Voto: 
5.0 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
Pavement Music
Anno: 
1996
Line-Up: 

- Phil Fasciana - Chitarra
- Jon Rubin - Chitarra
- Jason Blachowicz - Basso, Voce
- Dave Culross - Batteria


Tracklist: 

1. Joe Black (03:34)
2. Self-Important Freak (02:39)
3. Sadistic Perversity (03:20)
4. No Salvation (Remix)(04:06)
5. To Kill (Remix)(03:50)
6. Tasteful Agony (Remix)(04:42)
7. Genetic Affliction (04:38)
8. Raining Blood (03:47)
9. Remnants Of Withered Decay (03:57)
10. Impaled Existence (03:21)

Malevolent Creation

Joe Black

Come tutti ben sanno, i Malevolent Creation hanno rappresentato e rappresentano tutt’ora una delle più seminali realtà della scena death d’oltreoceano. Basti osservare la sterminata lista di capolavori che costituisce la loro discografia per rendersene conto. Eppure, tra le immortali pietre miliari Retribution, The Will To Kill e The Ten Commandments, compare quella piccola macchia che porta il nome di Joe Black, il più grande passo falso della superband statunitense. Prodotto nel 1996 a un solo anno di distanza dal precedente e "di passaggio" Eternal, Joe Black rappresenta da una parte il consolidamento delle idee e dello stile Malevolent Creation, esponendone però in maniera approssimativa quelli che, solamente con i successivi capolavori post-1997, diventeranno i tratti peculiari del complesso newyorkese.

Privo della straripante violenza e delle più soffocanti atmosfere degli esordi, l’album vira su un sound decisamente più thrash e meno attento a livello melodico (Joe Black), sebbene la seconda Self Important Freak e l'opprimente Sadistic Perversity riescano a mantenere l'andamento del disco su alti livelli di cattiveria e violenza. Ma è a partire dalla quarta traccia No Salvation che inizia il crollo (a tratti ridicolo) di Fasciana&Co: a scandire il ritmo possente delle chitarre e l'atmosfera funerea del disco vi sono infatti ingombranti pattern drum&bass che, oltre a lasciare letteralmente basito l'ascoltatore per il solo significato della sperimentazione, trascina il livello del disco verso un progressivo calo. Sebbene la proposta potesse in qualche modo risultare interessante, la qualità con cui essa viene effettuata non si avvicina alla sufficienza: monotona, inutile e falsamente sperimentale, la parte centrale di Joe Black si consuma in questa (a tratti squallida) simbiosi di d&b e death metal, come dimostrano la "blasfema" riproduzione remixata di Tasteful Agony e l'insulsa reinvenzione hard-techno di To Kill.  A salvare relativamente Joe Black ci pensa però una manciata di canzoni riprese da due demo del 1990 e del 1993 (Genetic Affliction, Remnants Of Withered Decay e Impaled Existance, a cui si aggiunge la cover della storica Raining Blood degli Slayer) che, rimanendo in ogni caso lontane anni luce dai gloriosi fasti dei precedenti gioielli, riportano il disco verso atmosfere più tetre, sporche e angoscianti.

Senza passione, con pochi stimoli e privi dell'impegno e della più straziante carica che li ha sempre contraddistinti, i Malevolent Creation hanno dato alle stampe il loro peggior lavoro: deludente come pochi altri casi per quanto riguarda la band seminali del death, Joe Black è un album quasi amatoriale, difficile da capire e da valutare senza cadere nella delusione. Ma, tanto per chiudere positivamente la recensione e per far capire quanto realmente Joe Black rappresenti un episodio inutile e trascurabile, sappiamo tutti come è andata a finire negli anni successivi; In Cold Blood, The Fine Art Of Murder, Envenomed, The Will To Kill.. Perchè loro sono i Malevolent Creation. Perchè loro sono il Death Metal.

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