Voto: 
8.5 / 10
Autore: 
Stefano Pentassuglia
Etichetta: 
My Kingdom Music
Anno: 
2012
Line-Up: 

Voce e Chitarra : Ugo Ballisai

Basso: Alessio Caruso

Batteria: Luca Costanzo

Tracklist: 

01. Snowstorm
02. The Fairies’ Circle
03. Silence
04. Lilith
05. Holy Mountain Pt1 (The Alkemist’s Frode)
06. Holy Mountain Pt2 (The Rebirth)
07. 24 Megatons
08. Equilibrium
09. The Essence Remains

L'Alba Di Morrigan

The Essence Remains

Dev’esserci qualcosa, nell’aria di Torino, che infonde sensazioni profonde e malinconiche mentre si attraversano i suoi portici e le sue vie solenni, o si osservano le foglie gialle dell’autunno confondersi con il colore di palazzi e monumenti. Non mi meraviglierei che una città affascinante come questa possa ispirare anche la musica delle numerose band che vi risiedono e che ne traggono giovamento per le proprie opere. Il fatto che, in Italia, fosse Roma ad attirare il maggior numero di gruppi dediti ad un gothic metal estremamente intimista e melanconico (e, su tutti, penso ai Klimt 1918, ai The Foreshadowing e soprattutto ai fenomenali Novembre) non ha impedito che fosse proprio la ex capitale dell’800 la culla di una nuova promessa per questo sempre più interessante filone musicale tipicamente italiano.

L’Alba Di Morrigan, infatti, è una realtà tutta torinese che aveva già mostrato le unghie nel 2009 con l’album “The Circle” (che a suo tempo ascoltai e di cui mi innamorai al primo ascolto). Non abbastanza, evidentemente, dal momento che i tre ragazzi hanno deciso di ri-registrare il vecchio demo aggiornandolo, ri-arrangiandolo e rendendolo degno dell’attenzione di un’etichetta non da poco come la My Kingdom Music come il loro primo esordio ufficiale vero e proprio.

Fatta eccezione dell’inedita e notevole title track, le canzoni sono rimaste quelle di “The Circle” ma si sente che questa volta qualcosa è cambiato. I vecchi brani, che all’epoca erano contornati da quel tipico fascino che si deve alle registrazioni autoprodotte, sono stati ripuliti e ridefiniti con una luce nuova e sonorità finalmente in grado di far risaltare la bellezza delle composizioni. Questa volta la chitarra graffia sul serio, la voce riscalda, il basso avvolge e la batteria è potente e fa finalmente il suo lavoro come si deve (parole di Ugo: “nel vecchio disco la batteria sembrava quella dei Beatles!”).

I brani sembrano seguire un filo conduttore che li lega attraverso le emozioni iniettate nelle vene dell’ascoltatore. Quando inizia “Snowstorm”, tutto si placa, il basso disegna linee nell’aria che si sposano con una chitarra delicata e una voce sommessa, che sembra introdurci nell’antro di un mondo decadente. Presto però si rintraccia anche la variabilità delle strutture e un approccio che non scade mai nell’autolesionismo del gothic metal ma, al contrario, rimane sempre ancorato alla dinamicità di un rock visionario e ispirato. Arpeggi, assoli, cambi di tempo e melodie suadenti che non annoiano mai e inducono piuttosto a riascoltarle con piacere.

Lo stesso discorso vale per tutte le canzoni qui presenti, con una “The Fairies’ Circle” grintosa ed estremamente emozionante nelle sue divagazioni post-rock, o una “Silence” che avvolge i sensi e se ne impossessa, rilassando le membra, la testa ed il cuore. La successiva “Lilith”, isola felice con il suo testo in italiano, si avvicina maggiormente alla drammaticità dei Novembre, mentre la coppia “Holy Mountain” Parte 1 e 2 scatenano tutto l’estro creativo del combo: basso pulsante e chitarre variegate, in un rock intenso ed estremamente coinvolgente che spinge più volte a ripremere il tasto play per riascoltare determinati passaggi e certe melodie che meritano particolarmente.

“24 Megaton” preme sul pedale dell’acceleratore senza aggiungere molto a quanto ascoltato in precedenza, mentre “Equilibrium” placa i sensi in una suite di sensazioni soffici da trip mentale che si sposano ad un post metal intenso e decadente. Con la conclusiva “The Essence Remains”, i tempi rallentano e si dilatano, regalando momenti di musica intimista e melodie che mi hanno ricordato molto da vicino i migliori Katatonia.

Si chiude così un vero e proprio viaggio, avvolgente e delicato, che sembra quasi riassumere quello che è l’approccio italiano alla materia gothic metal di terra scandinava. Tutto questo, però, senza dimenticare un concetto importante: la forza di questi ragazzi sta anche nel non avere una sola ma più fonti di ispirazione che si completano, ed è un piacere osservare come l’amore per la band di Jonas Renkse possa unirsi a tonalità post-rock o a sonorità che ricordano da vicino il post metal autunnale dei Callisto…  Un dettaglio non da poco per chi è affamato di questo tipo di sound e apprezza tanto “Viva Emptiness” e “Tonight’s Decision” quando “Providence” e “Noir”.

Unica pecca dell’album: il fatto di essere ancora acerbo per ovvie ragioni, essendo il primo (seppur notevole), induce il gruppo ad adagiarsi molto nelle strutture che gli sono più congeniali, con il risultato che a volte le canzoni tendono ad assomigliarsi un po’ troppo le une con le altre. Se non fosse stato per questa omogeneità di fondo, probabilmente un disco del genere, pur essendo un debutto, avrebbe meritato addirittura un 9 pieno! In ogni caso, i margini di miglioramento e progresso sono ampi e ciò non può far altro che farmi incuriosire e sperare nella futura pubblicazione di un vero e proprio capolavoro, dal momento che i requisiti per farlo ci sono tutti.

Ugo, Alessio e Luca, i tre ragazzi dei L’Alba Di Morrigan, ho avuto il piacere di conoscerli dal vivo e devo dire che non me li aspettavo così affabili e simpatici come poi si sono dimostrati; ma, andando al di là del loro lato meramente umano, si tratta di persone che credono davvero nella musica che suonano e che, a mio parere, meritavano che qualcuno si accorgesse di loro e non posso far altro che ringraziare la My Kingdom Music se ora posso godermi in pieno il loro disco. Tra l’altro, uno dei brani inediti che ho ascoltato durante il loro ultimo concerto nella città di Cavour mi ha fatto davvero ben sperare che il prossimo album possa raggiungere, se non superare, le vette raggiunte dal questo esordio.

Un gruppo che può fare la differenza in questa Italietta dove le band talentuose si contano a centinaia ma sono poche quelle che davvero riescono ad affermarsi. Se saranno una band fondamentale per il futuro della scena metal italiana, questo potremo capirlo solo con i successivi album; sicuramente, per ora, si tratta di una realtà importante e da tenere assolutamente d’occhio.

Preziosi.

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