Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Genere: 
Etichetta: 
Autoproduzione
Anno: 
2008
Line-Up: 

:

- Steve Hogarth – vocals, keyboards
- Mark Kelly - keyboards, backing vocals
- Ian Mosley - drums, backing vocals
- Steve Rothery - guitars, backing vocals
- Pete Trewavas - bass guitar, backing vocals, guitars, clarinet on "Throw Me Out"

Guests:
- Sam Morris – French horn on "Real Tears For Sale"
- S. Claydon – Arco Bass
- S. Audley – Dulcimer
- P. Bisset – "Additional Tuned Percussion"
- Jon Hotten – "Overworked Tambourine"
- Emil Hogarth – "Ultrasound Heartbeat" on "Dreamy Street"
- Dawn Roberts – Finger Cymbal on "Essence"


Tracklist: 

:

CD1 - Essence

1. Dreamy Street
2. This Train Is My Life
3. Essence
4. Wrapped up in Time
5. Liquidity
6. Nothing Fills the Hole
7. Woke up
8. Trap the Spark
9. A State of Mind
10. Happiness Is the Road
11. Half Full Jam (etichettata così su supporto fisico, nei file scaricabili dal sito è indicata invece come Half Empty Jam)

CD2 - The Hard Shoulder

1. Thunder Fly
2. The Man from Planet Marzipan
3. Asylum Satellite #1
4. Older Than Me
5. Throw Me out
6. Half the World
7. Whatever Is Wrong You
8. Especially True
9. Real Tears for Sale

Marillion

Happiness Is the Road

Dopo il controverso responso verso il precedente album Somewhere Else (da molti ampiamente apprezzato, da altri visto come un mezzo passo falso), gli storici Marillion decidono di dedicarsi semplicemente alla composizione di un nuovo disco nonostante il breve tempo passato.

Anticipato dal gruppo come un lavoro che avrebbe incluso influenze da gruppi come Interpol, Doors, Traffic, Pink Floyd o David Bowie, Happiness Is the Road (titolo ispirato dal libro The Power of Now di Eckhart Tolle, letto da Hogarth su consiglio di un medico che l'ha visitato dopo un sovraffaticamento da stress nel bel mezzo di un tour) non mostra rivoluzioni nella musica, tira fuori dal cappello un gusto compositivo unico consolidato negli anni e si finalizza sulla melodia dolce, rilassante e sull’emozionalità, sempre con un certo retrogusto di malinconia, delle canzoni, tutte esecuzioni dirette ed orecchiabili. Se manca chiaramente la sorpresa a scuotere gli animi, è altresì vero che per un gruppo con quasi trenta anni di onorata carriera alle spalle questo in fondo passa in secondo piano; più che altro il full-length tende a risultare a volte troppo omogeneo e schematico nella sua proposta, con l’effetto collaterale di non avere momenti che svettino particolarmente sul resto. Per contro non ci sono nemmeno grossi bassi e qualche passaggio un po’ ripetitivo rimane comunque marginale nell’economia dell’album, che mantiene sempre un equilibrio sapientemente calibrato ed una classe invidiabile.
A far parlare di sè è anche la modalità di diffusione del disco, che il gruppo britannico ha concesso dal proprio sito in doppio formato (mp3 e wma) previa offerta libera dell’ascoltatore, anche gratuitamente (le canzoni però vanno scaricate ad una ad una ed in blocco non si può), scelta che fa pensare immediatamente ai Radiohead che hanno rilasciato in questo modo il loro In Rainbows nell’ottobre 2007. Non è acquistabile dai negozi, ma solo ordinandolo dal sito del gruppo - chi ha effettuato l'ormai tradizionale pre-ordinazione con un anno di anticipo riceverà naturalmente una copia in edizione speciale e limitata.

L’album si divide in due cd.
Il primo, intitolato Essence, è costituito in maniera concettuale con un’attitudine atmosferica, distensiva, a tratti minimale a permeare le canzoni. Sullo sfondo, un concept riflessivo e introspettivo verso la ricerca della felicità, dilemma la cui risposta è che non esiste una strada verso la felicità ma è la felicità ad essere la "strada" (da cui il titolo principale). A tratti sembra ricordare un disco come Brave per l'intreccio di melodia delicata e atmosfericità in un lavoro che scorre secondo un filo preciso che avvicina le tracce in un unicuum denso e compatto, ma Essence risulta più sognante, vellutato e tastieristico, dipanandosi a modo suo nel corso dei suoi oltre cinquanta minuti.

