Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
Fat Wreck Chords
Anno: 
1992
Line-Up: 

- Joey - Voce
- Chris - Chitarra
- Shawn - Chitarra
- Jesse - Basso
- Derrick - Batteria


Tracklist: 

1. Tragic Vision
2. Foiled Again
3. Bury The Hatchet
4. Angry Days
5. Noble End
6. Child Inside
7. Bad Moon Rising
8. Beer Goggles
9. Inspector Gadget
10. Parents Guide To Living
11. Mr. Coffe
12. Of Mind And Matter
13. Stop Whining
14. Lag Wagon

Lagwagon

Duh

Il Punk è  stato un genere che ha da sempre diviso la critica musicale in maniera netta e decisa, creando i suoi adulatori e suoi nemici. Ma aldilà del conflitto critico-commerciale che si è svolto durante più di trent'anni di storia (e ancora oggi si svolge), il Punk ci ha offerto una miriade di band dall’elevatissimo potenziale compositivo, e naturalmente i Lagwagon, se si parla dello scenario melodic-punk novantiano, fanno parte di questa schiera di musicisti che hanno totalmente rinnovato la struttura di base del Punk primordiale fondendolo con l'attitudine più rabbiosa ma meno nichilista degli anni '90. Veloce e furioso ma allo stesso tempo impregnato di un insolito fascino melodico, il linguaggio dei Lagwagon trova nel capolavoro Duh una delle sue espressioni più convincenti, trasportando allo stesso tempo il complesso americano tra i portabandiera del Punk di inizi anni ’90.

La opener del disco Tragic Vision riflette immediatamente il talento della band, sia dal punto di vista strumentale che da quello delle lyrics: è facile infatti notare come la giusta (ma triste) realtà americana che ci viene presentata dal gruppo attraverso un semplice ma profondo schema di testi, si abbini alla perfezione con il tappeto melodico di fondo, impeccabile accompagnamento per un vero e proprio inno contro l’angariato disequilibrio della pessima società americana. La successiva Foiled Again continua sulla stessa strada della prima song presentandoci però, per un solo minuto e mezzo, riff meno attraenti, al contrario di Bury The Hatchet, quasi commovente nella sua successione di riff grezzi ma dall'alto contenuto melodico. Toni più divertenti e gettonati caratterizzano invece la quarta Angry Days, molto simile ad una semplice ballata per mood e linee melodiche, mentre la seguente Noble End, più veloce e martellante, rende più tosto e rabbioso l'intero andamento di Duh. Ma a tratti anche la sporcizia e il suono poco curato dei Lagwagon passano in secondo piano grazie ad un impianto melodico sempre convincente e mai banale, come quello che ci viene raffigurato da Child Inside, seguita dalla divertentissima rivisitazione Punk della countreggiante Bad Moon Rising. Ma i toni più seri e rabbiosi riprendono immediatamente il loro violento corso con quel capolavoro indiscusso che è Beer Goggles, aperta dal mostruoso show del batterista Derrick (suicidatosi l’anno scorso, R.I.P.) che cala un  tappeto rosso per il rabbioso proseguimento della canzone, caratterizzata da un impatto sonoro ed emotivo devastante, un brano davvero eccezionale che racchiude in se l’essenza stessa del Punk moderno.

Dopo questo epico capitolo assistiamo alla messa in scena di un'altra spettacolare ma brevissima (appena 25 secondi) rivisitazione, questa volta della famosissima sigla del grande cartone Ispector Gadget, seguita da Parents Guide To Living, toccante e a tratti straziante, al contrario della seguente Mr Coffe, divertente sì, ma colpevole di interrompere bruscamente l’andamento emotivo del disco, che prosegue comunque con Of Mind And Matter, costruita come sempre su una base molto diretta, ma che si amalgama perfettamente con la semplicità dei riff.
Oltrepassando Stop Whining, che oltre alla grande prova di Derrick alla batteria risulta abbastanza stancante per banalità e ripetitività, si arriva al capitolo conclusivo di questa avventura: Lag Wagon, canzone che chiude dentro di se il vero spirito del gruppo americano, un mix di spensieratezza, rabbia e atmosfera da strada che chiude in maniera eccellente uno dei migliori esperimenti del punk degli anni '90.


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