Voto: 
7.8 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Genere: 
Etichetta: 
Hydra Head Records
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Brian 'Lustmord' Williams - Suoni, Produzione, Composizione

Ospiti:
- Buzz Osborne – Chitarra in “Prime”
- Aaron Turner – Chitarra in “Element”
- Adam Jones – Chitarra in “Godeater”, “Er Eb Us” e “Dark Awakening”
- Paul Haslinger – Suoni aggiuntivi in “Godeater”

Tracklist: 


1. Testament
2. Element
3. Godeater
4. Dark Awakening
5. Ash
6. Of Eons
7. Prime [Aversion]
8. Er Ub Us

Lustmord

[Other]

Il papà della Dark Ambient torna nuovamente a inquietare i nostri hi-fi con il suo nuovo parto, “[ O T H E R ]”, disco che rinforza il proficuo connubio con la Hydra Head (decollato nel 2004 con la pubblicazione del buonissimo “Carbon/Core”) e con il suo fondatore Aaron Turner: tra le curiosità principali di questo nuovo episodio targato Lustmord spicca infatti la presenza di ospiti chitarristici d'eccezione – oltre alla già citata ascia degli Isis, troviamo difatti una vecchia volpe come King Buzzo dei Melvins (band con cui Lustmord collabora da tempo) nonché il celebre Adam Jones dei Tool, che restituisce il favore della collaborazione a Brian (che si era occupato dei remix di “Schism” e “Parabola” sui rispettivi singoli); sono presenti inoltre le manipolazioni sonore di Paul Haslinger, che per un lustro (il secondo degli anni '80) fu membro degli storici Tangerine Dream.

Com'è facile prevedere, la base sonora di “Other” rimane coerente al percorso musicale che da sempre caratterizza i lavori di Lustmord: una Dark Ambient profonda e silenziosa, plasmata con perizia suprema e massima cura per il dettaglio sonoro, e quindi capace di ricreare con notevole fedeltà le visioni oscure del proprio autore, abile a far fruttare la sua formidabile esperienza nel creare panorami sonori di grande suggestione.
Ma dopo un numero consistente di dischi di elevata caratura, la bontà dell'Ambient Music del signor Williams non è più una novità, e i pezzi 'solamente suoi' (come l'iniziale, anonima, “Testament”), non riescono a far scattare la scintilla della passione nonostante siano forgiati con estrema perizia: è qui che vengono in aiuto gli ospiti, capaci di catalizzare l'attenzione con i loro interventi e di amplificare le capacità sonore di Lustmord.
Se il gioco riesce solo 'sufficientemente' bene nella seconda “Element” (un buon pezzo in cui compare, ma senza grossi colpi di scena, il frontman degli Isis, che si limita a qualche terrificante ma prevedibile drone), la musica cambia con il colosso in terza posizione “Godeater”: venti minuti di certosina costruzione sonora elettronica ed acustica ad opera di Williams e Haslinger, a cui con il passare dei minuti si aggiungerà la chitarra elettrica di Jones, minimale ma efficace nei suoi semplici giri al rallentatore all'interno della marea Dark Ambient di cui si rivela ottimo complemento; lo stesso Jones è presente anche nella successiva “Dark Awakening”, in cui un caldo ed oscuro giro di chitarra, un po' Southern Rock e non lontano dagli Earth dell'ultimo periodo, contrasta con il gelido sottofondo e i minacciosi field recordings di Lustmord (che si prende la ribalta durante la 'coda' del pezzo), nuovamente con risultati di pregio nonostante la semplicità degli ingredienti.
E se “Ash” e “Of Eons” non fanno che rinsaldare la regale presa del maestro Williams sullo scettro della Dark Ambient 'pura e semplice', si torna alle 'ospitate' con gli ultimi due pezzi, “Prime [Aversion]” ed “Er Ub Us”: nel primo troviamo Buzz alle prese con un acido ed asciutto riff loopato che tenta di non affogare nel superbo contorno ambientale costruitogli attorno (diventando 'ritmo' di un grandioso pezzo in cui gli strumenti solisti sono sibili, rimbombi, risonanze ed onde sonore assortite), mentre il secondo vede nuovamente Adam Jones ricalcare i passi di “Godeater” per un'atmosfera ancor più apocalittica.

Ennesima riprova del talento di Williams, artista letteralmente imbattibile nel suo campo, “Other” è un disco di indubbia qualità, in cui la produzione e i suoni perfetti sono valore aggiunto, mentre gli innesti di chitarra sono motivo di curiosità (un rischio sicuramente ben calcolato, ma anche un tentativo assolutamente indovinato) e di particolarità all'interno della ricca discografia dell'americano. Nel suo ambito, difficile trovare nuove uscite degne di rivaleggiare con un disco come “Other”, sicuramente consigliato a tutti gli amanti del genere.

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