Voto: 
7.6 / 10
Autore: 
Marcello Zinno
Etichetta: 
Magna Carta
Anno: 
1999
Line-Up: 

Tony Levin - Chapman stick and bass
John Petrucci - guitars
Mike Portnoy - drums, percussions
Jordan Rudess - keyboard

Tracklist: 


1. Acid Rain
2. Biaxident
3. 914
4. Another Dimension
5. When the Water Breaks
6. Chewbacca
7. Liquid Dreams
8. Hourglass

Liquid Tension Experiment

2

Dopo un esordio davvero all’altezza dei nomi incisi in copertina e dopo un solo anno di distanza, giunge l’atteso sèguito dei Liquid Tension Experiment, utile per comprendere se si fosse parlato di semplice raggio di sole all’interno del progressivo buio circostante o del canto del cigno di musicisti arrivati ormai all’apice della loro carriera. La band, per chi non lo sapesse, rappresenta un progetto parallelo principalmente per 3/4 della band, la quale, abbandonato originariamente James LaBrie per forza di cose (l’intenzione era quella di creare un side-project prog strumentale), ha rimpiazzato l’ormai fedele mercenario (in senso buono) Myung con l’eccelso Tony Levin (ex King Crimson e non solo).

E così il sogno eretto intorno alle mura classiche e solidissime del prog metal, abitazione nativa per i “DT members”, continua a mostrare le proprie velleità, questa volta incentrate su una ricerca maggiormente sperimentale del proprio significato: non a caso l’album consta di soli 8 pezzi per la durata totale di 74 minuti (stessa durata del debutto). I razionali ispiratori sono i medesimi del primo album omonimo, ma questa volta si nota una maggiore scioltezza nella composizione, come se i Nostri fossero consapevoli dell’aver passato il primo grosso esame e, ormai da decenni consci delle proprie potenzialità si gettino a capofitto in tracce molto tecniche e varie.
Poco conta se 914 ci ricorda l’opener Chets And Kevin’s Excellent Adventure, e se risulta anche la più breve track con i suoi pur significativi 4 minuti pieni, ma è proprio la scorrevolezza all’interno di un panorama musicale delimitato ma non confinato (quello del prog in generale), la chiave di lettura di questo album e nonché l’asso nella manica per non trasformare l’intero lavoro in uno sterile esercizio di tecnica fredda fine a sé stessa (come i più alludono).

Tale scioltezza rischia però di trasformarsi in qualcosa di diverso a causa di un costante, seppur non candido, avvicinamento a sonorità più pacate, nascoste sottoforma di sperimentalismi vari (vedi Liquid Dreams e Hourgrass).
Scaltro e pur sempre presuntuoso, 2 perde parte della sfrontatezza dimostrata in passato, ma guadagna in saggezza, come una nuova band che si rafforza le ossa; una dimostrazione giunge diretta da Another Dimension che nella sua parte centrale fiancheggia staccate, trasferimenti da un genere all’altro ed indurimenti di sound, tipici delle 4 anime ma impreziositi da arrangiamenti di alto livello.
Non mancano attimi riflessivi e tecnici “alla Jordan Rudess”, musicista che si sente a proprio agio nella lunghissima When The Water Breaks e nella quale il sound risulta uniforme e maturo; un brano che poteva tranquillamente durare qualche minuto in meno ma emotivamente maestoso nel suo tessere melodie opportunamente arricchite da precisi assoli.

Nella parte finale i LTE percorrono una strada molto più intimista, permettendo quella magica trasposizione da proposta strumentale a proposta sperimentale, tanto che in alcuni pezzi (vedi Chewbacca) i Nostri vestirebbero meglio i panni dei “fratelli” OSI (quelli del lavoro omonimo, i soli che valgano davvero). Tale scelta è rappresentata dalla metabolizzazione dell’approccio di Three Minutes Warning e dalla messa a frutto della saggezza e della scorrevolezza citate in precedenza.

Quasi abbandonati gli assaggi di groove che avevano insaporito l’esordio, adottati come condimento per un piatto ricco di ogni energia vitale, l’unica nota negativa di questo lavoro può essere proprio la parte finale imbottita di eccessi e che rischia di risultare indigesta sia agli appassionati del prog che agli headbangers incalliti.

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