Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Matteo Mainardi
Genere: 
Etichetta: 
Akom Prod/Cool Blood Records
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Libu - Basso
- Dave - Chitarra, voce

- Laccio - Batteria

- Jan - Chitarra



Tracklist: 

1. Equilibrium

2. Screams of Death

3. The Devil'Son

4. Evil inside

5. Grind

Last Rites

Hate

I Last Rites, nascono nel 1997 e debuttano sulla scena discografica nel 2001 con l'omonimo demo-cd. Il loro nome non è sconosciuto a coloro che bazzicano nel mondo underground, soprattutto dopo che hanno vinto l'Almoust Famous Competition che gli ha permesso di distribuire i loro dischi addirittura in tutta Europa.

Solitamente, quando si parla di demo o di mini cd, la prima cosa che salta all'orecchio, è la qualità di registrazione che il più delle volte lascia molto a desiderare. In questo caso, invece, i suoni sono perfetti e non hanno nulla da invidiare a quelli dei cd veri e propri. Questo è indice di serietà e, soprattutto, di professionalità del gruppo che è una caratteristica difficile da trovare nelle band che ancora non sono arrivate sotto i riflettori dei più. Il genere proposto dai Last Rites è un mix di sonorità tipicamente thrash ad altre death di stampo classico. La cosa che colpisce di più, è l'elevata tecnicità del gruppo che dimostra di saperci davvero fare. Il tutto è sottolineato dal modo pulito con cui vengono suonati gli strumenti che, nonostante l'immancabile distorsione, non presentano alcun tipo di sbavatura o di imperfezione. L'album inizia con Equilibrium che si avvale di un intro molto cupo per far ambientare l'ascoltatore. Dopo i pochi secondi di tetralità, si parte subito a mille, con la batteria che sguinzaglia il doppio pedale e le chitarre che prendono fuoco per la velocità dei riff. La voce, come in tutte le altre songs, è acuta e tagliente e solo a volte viene intervallata da un growl cupo e gorgheggiante. Molto bella l'atmosfera che si viene a creare. Con Screams of Death si passa a sonorità e ritmiche più tendenti al Thrash ma gli omaggi al death non vengono a mancare. La canzone è molto tirata e nessuno dei Last rites sbaglia un colpo. The Devil'Son inizia con un fraseggio tra batteria e chitarra per poi partire tutti quanti in quella che sarà una vera e propria ondata di puro Death Metal. Degni di nota sono i bridge dove vengono contrapposte le ritmiche serrate con riff cadenzati. Con la penultima canzone, Evil Inside, ci si concetra sulle sferragliate di riff che, insieme alle raffiche di doppio, trascinano l'ascoltatore in un'ondata di sonorità davvero brutal. A contornare il tutto c'è la voce che si diletta nell' alternare vocalità acute e taglienti con altre gutturali e compatte. Grind chiude il cd e presenta caratteristiche molto simili a quelle dei Six feet under. La voce stessa è molto simile a quella di Chris Barnes in True Carnage.

Non vi è nulla di negativo da dire riguardo a questo mini cd, ma solo che i Last Rites dimostrano di essere un gruppo davvero eccellente e sbalorditivo. Un merito non da poco è la grande tecnica che hanno nel suonare ognuno il proprio strumento, soprattutto chitarre e batteria che non fanno alcuna sbavatura e suonano in modo molto pulito e lineare. A questo punto, viene da chiedersi quando uscirà il loro primo album.


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