Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Damiano Cembali
Genere: 
Etichetta: 
BlackOut/Universal
Anno: 
2010
Line-Up: 

:
- Davide Autelitano - voce, basso
- Federico Dragogna - seconda voce, chitarra
- Michele Esposito - batteria
- F Punto - tastiera, chitarra 

Tracklist: 

1. Il sole (è importante che non ci sia)
2. Gli alberi
3. Verstirsi male
4. Noi fuori
5. Tutta roba nostra
6. La città senza fiumi
7. Una questione politica
8. Due dita nel cuore
9. La petroliera
10. Mangio la terra
11. Che cosa ti manca
12. Vorrei vederti soffrire (+ La televisione)

Ministri

Fuori

L'aura di sacralità che aleggia attorno alla figura del terzo album molto spesso è causa di fraintendimenti e delusioni: fra coloro i quali ribadiscono la formula sin lì proposta, quanti invece cercano una svolta ancora acerba e infine chi non fa altro che riproporre le stesse soluzioni senza alcuna spinta innovativa o rigeneratrice, il campionario può dirsi vasto a sufficienza per suscitare tanta curiosità quanta, in seguito, amarezza. Tali aspettative vengono ulteriormente amplificate qualora la recente storia discografica della band in questione la veda reduce da una prova superlativa quale può definirsi Tempi bui, che ha consacrato i Ministri nell'olimpo della rock band italiane più interessanti, personali e creative della nostra recente storia musicale. La via intrapresa dal trio tricolore è evidentemente la seconda di quelle sopraelencate e probabilmente si può dire che abbia riscosso più rimbrotti che consensi, al di là dell'immutata stima che circonda gli artefici anche del brillantissimo EP La piazza.

Tuttavia, Fuori - questo il titolo del terzo lavoro a firma di Davide Autelitano, Federico Dragogna e Michele Esposito - è tutt'altro che un lavoro disprezzabile e se è vero che gran parte degli estimatori della prima ora ne è rimasta delusa o amareggiata, è altrettanto vero che ciò è dovuto principalmente al radicale e improvviso cambiamento di rotta della band, sintomo di una maturità non soltanto artistica e tecnica ma anche strettamente umana e personale. Nonostante il prossimo parallelismo possa sembrare ardito, il cammino musicale dei Ministri è paragonabile alla parabola dell'intelluale calviniano, dapprima strettamente adeso e partecipe al disagio sociale di cui si pone ad interprete e portavoce, in seguito sempre più attore di un distacco che, seppur allontanandolo dall'attualità più viva ed intensa, gli garantisce appunto una maggiore lucidità critica. Se La Piazza e Tempi Bui avevano identificato i Ministri come gli strilloni di vizi, contraddizioni e malumori del presente, per mezzo di un linguaggio sempre diretto e talvolta crudo, in grado di trasformare le loro sentite composizioni in vere e proprie arringhe popolari, con Fuori il trio milanese abbandona quasi completamente questo ruolo ormai leggendario per abbracciare una posizione più discreta, un punto di vista meno acceso e coinvolto oppure, più semplicemente, mitigato dal disicanto maturato in questi anni. E' un cambiamento ancora in via di perfezionamento, che ancora si guarda alle spalle con ritrovato vigore (Noi fuori), che ancora fatica ad esprimersi in forma del tutto accettabili (l'inascoltabile Le città senza fiumi, per la quale era prevista, a quanto pare, una prestigiosa collaborazione con Franco Battiato), ma che dimostra si saper trovare soluzioni inedite e clamorosamente ben riuscite (Tutta roba nostra, La petroliera) che pescano a piene mani - e con tangibile soddisfazione - anche nella new wave ottantiana, grazie soprattutto all'azzeccatissima introduzione delle tastiere del ministro aggiunto F Punto.

Dai rintocchi elettronici de Il sole (è importante che non ci sia) al fascinoso citazionismo calviniano de Gli alberi ("Noi saliremo sopra gli alberi e sputeremo in testa a chi si avvicinerà": primo singolo estratto nonché unico pezzo interamente scritto dal bassista Davide Autelitano), Fuori è un concept album incentrato sull'esclusione, sulla solitudine, sull'isolamento, reale o percepito, fisico e psicologico, in tutte le sue forme, politiche ("E' dall'alto che ci dividono, è la in alto che inventano il pericolo"), sociali ("Vorrei vederti soffrire e che non avessi nessuno di cui poterti fidare", educative ("Com'è difficile rimanere uniti: giorni persi a farsi odiare, a credersi nemici..."), sentimentali ("Liberati su una nave da crociera, cacciati due dita nel cuore e vomita!"), in cui dominabno scenari nebulosi, grigi o più spesso opachi, dove squarci di colore improvvisi (gli alberi, il mare, il petrolio) individuano i soggetti principali dei 12 dipinti che lo costituiscono. Ci vuole tempo, pazienza e sacrificio per immergersi completamente nel dopoguerra amaro e fumante che è Fuori, per condividerne quell'atteggiamento contemplativo e malinconico che fa i conti con la realtà più asciutta, senza vuote imprecazioni, senza l'affanno controproducente di chi vorrebbe subito ricostruire senza sapere con esattezza cosa, dove, come.

Eppure anche in questa circostanza la scelta dei Ministri è coerente e genuina, non abbocca alle trappole insidiose del manierismo e non cede alle false pretese di certo pubblico reazionario, e, nonostante appaia ancora ben lontana da una forma piena e pienamente padrona di sé stessa (non lesinano certo perplessità alcune dinamiche liriche, francamente macchinose), ci lascia in eredità quel sorriso sognante proprio di chi è appena partito per un lungo viaggio e già ne immagina l'orizzonte, sospeso fra i saluti di coloro che sono rimasti al molo e la speranza di essere il primo a gridare "Terra!". 

La realtà si evolve, le persone cambiano, necessariamente anche l'espressione mediante la quale raccontarle dovrà adeguarsi, e questo è ciò che è accaduto, senza falsi moralism, senza sciocche pretese. In un presente artistico che tende a riciclare sé stesso dietro la falsa giustificazione di non poter tradire i propri valori originari, i Ministri ci hanno dimostrato come la naturalezza del crescere e il piacere di innovarsi possano realizzarsi in maniera per nulla antitetica rispetto al proprio trascorso e, anzi, debbano condividerne lo stesso percorso, ergendosi a soggetto comune di un medesimo vitale copione. 


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