Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Genere: 
Etichetta: 
Spikefarm Records
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Ville Sorvali – Voce, Basso
- Henri Sorvali – Chitarra, Tastiere
- Marko "Baron" Tarvonen – Batteria
- Mitja Harvilahti – Chitarra
- Markus "Lord" Eurén – Tastiere

Ospiti:
- Turkka Mastomäki – Voce narrante
- Olav Eira – Voce
- Tomi Koivusaari – Voce growl
- Oppu Laine – Voce
- Janne Perttilä – Cori

Tracklist: 


1. Tulimyrsky (29.45)
2. For Whom the Bell Tolls (Metallica cover) (7.45)
3. Taistelu Pohjolasta (2008 version) (8.11)
4. Hvergelmir (2008 version) (9.30)
5. Back to North (Merciless cover) (13.08)

Moonsorrow

Tulimyrsky

Eccoli di nuovo in pista, i finlandesi Moonsorrow, solo un anno dopo il loro ultimo, monumentale disco “Viides Luku: Hävitetty” - questa volta non con un full-length, com'è loro tradizione, bensì con un EP, il primo della loro nobile carriera.
Si tratta di un “Extended Play” solo nel prezzo e nella sostanza, però, visto che, a livello formale, “Tulimyrsky” ('tempesta di fuoco') dura la bellezza di un'ora e dieci minuti: la spiegazione dell'anomala definizione è da ricercarsi nella (giusta) impostazione che la band vuole imprimere a questa pubblicazione, ovvero quella di un 'singolo' la cui vera ragione d'esistenza è la title-track, un poderoso, magnifico mastodonte di mezz'ora sulla scia degli ultimi esperimenti del gruppo, e il cui bonus (le B-side, diciamo) è composto da quattro tracce superflue, ma curiose ed appaganti soprattutto per chi segue la band da tempo. Per la cronaca, in Finlandia questa release ha debuttato al secondo posto nella classifica dei singoli, con i Moonsorrow “battuti” solo dall'intramontabile Madonna in collaborazione con Justin Timberlake e Timbaland – un contrasto notevole anche a livello di concetto, in bilico tra i “4 Minutes” della pop-star americana e i settanta giri d'orologio del metallico quintetto nord-europeo.

LA PORTATA PRINCIPALE: TULIMYRSKY
Evoluzione naturale di un “Hävitetty” che già presentava un taglio decisamente 'cinematografico', “Tulimyrsky” arriva ad essere praticamente un “documentario”: costruito per essere una suite Progressive (i Moonsorrow stessi hanno utilizzato la definizione di 'Jethro Tull dall'inferno') dalla massima espressività, il brano viene scandito dalla narrazione dell'attore finnico Turkka Mastomäki, la cui 'voce fuori campo' interviene nei momenti di pausa tra un tema e l'altro, spiegando e raccontando la storia di questa 'tempesta di fuoco' – a giudicare dalle immagini, un'invasione guerresca ai danni della malcapitata colonia cristiana abbarbicata sul verdeggiante fiordo rappresentato da un eccellente Kris Verwimp nell'artwork di questo lavoro.
Spezzoni di pura calma, con melodie appena accennate trasportate dal vento e recitazione in madrelingua, caratterizzano quindi alcuni squarci di questo lavoro, intervallandosi ed accorpandosi alle ambientazioni disegnate con maestria superba dai cugini Sorvali e dai loro compagni: dal violentissimo e spietato Black Metal della prima dozzina di minuti (mai sentiti prima, dei Moonsorrow così secchi e feroci!), agli armoniosi stacchi Folk di tamburello, arpa a bocca, sintetizzatori e chitarra acustica che ci accompagnano fino all'esplosione Folk Metal del quarto d'ora, graziata dai pochissimi, ma commoventi, versi in growl di Tomi Koivusaari (la voce che rese magico “Tales from the Thousand Lakes” degli Amorphis): il susseguente crescendo si stempererà solo al ventesimo minuto in desolanti motivi acustici, con la recitazione di Mastomäki a re-introdurre il Viking Metal che caratterizzerà i momenti musicalmente più vari dell'epico racconto, tra maestosi controcori, sample ambientali, sostegni di tastiere e nuovi assalti delle chitarre di Mitja Harvilahti e Henri Sorvali, mentre il finale vero e proprio – scelto solo al momento delle registrazioni tra le varie 'alternate endings' che il buon Henri aveva composto – è stupendamente puro e toccante, perfetta introduzione per i titoli di coda ed i relativi cori trionfali di tutti i membri della band a concludere definitivamente la gigantesca saga.
Un brano notevolissimo, da annoverare tra le più fulgide perle della ricchissima produzione Moonsorrow, che riuscirebbe a reggere da solo il peso di questo album: lo stile che i due cugini finnici perfezionano da anni è oramai giunto ad uno stadio evolutivo tale per cui riesce a far sembrare assolutamente naturale, totalmente giustificato ed incredibilmente eccitante l'ascolto di canzoni dalla durata praticamente improponibile per la stragrande maggioranza dei restanti complessi Metal.

