Voto: 
7.2 / 10
Autore: 
Andrea Evolti
Etichetta: 
Frontiers Records
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Marco - tastiera
- Bruno - voce
- Lino - batteria
- Ly - basso
- Joe - chitarra


Tracklist: 


1. Mission: Empire
2. The Call Of The Banshee
3. Victims Of Science (Strumentale)
4. Flowers Of Hell
5. Thermopylae
6. Pentekonter (Strumentale)
7. Human Quest
8. By The Light Of Lady Moon (Strumentale)
9. Krakatau
10. Knights Of The Black Cross

Marshall

Pages From The Past: Tome I

Proprio bello ed interessante questo Pages From The Past: Tome I dei partenopei Marshall, band storica dell’underground italiano e, purtroppo, veramente sottovalutata. La formazione campana, che vede la presenza di due singer (voce maschile e femminile), non deve far pensare alla solita trovata scenica di certe band speed melodiche di bassa lena, che non avendo idee, si arrabattano come possono per attirare l’attenzione. Inserite il cd sullo stereo e gustatevi la doppietta Mission: Empire e The Call Of The Banshee: da infarto. Nevermore degli esordi (omonimo e In Memory), Symphony X, Shadow Gallery per le superbe melodie vocali che richiamano l’omonimo esordio del sestetto americano, echi dei primi (e spesso, mai conosciuti, pure dai fan più incalliti) Dream Theater e poi altri gruppi di grande valore ma sempre misconosciuti come Wolverine, Mind Odissey ed anche gli ultimi Axxis (la presenza della voce femminile qui è determinante). Tutto questo patrimonio è fuso, smaterializzato e digerito da una lunghissima esperienza, una fantasia prolifica, classe, tecnica e, soprattutto, personalità da vendere.

Le chitarre che prima bombardano l’ascoltatore con la geometrica grazia di una cattedrale, grazie a riff ultrastoppati di matrice techno-thrash (Annihilator, Nevermore), poi lasciano il posto a melodie vocali tra l’arcano, l’aggressivo e la pura melodia. Le tastiere presenti, classicheggianti ma non ingombranti, sulla scia di virtuosi del gusto come Chris Ingles, Micheal Pinnella o lo stesso Trent Gardner (Magellan) in alcuni frangenti, una batteria implacabile e varia, due voci in perfetta sintonia senza che s’intralcino. A questo aggiungeteci pezzi che vanno dalla luce del prog al buio dei doomster Candlemass o Hexenhaus, come la mastodontica e realmente epica closing track Knights Of The Black Cross (che conclude questa prima parte dedicata ad un imponente concept sulla storia della civiltà occidentale) ed avrete il motivo per imprecare ascoltando una produzione non certo degna di una band di questa caratura, oppure quando cercherete, come il sottoscritto, maggiori informazioni su questo combo ma ne troverete ben poche. Una band che è un patrimonio, da non lasciare abbandonata nel dimenticatoio del disinteresse musicale che spesso affligge il nostro paese.

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