Voto: 
7.7 / 10
Autore: 
Gravenimage
Genere: 
Etichetta: 
Napalm Records/Audioglobe
Anno: 
2005
Line-Up: 

- Live Kristine Krull - voce

- Mathias Roderer - chitarra

- Thorsten Bauer - chitarra

- Chris Lukhaup - basso

- Moritz Neuner - batteria, percussioni

- Alexander Krull - voce, programmazione



Tracklist: 

1. Vinland Saga (03:12)

2. Farewell Proud Men (04:04)

3. Elegy (05:07)

4. Solemn Sea (03:44)

5. Leaves’ Eyes (03:59)

6. The Thorn (04:05)

7. Misseri (Turn Green Meadows into Grey) (03:51)

8. Amhrán (Song of the Winds) (02:48)

9. New Found Land (03:28)

10. Mourning Tree (04:03)

11. Twilight Sun (03:22)

12. Ankomst (03:51)

13. Elegy (video clip) (04:33)

Leaves' Eyes

Vinland Saga

Variegato. Ecco la prima impressione che si ha ascoltando per la prima volta il secondo parto di casa Leaves’ Eyes, band composta da “Miss Gothic Metal” Liv Kristine e dalla line up degli Atrocity, il cui leader, Alexander Krull è anche compagno della bionda cantante.
Variegato e maggiormente teso, rispetto al predecessore, verso nuove ricerche e sperimentazioni sonore, andando a toccare lidi diversi, sempre cercando di separarsi dall’ormai trito e ritrito stile gothic rock/metal, ormai ben definito da band che nel corso di dieci anni hanno fatto storia, vedi nomi come Theatre of Tragedy e Tristania, tanto per citarne alcune.Più blandi, più sinfonici, meno essenziali i loro eredi, il che di per sé non sarebbe necessariamente un male; peccato però che ormai tendano tutti a scopiazzarsi tra di loro, salvo le solite, gradite e rare eccezioni.
Purtroppo i Leaves’ Eyes non si salvano dalla smania dell’assuefazione passiva e si adeguano un po’ troppo ai Within Temptation, perlomeno in alcune tracce, come nella epica e sinfonica Farewell Proud Men o nella più diretta (in cui si sente più che mai lo zampino dei “furono” Atrocità) Elegy. Non che il buon risultato sia opinabile, la suddetta canzone è decisamente ben confezionata, anche se con la carta regalo presa in prestito da altri.

Ma questa è solo una, e sottolineo una, delle direzioni in cui si sono spinti i tedeschi, ce ne sono altre: una che va’ a ripescare (oddio, ormai si pesca dovunque così) le sonorità più goticheggianti in cui è maestra l’ex vocalist dei Theatre of Tragedy, affiancate dal growl a tratti poco convincente, e ancora più spesso fuori posto, del marito: The Thorn e Solemn Sea sono buone canzoni, in cui Liv fa’ come sempre da padrona, ben supportata dagli archi e mal coadiuvata da Alexander, che ruggisce in modo un po’ troppo entusiasta. A prescindere dalla performance dunque non eccezionale di Krull, in brani come questi è troppo forte la sensazione di “già sentito” per poterne fare delle ottime canzoni.
E’ forse la terza strada quella da approfondire più attentamente, quella più meditata e pacata delle tracce più lente, in cui si assapora un sapore celtico, folcloristico, sognante, decisamente più complesso ed interessante. Abbandonate le bombardanti schitarrate e le strabordanti concertazioni, basta qualche accordo o arpeggio di chitarra acustica, un violino e un flauto per creare pezzi delicati come Mourning Tree, Ankmost, la titletrack Leaves' Eyes, dove Liv può donare la massima espressività alla sua voce da angelo.

Nel complesso, se si vanno a ritrovare le stesse sonorità nelle canzoni più heavy, si riconosce come, in fondo, un tocco di personalità ci sia, anche se forse non ancora pienamente consapevole, o forse semplicemente non abbastanza azzeccata all’interno del contesto. Una sfida per l’orecchio o una fastidiosa magagna? Qui entra in gioco l’ascoltatore. In ogni caso, da provare.

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