Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Damiano Cembali
Genere: 
Etichetta: 
Napalm Records
Anno: 
2010
Line-Up: 

:
- Morten Veland - vocals, all instruments, programming

Tracklist: 

:
1. The One I Once Was
2. The Pain Infernal And The Fall Eternal
3. The Eye Of The Storm
4. The Malice Of Life's Cruel Ways
5. The Wheel Of Fire
6. The Chains That Weld My Mind
7. The New Desire
8. The Vile Bringer Of Self Destructive Thoughts
9. The Candle At The Tunnel's End

Mortemia

Misere Mortem

Dicevamo, in occasione della precedente presentazione del nuovo album degli Elysion, che il gothic metal più propriamente inteso stava attraversando un periodo piuttosto difficile, di aridità propositiva e mediocrità compositiva, avendo assistito ad un tracollo pressoché generalizzato, fra prove discografiche al limite della sopportazione e cambiamenti di formazione oramai sintomatici di un prossimo scioglimento. Avevamo portato, a supporto delle nostre conclusioni, gli esempi lampanti offertici da Sirenia e Tristania, ed è proprio da queste band scandinave che germoglia, oggi, una delle proposte più interessanti degli ultimi anni in fatto di gothic e dintorni: stiamo parlando, infatti,dei Mortemia, creatura solitaria del compositore norvegese Morten Veland, già fondatore di entrambi i gruppi precedentemente citati e, in assoluto, una delle menti più acute e illuminante del panorama decadente europeo.

Misere Mortem
, questo il titolo dell'atteso debutto, è un disco che davvero restituisce al gothic una dimensione artistica che, sebbene non del tutto innovativa, ugualmente acquista uno spessore difficilmente riscontrabile altrove, dove prevalgono oggi canoni stilistici pre-confezionati che potranno dare soddisfazione solamente ai più irriducibili estimatori. Era praticamente impossibile sfuggire del tutto ad un passato musicale così ricco e formante come quello del nostro compositore proveniente dalla Terra dei Fiordi, eppure Morten Veland è riuscito ad offrire a Misere Mortem una caratterizzazione sacrale, quasi messianica, particolarmente suadente e voluttuosa, in grado di fondere con particolare sagacia i growls più tenebrosi con sezioni strumentali di particolare raffinatezza e abilità, espandendosi in orchestrazioni senza mai tradire la propria innata vocazione metal ma fondendola con un'anima oscura mai così presente, tangibile, dominante. Fra le ruggenti accelerazioni di The Pain Infernal And The Fall Eternal o il groove velenoso di The Malice Of Life's Cruel Ways, uno degli episodi più convincenti del platter in questione, l'elemento meno riuscito di questo ambizioso progetto sono certamente i cori, talvolta invadenti e spesso difficili da assimilare (l'opener The One I Once Was ne costituisce esempio lampante) anche per via di una particolare scelta di volumi sonori che finisce per esaltarli in maniera forse eccessiva, sovrastando del tutto il lodevole compartimento strumentale.

In maniera sintetica ed il più possibile esaustiva, Misere Mortem è quel classico album costituito da alti e bassi che, compensandosi relativamente a vantaggio dei primi, conquista però con quel fascino del tutto abbacinante che attornia le prospettive future, gli orizzonti inesplorati, la luce fuori dal tunnel, lontana sì ma capace di rischiarare anche un presente ancora incerto. In altri termini, il debut album dei Mortemia, già prontamente accasatisi sotto Napalm Records, è ben lungi dal poter essere giudicato un capolavoro, tuttavia racchiude in sé tutti i crismi per un proseguo decisamente raggiante, ed è anche per questo che ci riesce naturale guardare con più generosa benevolenza a questo brillante tentativo solista di Morten Veland: tracce quali The Eye Of The Storm o The New Desire, miscelando growls furenti e cori baritonali, tastiere cristalline e assoli di chitarra perfettamente equilibrati, evocativi stacchi orchestrali e roboanti riffs metal, sono destinate ad entrare di diritto nel repertorio storico di qualunque ammiratore delle sonorità gothic.

Proprio quest'ultimo, al di là degli ovvi e altrettanto sterili paragoni con la precedente discografia del musicista norvegese, saprà certamente trovare sollievo e ristoro dal mirabile lavoro di una figura ormai storica della musica decadente del Vecchio Continente, un uomo che, pur guardando e al contempo celebrando il proprio vissuto artistico (in occasione di Misere Mortem Morten Veland si è travestito da polistrumentista, singer e produttore allo stesso tempo), ha saputo recuperarne gli aspetti più semplici e pregevoli per riproporli, più forti e più vivi, nella sua nuova personificazione che si cela sotto il moniker di Mortemia

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