Dreamy Street è una breve introduzione di pianoforte, l’album vero e proprio comincia con This Train Is My Life: arpeggi riverberati di sottofondo, ritmiche semplici e cadenzate che scandiscono l’intessitura del brano, cantato nostalgico e forte vena melodica come nucleo della canzone, a tratti piacevolmente pop, ma anche vicina al blues-rock nell’assolo dolceamaro.
Essence si costruisce sul contrasto fra crescendo d’intensità, distensioni emozionali e ricercatezze sonore electro/ambient o rock, il tutto con una struttura poliedrica.
Wrapped up in Time è quasi una ballata, gioca sul connubio fra tenui effetti elettronici d’atmosfera e le melodie timide del resto della strumentazione che preparano al climax emotivo - espresso vissutamente dalle linee vocali di Hogarth - del ritornello conclusivo.
Liquidity è una strumentale (che in parte ricorda certi Sigur Ròs) dove un pianoforte malinconico e ripetuto si inserisce su di uno sfondo ambient, ricollegandosi direttamente a Nothing Fills the Hole, inizialmente dalle atmosfere inquietanti ma che poi sfocia in un misto di rock/pop, chitarre bluesy e hammond dalle tonalità quasi soul, fino alla conclusione minimale.
Woke up è una placida escursione elettro-acustica, immersa fra influenze folk rock, spruzzi elettronici di sottofondo e persino sonorità esotiche nel finale (strings orientaleggianti, percussioni etniche leggere).
Le strings caratterizzano anche Trap the Spark, ma si tratta di riempimenti onirici sui quali si adagiano le dolci melodie e i timidi giri di note che accompagnano il canto malinconico. Azzeccatissimo il morbido assolo conclusivo, che esalta la carica emozionale del brano senza eccedere in maniera equilibrata.
A State of Mind viene introdotta da leggere sonorità latin/salsa, a cui rapidamente si addizionano le coordinate già tracciate dall’album fino a questo momento con inserti di tastiera, contorni chitarristici non intrusivi e ritornelli più decisi.
La titletrack conclusiva Happiness Is the Road è una suite che inizia con un ambient onirico e celestiale, tre minuti introduttivi che cedono il posto ad un pezzo lounge notturno e cristallino, sviluppandosi poi in un continuo intreccio di melodie malinconiche, tastiere ambientali e chitarre multisfaccettate come accompagnamento. Ne risulta un gradevole viaggio di dieci minuti capace sia di emozionare che di esaltare l'aura rilassante del brano.
C'è anche una ghost track, Half Full Jam parte con un continuo rimescolarsi di tastiere atmosferiche e melodie (chitarre effettate ed un giro di note di piano scanzonate), ma la batteria incalzante sembra preannunciare un’imminente esplosione, e difatti il chorus è un bruciante irrompere di distorsioni cadenzate.

Inizia ora il secondo cd, The Hard Shoulder. E’ più variopinto, in certi momenti con maggiore adesione alla forma-canzone canonica ed un piglio maggiormente d’impatto, in altri più progressivo e camaleontico, il tutto sempre mantenendo un’alta dose di atmosfericità e melodiosità morbida in piena attitudine a la Marillion.

Thunder Fly è un pezzo scanzonato che prende le distanze dai pezzi più meditati e contemplativi del primo cd, ha un’energia quasi hard rock che traspare in alcuni punti, ma è resa più preziosa da distensioni atmosferiche, spolveratine jazzate e parentesi da ballata melodica.
The Man from Planet Marzapan è un cupo viaggio fra effetti futuristici, tappeti di tastiere che pervadono lo scenario dipinto dagli strumenti, leggeri spruzzi di fusion e bassi funky dinamici a costituire l'ossatura della canzone, triste ed atmosferica fino al finale più carico di speranza.
Si prosegue con gli occhiolini ai Pink Floyd di Asylum Satellite #1 e i suoni delicati e sfuggenti di Older Than Me, fra i pezzi meglio riusciti del secondo cd, rispettivamente un poliedrico brano onirico e visionario ed una cullante ninna-nanna dalle armonie commoventi.
Throw Me out filtra e rielabora tocchi blues, influenze dai Coldplay e atmosfere giocose, libere e spensierate. Anche Half the World tende ad avere una certa spensieratezza, ma risulta anche un po' troppo ordinaria e blanda.
Si fa notare positivamente il pop/rock energico ma velatamente malinconico della hit Whatever Is Wrong With You, con le sue melodie semplici ma accattivanti contornate da una sezione ritmica dal piglio catchy e confluenti nei densi droni chitarristici del ritornello appassionato.
Si passa ora al rock sentito di Especially True, seppur un pizzico monotono, ma è maggiormente riuscita Real Tears for Sale, cupa suite maggiormente vicina alle consuete coordinate marillioniane, fra influenze neo-prog e di Peter Gabriel, intermezzi atmosferici, tocchi esotici e schitarrate soliste bluesy conclusive dopo un breve crescendo d’epicità.

Nonostante alcuni momenti sottotono, Happiness Is the Road ha dalla sua l’alta assimilabilità ed una certa compattezza che equilibra il tutto evitando bassi eccessivi (ma anche particolari picchi), seppur alla lunga potrebbe sfociare in una relativa monotonia.
Si tratta insomma, come già detto, di un disco che rifugge dall’essere ambizioso o dall’osare particolari rivoluzioni, adagiandosi su di un songwriting maturo con l’intento di offrire solo un buon campionario di canzoni gradevolmente melodiche e sapientemente arrangiate, che potremmo idealmente collocare a metà strada fra i precedenti Somewhere Else e Marbles; certo, nulla di particolarmente nuovo o straordinario, ma è semplicemente un lavoro che si lascia ascoltare in tutta scorrevolezza, che vuole risultare un piacevole sottofondo per quando si necessita di una musica fantasiosa e rilassante - riuscendo nell’intento e facendolo con un gusto e una raffinatezza che parecchie altre formazioni si sognerebbero di avere.
Chi si aspettava qualcosa di molto più sensazionale invece rimarrà probabilmente deluso.


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