Voto: 
6.5 / 10
Autore: 
Filippo Morini
Genere: 
Etichetta: 
Autoproduzione
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Claudio Papa – voce, chitarra
- Alessio Calivi – basso, cori
- Simone Suardi – batteria
- Elena Capolongo – chitarra


Tracklist: 


1. Ruberai Aghi Di Luce
2. Sei Nata
3. Larva
4. L’Aria Più Brillante
5. I Miei Occhi In Fumo
6. Precipite

Miavagadilania

Sei Nata

Siamo alle solite. Quando un gruppo italiano tra i migliaia che si confondono nel sottosuolo decide di suonare “alternativo” dando una propria interpretazione di ciò che questo termine, ormai sterile e vuoto di ogni senso, significa per i suoi componenti, si scivola sempre dentro la solita bara spalancata ed abbandonata in mezzo al deserto.
Ciò che intendo dire è che il concetto di “alternativo” risulta ormai essere associato, almeno dalle band di casa nostra, a poche e ben distinte opzioni musico-stilistiche così riassumibili: o si decide per la strada alternativa “commerciale” vestendosi da skaters o snowboarders e dedicandosi a blando punk/emo/hardcore melodico comunque sempre di moda, o ci si abbandona alle sonorità jamaicane ska e rocksteady per pura passione oppure, infine, ci si addentra nella terza e più camaleontica dimensione del suddetto concetto, ossia quella del rock intellettuale stile Marlene kuntz ultimo periodo.
Evidentemente, fin troppo evidentemente, i Miavagadilania si sotto gettati ad occhi chiusi sulla terza opzione. Ma prima di giudicare vediamo in che modo e soprattutto con quali risultati.

L’EP si apre con una pezzo strumentale di discreta lunghezza chiamato Ruberai Aghi Di Luce, che aiuta perfettamente a capire con che tipo di gruppo abbiamo a che fare. Un tappeto di chitarre spolverate di distorsioni leggerissime si intreccia con sé stesso cambiando forma più volte, generando atmosfere differenti ma tutte legate dai suoni Indie e sottili di cui si serve la band. Accordi ovattati e torbidi, lenti arpeggi monocromatici e melanconici, una batteria spoglia e secondaria affiancata da un basso fantasma: queste sono le caratteristiche strettamente musicali ed organiche della band.
Sei Nata si avvale nuovamente di dolci riverberi avvolti a chitarre secche che sembrano suonare a rallentatore, questa volta facendo spazio anche alla voce, che si dimostra adatta al genere suonato ma forse troppo legata allo stile Marlene Kuntz, con una ferma e quasi sillabata pronuncia di ogni singola parola, priva di virtuosismi di alcun tipo.
Segue Larva, costruita attorno ad un giro melodico arpeggiato che questo genere di gruppi “Indie Pop riflessivi” utilizzano fin troppo frequentemente, con cambi armonici prevedibili anche se comunque apprezzabili. Atmosfere più distese e serene ci concede invece L’Aria Più Brillante, che in ogni caso grazie ad un testo ricco di termini ricercati e frasi elaborate sembra voler intorpidire l’ascoltatore a tutti costi, senza che il ritornello fortunatamente melodico riesca a salvare la situazione.
A questo punto, persi nell’aria lenta e pesante prodotta della musica dei Miavagadilania, arriva I Miei Occhi In Fumo, canzone che veramente non aggiunge nulla a ciò che è appena stato detto nel corso della recensione, giungendo alla conclusione dell’EP intitolata Precipite, altro pezzo sognante e dilatato, che si perde in un eterno finale di feedback pulsanti e controllati.
 
Ora che il disco è finito, si arriva al giudizio complessivo. Occorre premettere, se non si fosse ancora capito, che questa band propone un tipo di musica che verrà amata da alcuni e odiata a morte da altri.
La lentezza esasperante con la quale si succedono accordi e parole affogate in un’atmosfera eterea risulta talvolta eccessiva e frustrante, e se i primi 2 brani scorrono abbastanza piacevolmente al terzo si inizia già a percepire la pesantezza di un tipo di musica ferma sulle sfumature tinta pastello, incapace di intraprendere scelte energiche e coinvolgenti, anche se ovviamente il tutto può essere visto come pura  decisione stilistica.
Si parte dalle sonorità tipiche del (quasi)famoso gruppo capitanato da Cristiano Godano fino a giungere ad intrecci chitarristici che ricordano pericolosamente le canzoni della ben più conosciuta Elisa, tanto per intenderci. Nulla di male, direbbero in molti, ma purtroppo ricalcare questo approccio sensibile, sofferto, distaccato, talvolta quasi snob, caratteristico dei personaggi appena citati ma anche di diverse altre band più o meno famose, risulta troppo banale e dispersivo.
Secondariamente l’apporto dei singoli strumenti alla sofisticata marmellata di suoni composta risulta essere sbilanciato e per questo debole, le chitarre infatti trainano tutto il lavoro dettando tempi ed atmosfere, mentre la batteria e il basso tracciano solo sottili contorni di ciò che potrebbero proporre per arricchire i brani della band. I testi infine scadono nel cliché dell’intellettuale romantico e ferito, l’intellettuale studioso ed educato ma dalla barba incolta e dalla sigaretta fatta a mano tra le labbra, dispensatore di frasi inutilmente ricamate di metafore ermetiche e rare parole, senza arrivare a nessun obbiettivo o significato concreto.
Tuttavia il disco è sicuramente ragionato e ben organizzato, privo di sbavature tecniche o evidenti incertezze, ma se i Miavagadilania proseguiranno nel loro cammino musicale, e bene che inizino a pensare di integrare qualche variante nei loro pezzi, facendosi influenzare da più generi e dimenticandosi ogni tanto le buone maniere, così da riuscire ad uscire dal bozzolo di seta che sembra avvolgerli fin troppo dolcemente.

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