Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Gravenimage
Genere: 
Etichetta: 
Spinefarm Records
Anno: 
1998
Line-Up: 

- Tarja Turunen - voce
- Emppu Vuorinen - chitarra
- Jukka Nevalainen - batteria
- Tuomas Holopainen - tastiera
- Sami Vanska - basso

Tracklist: 

1. Stargazers (04:28)
2. Gethsemane (05:22)
3. Devil and the Deep Dark Ocean (04:46)
4. Sacrament of Wilderness (04:12)
5. Passion and the Opera (04:51)
6. Swanheart (04:44)
7. Moondance (03:32   
8. The Riddler (05:16)
9. The Pharaoh Sails to Orion (06:28)
10. Walking in the Air (05:27)

Nightwish

Oceanborn

Forti del debutto Angels Fall First che, tenendo conto della giovane età dei membri della band, aveva ottenuto un discreto successo, i Nightwish di Tuomas Holopainen tornano subito a comporre nuovi pezzi e, dopo solo un anno, nel 1998 eccoli pronti a rilasciare il nuovo full-length, Oceanborn.

Ascoltando la opener Stargazer, si potrebbe pensare ad un sound ormai stabile e consolidato, visto che salta subito all’occhio il parallelismo con Elvenpath, song anthemica che apriva il debutto: tastiere pompose, schitarrate nel più schietto stile Stratovatius, il tutto su un classico mid tempo. Ma se le incursioni nel gothic e nel folk di Angels Fall First stupivano allora, per il loro secondo parto Tuomas e soci riservano nuove sorprese. Già dalla seconda traccia, Gethsemane, si nota la tendenza a distanziarsi dai canoni del power finlandese, e il riff di chitarra e tastiera all’inizio lo dimostrano. C’è un’anima prog in questo pezzo inconciliabile con i canoni del power melodico a cui già si poteva accostare Stargazer, unita ad uno spirito pieno di atmosfera, scandito in particolar modo dalle tastiere di Tuomas, che ricalcano quelle usati da acts gothic metal.
Il tema della canzone, come si può intuire, è la notte dell’ultima cena, che Gesù passa in tormentata attesa della propria condanna nei giardini del Getsemani. Il testo, che affronta una tematica cristiana con spirito alternativo, umanizzando e riempiendo di dolore, forse anche di ambiguità, la figura di Cristo, si sposa perfettamente alla musica nel creare un sentimento di malinconica caduta interiore.
Si prosegue con Devil And The Deep Dark Ocean, un pezzo molto cupo, che presenta una delle nuove facce dei Nightwish, con una struttura più solida e aggressiva a livello ritmico, e la partecipazione di Tapio Wilska, ex singer dei Finntroll, che presta la sua voce per un duetto con Tarja. A dispetto di una certa incompatibilità tra le due voci, che mostrano come sia difficile (e sarà, fino all’arrivo di Marko nella band) trovare una voce adattabile a quella di Tarja per una performance di questo tipo, la canzone è abbastanza buona, con il pregio di unire il power metal ad influenze gothic, qui molto marcate.
Si torna poi alle origini con Sacrament Of Wilderness, il tipico inno alla Stratovarius, con una grande prestazione di Tarja, che trasforma un brano poco elaborato in una canzone trascinante, accompagnata da Tuomas ed Emppu e il cui testo affascina per i suoi elementi visivi, carichi di potenti allegorie, tanto cari a Tuomas (che non li abbandonerà mai, se non raramente, in futuro).

Ancora su ritmi power, ma più tendenti a quello suonato dai propri connazionali Sonata Arctica, Passion And The Opera. Nuovamente sono le tastiere di Tuomas a rendere l’atmosfera piena di fascino nella strofa, aiutate dalle incursioni sui tom di Jukka. Davvero elegante la parte centrale di questo pezzo, in cui Tarja dà sfoggio di tutta la sua classe esibendosi in vocalizzi tipici della lirica, che si sviluppano con una certa imprevedibilità fino alla fine, tradendo sul vero approdo finale della canzone.
Anche la seconda metà dell’album si sviluppa su altissimi livelli, mostrando la propensione di Tuomas per composizioni sempre più ammiccanti verso il sinfonico, elemento che emerge nelle emozionanti parti di sapore orchestrale di Swanheart, delicata e pervasa di sentimento. Perfino la folkloristica e geniale Moondance, forse semplice nella struttura ma trascinante oltre ogni limite, presenta un forte elemento operistico.
La conclusione è affidata alle prime, distensive note della meravigliosa interpretazione di Walking In The Air, scritta per il lungometraggio inglese “The Snowman”, che presto si trasforma in una power ballad di incredibile forza espressiva, grazie al sostegno preciso di Jukka e di Emppu, ed alla prestazione impeccabile di Tarja. In un crescendo vorticoso si arriva, in questa canzone, a toccare uno degli apici compositivi dell’album, che rappresenta, in sostanza e nel complesso, un salto di qualità per quello che riguarda consapevolezza e mezzi tecnici e non della band, anche se sarà solo con il terzo Wishmaster che la band raggiungerà il primo vertice compositivo. Un album dunque tecnicamente ineccepibile e con canzoni da brivido (vedi Gethsemane, Sacrament Of Wilderness, Walking In The Air), perlopiù senza vistosi punti deboli, ma che semplicemente non regge il confronto con l’album che ha consegnato i Nightwish alla gloria: appunto Wishmaster.

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