Voto: 
7.2 / 10
Autore: 
Roberto Fabbi
Genere: 
Etichetta: 
Massacre Records/Audioglobe
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Henning Basse - voce
- Matthias Lange - chitarra
- Lars Ratz - basso
- Michael Ehré - batteria

Tracklist: 

1. Trust [Intro] (02:21)
2. Resurrection (04:33)
3. Gates (04:15)
4. Incubus (06:57)
5. Take Me Higher (04:31)
6. Never Die (04:54)
7. At Armageddon (04:52)
8. Sanity (04:33)
9. Meet Your Maker (04:43)
10. Hellfire (04:37)

Metalium

Incubus - Chapter Seven

Non sono molte le band che riescono a reggere il confronto: otto anni di carriera, sette album registrati, due DVD e un EP live. Stiamo parlando dei Metalium, rinomato gruppo Heavy Metal tedesco. La band si forma ufficialmente nel 2000 ad Amburgo cambiando, nel corso degli otto anni di storia, ben tre chitarristi e tre batteristi. L’onnipresente leader del gruppo Henning Basse, voce nonché tastiera della band, è riuscito a condurre i suoi al loro settimo lavoro in studio: Incubus – Chapter Seven.

Il CD si apre con un'efficace intro, che prepara l’ascoltatore a ciò che già suggeriva il titolo dell’album: l’atmosfera è sospesa, ritmata dai colpi di Michael Ehre alle pelli e cadenzata delle intrusioni furtive delle tastiere. La fine dell’intro sfocia perentoriamente nel potente e accattivante riff di chitarra di Resurrection, che sembra suggerire un ritmo incalzante e sempre crescente, ma stupisce calando quasi subito di tono per poi assestarsi su un livello intermedio. Basse e compagnia danno idea di non voler aggredire subito l’ascoltatore, con l’intento di prepararlo adeguatamente all’esplosivo ritornello, buon risultato di incastro tra la voce primaria e le secondarie, in sottofondo. Il ritmo cresce, intervallato da efficaci pause di tensione che si risolvono dapprima nel ritornello, e poi nel ben equilibrato assolo, che porta a breve al termine della song. Di livello leggermente inferiore appaiono le successive due, Gates e Incubus. Quest’ultima rivela una buona promessa iniziale che però non porta ad altro che ad una traccia piuttosto noiosa e ripetitiva e di cui certamente si poteva fare a meno. Preponderante è invece Take Me Higher, traccia di pregevole fattura, ottima in ogni suo componente: possenti riff di chitarra accompagnano i vigorosi colpi di cassa che fanno da cornice alla ottima prestazione vocale di Basse. Orecchiabile e particolarmente allettante è il ritmato ritornello, in cui ogni strumento sembra fondersi per generare un gran risultato finale. Preciso e azzeccato è anche l’assolo: certamente questa canzone potrà gareggiare per il titolo di migliore dell’album. La successiva Never Die evidenzia più di ogni altra le influenze Power Metal della band: rapidi colpi di grancassa, profondi pezzi di chitarra e un ritornello degno del più classico pezzo Power. Una traccia tutto sommato positiva, seppur piuttosto anonima: la mancanza di un climax risolvente si fa sentire, e a questo si cerca di rimediare con un veloce quanto riempitivo assolo. La traccia numero 7, At Armageddon, inizia immediatamente con un rapido sottofondo di batteria e basso, intervallato da bassi accordi divisori, che prorompe presto nell’imperioso ritornello, cuore pulsante della canzone. Al di fuori del ritornello, purtroppo, le varie voci che si sovrappongono esaltano una mancanza di creatività che costringe i Metalium a ripiegare su un ritmo antiquato e per nulla originale. Un’altra canzone senz’altro degna di nota è Meet Your Maker, posta verso la fine dell’album, è quella che più di ogni altra esalta le straordinarie doti vocali di Henning Basse, proponendo e riproponendo un ritornello estremamente impegnativo che mette a dura prova le corde vocali del cantante.

La sua voce, tirata al limite, è soltanto il culmine di un valido pezzo, quasi propedeutico, antistante il ritornello; espressivo e liberatorio è anche l’assolo scaturito dalle agili dita di Tolo Grimalt, che spezza quasi esattamente a metà la canzone nella sua lunghezza. Il lodevole impegno dimostrato permette ai tedeschi Metalium di erompere a testa alta sulla scena con il loro settimo e ben fatto lavoro, dimostrando ancora una volta di essere all’altezza di molte altre band che hanno magari avuto più successo di loro. Alcune modifiche andrebbero comunque apportate, tuttavia il giudizio globale che emerge è senz’altro positivo.

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