Voto: 
9.0 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Peaceville Records
Anno: 
1995
Line-Up: 

- Aaron Stainthorpe - voce, artwork
- Andrew Craighan - chitarra
- Calvin Robertshaw - chitarra
- Adrian Jackson - basso
- Martin Powell - violino, tastiera
- Rick Miah - batteria


Tracklist: 

1. The Cry of Mankind (12:13)
2. From Darkest Skies (07:48)
3. Black Voyage (09:46)
4. A Sea to Suffer In (06:31)
5. Two Winters Only (09:01)
6. Your Shameful Heaven (06:59)
7. The Sexuality of Bereavement (08:04)

My Dying Bride

The Angel And The Dark River

Nel 1995 i My Dying Bride iniziavano con The Angel And The Dark River quella rivoluzione sonora che avrebbe segnato profondamente il futuro del Doom Metal europeo, poiché l’album rappresenta in punto d’incontro di diverse tradizioni musicali: abbandonati i growl d’ispirazione Death che avevano contraddistinto i precedenti ottimi As The Flower Withers e Turn Loose The Swans, Aaron Stainthorpe e compagni adottano una direzione più gotica e romantica, intensificando gli interventi di violino e tastiere e mutando il tono vocale verso un clean decadente e cupo.
Tale cambiamento interessò in modi differenti sia i My Dying Bride, che gli Anathema e i Paradise Lost, gli altri due acts che plasmarono il Doom inglese degli anni Novanta: i ritmi si mantengono lenti, mentre riffs massicci si susseguono sotto la folle e disperata voce di Aaron, vero protagonista del platter.

The Cry Of Mankind è il lamento che i My Dying Bride elevano ad un mondo privato della luce della salvezza e fortemente apocalittico. Nella versione video della canzone che ha raffigurato l’episodio più significativo della storia dei My Dying Bride Aaron impersonifica un Cristo stanco e sanguinante, vero simbolo dell’ambivalenza mistica della band: lungo tutta la produzione discografica il carismatico cantante più volte chiederà a Dio di aiutarlo con la salvezza e più volte si rivolgerà in modo dissacrante perché questa salvezza non giunge e la condizione dell’uomo è quella di nuotare in un mare di menzogne. Tutta la filosofia dei My Dying Bride è contenuta in The Cry Of Mankind, una delle tracce portanti del Doom Metal, splendida nei suoi temi di pianoforte quanto opprimente nel suo incedere ritmico.
From Darkest Skies fa affiorare il violino acuto di Martin Powell, mentre viene sviluppata un’atmosfera tenebrosa e straziante, che colpirà l’ascoltatore per le emozioni struggenti che riesce a trasmettere. Non meno rilevanti sono l’eccezionale sviluppo di Black Voyage, chiusa nel suo alone tristemente magico, o A Sea To Suffer In, quasi barocca negli intrecci di pianoforte, violino e chitarre.
Pur essendo nettamente inferiori all’opener, queste tracce garantiscono un approccio onirico, stregando con il loro ritmo ossessivo e il loro gusto tetro: una testimonianza è la monumentale Two Winters Only, acustica nelle sue sonorità dimesse e dimenticate, perfette per costituire l’architettura su cui si plasma la voce sofferente e delicata.
I lunghi monologhi di violino creano apatiche danze che trasudano romanticismo, come dimostra Your Shameful Heaven, ancora debitrice dei capitoli discografici precedenti per le sue improvvise accelerazioni di matrice Death/Doom.
The Sexuality Of Bereavement continua sulla direzione di Your Shameful Heaven, perché sola concreta reminescenza del passato Death: Aaron esibisce il growl maligno delle origini e i riffs si fanno più grezzi e rocciosi, mostrando la faccia dei My Dying Bride rimasta nascosta per la lunghezza del platter.

A conclusione di The Angel And The Dark River ci si interroga su quali porte abbia aperto un tale prodotto sia nella carriera dei My Dying Bride, sia nel panorama internazionale: la band di Halifax ha raggiunto un’ulteriore evoluzione del Doom, portandolo lontano dai lidi di Black Sabbath, Candlemass, Cathedral e Trouble e aggiungendo quel tratto sinfonico che sarà fatto proprio da innumerevoli acts della nuova generazione dei Novanta. In definitiva, anche sul piano lirico è avvenuta una trasformazione, perché alle tematiche strettamente religiose o occulte si sono sostituite quelle dell’oscurità, della privazione e dell’amore, raramente trattate. The Angel And The Dark River è uno dei capolavori del genere, un disco non accessibile a tutti ma carico di un fascino buio che accompagnerà l’ascoltatore nel tragico viaggio dentro la propria anima.

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