Voto: 
6.0 / 10
Autore: 
A. Giulio Magliulo
Genere: 
Etichetta: 
SONY
Anno: 
2010
Line-Up: 

- Cristiano Godano - voci e cori, chitarre
- Riccardo Tesio - chitarre
- Luca Bergia - batteria, percussioni
- Lagash - basso
- Davide Arneodo - violino, mandobird, pianoforte, tastiere
- Howie B - beautiful noises, cori su 'L'Idiota'

Tracklist: 


1. Ricovero virtuale
2. Paolo anima salva
3. Orizzonti
4. Io e me
5. Vivo
6. Oasi
7. Un piacere speciale
8. L’artista
9. Pornorima
10. L’idiota
11. Scatti

Marlene Kuntz

Ricoveri virtuali e sexy solitudini

L'ottavo album dei Marlene Kuntz, come si poteva prevedere, ha diviso a metà pubblico, critica e fans.
Molti dicono che questo è già successo con alcuni lavori precedenti aventi funzione di spartiacque tra i vari periodi della band di Cuneo, ma non sentiamo di essere d'accordo con questa opinione poichè non riteniamo che quei singoli da heavy rotation ad alta vocazione commerciale possano aver minato la qualità sempre molto alta della proposta di Marlène.
Del resto, in anni di onorata carriera l'evoluzione ed i cambiamenti di una band in qualsiasi direzione sono sempre auspicabili, fisiologici e sani; la difficoltà nell'obiettività di giudizio, nel caso dei Marlene Kuntz, sussiste per per altre ragioni.
La prima - e più evidente - è legata all'eredità morale che i Marlene Kuntz son costretti a portarsi come una croce: rappresentare quello che hanno rappresentato per l'Italia del rock post-restaurazione è al contempo una fortuna ed un peso difficilmente sostenibili.
Ne consegue che - essendo impossibile fermare il tempo – qualsiasi emissione successiva all'attimo di pathos più alto disattende le aspettative di chi da quel pathos non si è ancora affrancato e chiaramente di questo i Marlene non ne hanno alcuna responsabilità, non è un problema loro.

Un'altro motivo è legato invece ad un aspetto molto importante nell'economia della band: la parola, le lettere, le 'putte' che tanto ossessionavano Cristiano Godano.
Piacerebbe pensare ai testi di Ricoveri Virtuali, Paolo Anima Salva, Pornorima come ad un esperimento, così come in passato hanno voluto esperire la dimensione teatrale del live o l'italica tradizione della canzone 'd'autore ma popolare', loro antitradizionalisti di partenza, insofferenti all'angustia della provincia e più affini ad uncinare il rock italiano a colpi di irriverenze noise con 'il dono della parola'.

Godano ci ha abituati da sempre fin troppo bene, accompagnandoci su quei sentieri irti e spesso faticosi da raggiungere nello spazio di una canzone, ma dalla cui somma si aprivano spettacolari paesaggi dai quali spiccare il volo, sospesi nella magia di testi che ci aiutavano a librarci leggeri o a buttarci giù e poi affossarci, pesanti come macigni. In questo album invece ci sono dei testi che hanno un retrogusto dolciastro e a cui non si è abituati. Niente affatto banali nella sostanza, il linguaggio 'mucciniano' che in alcuni di essi viene utilizzato, già dal titolo, un pò allontanano ed insinuano dubbi. Il desiderio, l'esigenza di semplicità espressiva e comunicativa è sempre un valore di segno positivo ma per chi ascolta i Marlene Kuntz questo processo è più complesso da metabolizzare e con questo i Marlène - se credono - possono confrontarsi.
Comunque anche in questa dimensione inedita delle liriche, il Godano riesce sempre a dissipare le accuse di insincerità con dei passaggi significativi che quasi vogliono esplicare le intenzioni di fondo, come quando dice che 'le cose cambiano e io non le contrasto mai' in coda a Ricoveri Virtuali o come in Paolo Anima Salva 'le anime belle e salve che cantava De Andrè', potenza della citazione ai massimi livelli sia per l'esemplificazione del concetto che per lo spessore della fonte.

Sicuramente questo utilizzo altro del linguaggio è funzionale ai contenuti, ed è proprio a proposito dei contenuti di alcuni brani che chi scrive può avere delle riserve.

Impossibile negare che la critica aperta di Godano diretta all'utente del web fruitore di indie-rock che scarica musica e non riesce ad ascoltarla, che immagazzina solitudine, che pontifica dal basso di una democratica adsl, sia fenomenologicamente più che fondata e più che condivisibile; quello che non ci piace è sentirlo da lui piuttosto che da un Galimberti. Il rischio di essere confuso con un moralista è dietro l'angolo ed un atteggiamento draconiano non è auspicabile da parte di chi 'campa' o 'ha campato' soprattutto con questo tipo di pubblico, che siamo noi.
In sintesi si vuole dire che se negli episodi incriminati - viste le qualità letterarie del Godano - si capisce che la voluta banalità del linguaggio è il tentativo di allinearsi alla banalità del mondo e delle persone che ne vengono descritte, non si giustifica proprio l'intenzione censoria di fondo, quantunque ammantata di sapiente ironia e provocazione.
Per fortuna la musica sa difendersi da sola e la voce è fluida nel suo gioco poetico di spostamenti degli accenti, nelle sue allitterazioni, sempre in grado di restituire un suono a 'tutto tondo'.

La produzione di Howie B. di cui anche si è tanto discusso e che sembra avere a detta di molti migliorato il suono dei Marlene, all'orecchio di chi scrive sembra soltanto averlo un pò più levigato, nonostante il ritorno a 'certe' chitarre; un suono molto buono, ma non così tanto diverso dal passato. Forse è più interessante indagare come la presenza di Howie B. influirà sulle vite artistiche future considerando già l'entità Beautiful come 'cosa nuova' per i nostri.

Orizzonti descrive un rapporto sensuale (forse con la scrittura, con la poesia più che con una donna) utilizzando ancora la vecchia metafora ritrita del dott. Hyde ed insieme alla musica, davvero leggera con le sue chitarre che non graffiano neanche un pò e una tastierina che sottolinea ancora di più questa vacuità risulta alla fine alquanto irritante. Segue, per contrasto, Io e Me, uno degli episodi migliori con il tema 'solitudine': il basso minaccioso delle prime rabbiose uscite discografiche, la voce che disegna arabeschi prima di lanciare oscuri presagi, atmosfera cupa ed un'esplosione di noise industriale come chiusura: la poesia nichilista che ci aspettiamo.Anche Vivo è tra le più belle dell'album, ieratica nella prima parte, dolorosamente epica nella coda.

Oasi
, un pò come Orizzonti, non sarà di certo ricordata per incisività nella storia dei Marlene Kuntz mentre Un Piacere Speciale potrebbe far parte di quei piacevoli momenti anthemici da cantare ai live, con i suoi cori e la sua speranzosa ed ottimistica forza di fondo che il testo rivela.
 L'artista parla di chi è costretto a sognare per vivere e creare ma musicalmente si fa appena interessante per il crescendo finale. Pornorima è un'altra dichiarazione di insofferenza del Godano declamata quindi con un fastidioso falsetto filtrato. L'Idiota è tra le memorabili del disco, piacevolmente orecchiabile, come Scatti, delicatamente arpeggiata e con uno di quei ritornelli che piace tanto ai marleniani.
 
E a scatti procede quindi questo album, le cui canzoni piacciono senza indugi quando parlano il 'marlenese antico' nella forma e quando non puntano troppo il dito inutilmente contro nella sostanza. Voto politico per forza.

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