IL CONTORNO: RI-REGISTRAZIONI E COVER
Come ciliegina sulla torta, i Moonsorrow aggiungono altre quattro songs: due cover (una registrata nel 2005, l'altra nelle sessioni del 2008) e due rivisitazioni di loro vecchi brani, originariamente presenti sui loro demo. Dei quattro, il brano più curioso è indubbiamente la riproposizione, totalmente personale, della famosa “For Whom the Bells Toll” dei Metallica: da ruggente Thrash Metal, questo classico della Bay Area passa ad essere un brano di stampo epico e nordico, leggermente velocizzato, infarcito di arpeggi acustici e sostenuto da tastiere imponenti, con l'ameno cantato da parte di Henri (e non di Ville, come succede in tutti gli altri brani), che si rivela in possesso di una voce pulita urlata, alta e strangolata, ad accompagnare il possente coro a cui spetta il compito di recitare il ritornello. L'altra cover è invece di un complesso Death Metal svedese, i Merciless (ai tempi, uno dei gruppi prodotti dalla Deathlike Silence, l'etichetta di Euronymous dei Mayhem): il loro brano “Back to North” è tematicamente affine al Pagan Black e quindi sufficientemente malleabile per essere trasformato, con buoni risultati, in un Epic Black Metal gelido ed oscuro.
“Hvergelmir” (estratta dal primissimo demotape “Metsä”) e “Taistelu Pohjolasta” (proveniente dal secondo demo, “Tämä Ikuinen Talvi”) sono invece brani sonicamente grezzi e mono-dimensionali, stilisticamente vicini a un Heathen Black Metal novantiano influenzato da Emperor ed Enslaved, con minimali aggiunte di tastiere e flebili cori ad un suono piuttosto asciutto e rude, seppur suonato ed arrangiato con la competenza dei Moonsorrow del 2008: due episodi decisamente apprezzabili e gustosi, soprattutto per chi ama questi suoni retrò, nonostante il paragone con i recenti capolavori della band sia impietoso.

Un EP particolare dunque, questo “Tulimyrsky”, che sicuramente farà innamorare ancora di più i fans della band finlandese, grazie soprattutto alla fenomenale title-track, indubbiamente destinata ad essere osannata come uno dei più indovinati concepimenti dei Moonsorrow e potenzialmente capace di attirare nuovi ammiratori, data la sua pregevole fattura; d'altra parte, i bonus sono d'importanza risibile se confrontati con i 'veri' brani del quintetto finnico, e teoricamente interessanti solo per gli appassionati di lungo corso (con l'esclusione forse della cover dei Metallica che, poiché conosciutissima, potrebbe ricevere una discreta risonanza e incuriosire anche qualche ascoltatore occasionale).

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