Voto: 
9.9 / 10
Autore: 
Conan Troutman
Genere: 
Etichetta: 
MCA
Anno: 
1974
Line-Up: 

:
- Ronnie VanZant - Vocals, J&B
- Gary Rossington - Gibson Les Paul
- Allen Collins - Gibson Firebird
- Ed King - Fender Stratocaster
- Billy Powell - Tastiera
- Leon Wilkenson - Firebird Bass
- Bob Burns - Batteria

Tracklist: 

:
1. Sweet Home Alabama (04.42)
2. I Need You (06.54)
3. Don’t Ask Me No Questions (03.24)
4. Workin for MCA (04.46)
5. The Ballad of Curtis Loew (04.45)
6. Swamp Music (03.29)
7. The Needle and the Spoon (03.52)
8. Call Me the Breeze (05.23)

Lynyrd Skynyrd

Second Helping

Chi sono i tre maggiori gruppi Southern Rock? La risposta è semplice: la Allman Brothers Band, la Marshall Tucker Band e i Lynyrd Skynyrd. Tre esponenti del miglior spirito profondamente sudista, intimamente sporco di Blues, Country, Rock’n’Roll e Boogie/Honky-Tonk. Dove i primi toccano livelli di eccelsa bravura nel ridefinire un nuovo stile di Rock-Blues (forse uno dei migliori episodi di Rock-Blues "bianco" degli inizi del 1970 negli States), con appassionate e chilometriche jam sul palco, i secondi si distinguevano per le farciture Country dei pezzi e la creazione di paesaggi musicali di ottima raffinatezza; i Lynyrd Skynyrd erano la faccia "brutta, sporca e cattiva" del Southern. Si presentano sul palco con una potenza di fuoco enorme, garantita da tre chitarristi di estrema bravura (Allen Collins alla Gibson Firebird, Gary Rossington alla Gibson Les Paul ed Ed King alla Fender Stratocaster -adibita spesso a compiti di slide-guitar-), con basso e batteria a fare da scudo e un piano honky-tonk che tiene i watt delle chitarre distanti dal lidi Hard’n’Heavy. Ma quello che caratterizza, rende unico ed inimitabile il suono degli Skynyrd, è la voce alcolica e profondamente sudista di Ronnie VanZant, una voce che, nelle migliori delle aspettative, è accompagnata da una penna acuta e un talento di non facile riscontro odierno. Da rimarcare è il fatto che VanZant è uno dei cantanti anni ’70 che sa cantare anche dal vivo, risultando emozionante e dispiegando ottima padronanza sul palco.

La prima prova in sala di registrazione vede gli Skynyrd cimentarsi in una composizione che, in ambito southern, può essere definita la Stairway to Heaven del profondo sud USA (si legga Free Bird), e altre canzoni che segneranno profondamente l’ascoltatore (solo per citare una delle loro più fortunate composizioni, Simple Man).
La seconda prova in studio è la conferma. La band gira al massimo, le composizioni sono perfette, la triade di chitarre appena costituita macina assoli e composizioni di gusto sopraffino. Ci sono pochi, pochissimi dischi che presentano tutte le canzoni di spessore notevole, dalla prima all’ultima.
Il disco si apre con uno dei giri di chitarra più conosciuti e diventato il trade-mark del gruppo fino ad oggi: Sweet Home Alabama è la canzone degli Skynyrd. Forse non la più bella, questo trono spetta a ben altre composizioni, anche sullo stesso Second Helping, ma la più distintiva e conosciuta. Se il Rock sporco fa capolino nella prima traccia, ecco che due chitarre soliste tatuano nel disco il loro imprinting nella seconda traccia I Need You. Canzone d’amore, ma nel senso nobile del termine, melodica e carica di pathos, in cui la voce di Ronnie si fa più suadente ed eleva il pezzo al di sopra della title-track.

Ma il gruppo di Jacksonville non disdegna il lavoro sporco, presentando un "uno-due" micidiale per carica ed umore sudista, con le chitarre che diventano più roche e la sezione ritmica più incisiva. Don’t Ask Me No Question e Workin for MCA, presentano la faccia rock e più debitrice dell’hard rock-blues inglese intelligente del gruppo della Florida. Ronnie si presenta ispirato anche in queste occasioni, tratteggiando ferocemente il rapporto con la loro casa di distribuzione.
Lo stereotipo dell’uomo sudista (negli anni ’70) prevedeva anche un necessario razzismo verso i neri presenti nel Sud degli USA. I Lynyrd si pongono fortemente contro questo stereotipo, dipingendo una canzone spettacolare, giocata tutta su slide e chitarra acustica (con un piano che fa discretamente capolino nel tessuto sonoro), con un Ronnie grande cantore della vita di strada. Il pezzo narra la storia del rapporto di ammirazione di un bambino (Ronnie?) per un cantante blues nero da crocicchio (Curtis Loew).
"Vivi veloce, lavora sodo, muori giovane". Questo era il detto dei ‘70, seguito appieno anche dal gruppo. Alcool e droga circolavano tranquillamente, i pericoli sono sempre in agguato. The Needle and the Spoon è la disperazione di una vita "on the road" e delle sue facili scappatoie; mentre la successiva "Swamp Music" è un piccolo manifesto del genere. Suono paludoso (come da titolo), basso pulsante e chitarre impegnate a tratteggiare un ritmo semplice ma perfettamente incisivo.
La canzone finale è il canto del cigno. Un pezzo che vale l’acquisto del disco e la fiducia su quello successivo. Una cover che pochi potranno fare propria oramai, infatti "appartiene" agli Skynyrd ( un po’ come All Along the Watchtower di Bob Dylan, coverizzata e fatta propria da Hendrix). Call Me the Breeze è un pezzo di J.J.Cale, pezzo bello, tranquillo, nel puro stile di Cale, che viene reso un adrenalinico rock dai Nostri. Assoli tecnici e caldi, ma con gusto; un piano stellare che si merita gli applausi, una sezione fiati brillante.

Un apice creativo, una folata di vento che spazza via i dubbi sugli Skynyrd come gruppo solo "muscolare", di "potenza", rivelando invece un gruppo maturo e conscio del proprio valore.
Otto canzoni immortali, sintonia perfetta, passione bruciante, abilità tecniche al servizio della musica e non di vane auto-celebrazioni; cioè i Lynyrd Skynyrd che sono stati e non rivedremo più.

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