarda le uscite black, ritornano anche i Nocte Obducta, e lo fanno con il secondo capitolo della saga Nektar, cominciata un anno fa con un eccezionale disco (Nektar Teil I) che si distinse come uno dei più sperimentali della carriera del gruppo. Questa seconda parte, pur rimanendo musicalmente molto simile alla prima, vede invece delle sonorità maggiormente legate alle prime produzioni della band; si può considerare un po’ come un incrocio tra il vecchio e il nuovo stile, e ne si ottiene un connubio esaltante, che rende questo nuovo album perfettamente in grado di rivaleggiare con i precedenti lavori.

L’apertura acustica della prima traccia, Anis, fa tornare per un attimo la mente ai tempi di Stille, ma l’entrata delle chitarre elettriche fa subito capire che le somiglianze maggiori si ritrovano, come si poteva facilmente intuire, con il primo Nektar. I riff, infatti, sono molto simili - a volte troppo -, e proprio questo è il problema maggiore del disco: alcune parti ricordano eccessivamente melodie già apparse in altre composizioni del gruppo. Per fortuna, però, questa sensazione non appare così spesso da pregiudicare la buona riuscita dell’album. La struttura delle canzoni è ricca di variazioni, che rendono l’ascolto piacevole e dinamico; le brevi apparizioni delle tastiere aggiungono un tocco epico, mentre eccellenti sono anche gli inserti acustici, come dimostrato appunto nella prima canzone, che appare sicuramente una delle migliori del disco, insieme alla successiva Und Pan spielt die Flöte, forse ancora più bella dell’opener e vero e proprio apice creativo dell’album. Anch’essa è aperta da un bel passaggio acustico, interrotto violentemente per far spazio ai veloci ritmi Black e ai potenti riff. È il brano più lungo, con oltre quindici minuti di durata, ricchi di continui cambi di tempo, da sempre una delle caratteristiche principali dei Nocte Obducta, e di svariate riapparizioni di tastiere e/o di chitarre acustiche, che aumentano notevolmente il valore della canzone.

La terza traccia, Im Siebten Mond, segue più o meno lo stesso stile delle prime due, con riff molto melodici e allo stesso tempo energici e violenti; ritorna poi la voce pulita, apparsa più volte nel primo Nektar e, soprattutto, nel mini Stille, anche se solo per un breve tratto all’inizio della canzone, visto che poi viene di nuovo sostituita dallo screaming.
Es fließe Blut si può considerare, invece, quasi come un capitolo a parte, in quanto si slega abbastanza dalle altre tracce, sia per la durata - non arriva ai tre minuti, contro gli almeno cinque di tutti gli altri brani - che per la musica proposta, molto più “estrema” e vicina al black. Ricorda un po’ la title track di Taverne, perché entrambe spezzano l’atmosfera dell'album con una breve sfuriata di grande violenza.

Arriva ora la title track di questo disco, chiamata appunto Nektar. È un’altra bellissima traccia, ed è la più calma e cadenzata del disco. Richiama molto da vicino le sonorità di Stille, specie nella prima parte del brano, dove ricompare anche la voce pulita. Le chitarre acustiche sono presenti per quasi tutti gli otto minuti di durata, e, anche quando sono solo quelle elettriche a condurre le melodie, la canzone acquista un sapore malinconico e triste davvero emozionante.
Anche la seguente e conclusiva Atme è abbastanza lenta nel suo incedere, ma presenta più accelerazioni rispetto alla traccia precedente. È, però, forse il brano meno interessante dell’album, soprattutto perché i vari passaggi tra le parti calme alla Stille e quelle più aggressive risultano a volte slegati, specialmente nella prima metà della canzone. Alcuni momenti, tuttavia, rimangono di una bellezza impressionante.

Perciò, questo secondo Nektar, anche se rimane leggermente sotto il primo capitolo, è un altro grandissimo lavoro per il gruppo tedesco, capace di produrre sei album (sette, se si considera anche Stille) consecutivi senza commettere un neanche minimo passo falso.

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