Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Damiano Cembali
Genere: 
Etichetta: 
IndieBox 360°
Anno: 
2010
Line-Up: 

:
Ale – voce
Gio – chitarra, backing vocals
Giacomo – basso, backing vocals
Mauri – batterista

Tracklist: 

:
01 - L’Italia che muore
02 - Lamenti
03 - Nel nome di chi
04 - La striscia del pianto
05 - Invisibile
06 - Spiegami perché
07 - Stagioni perdute
08 - Il cielo che non c’è
09 - La terra trema
10 - Fantasmi
11 - La linea del tempo

L'Invasione Degli Omini Verdi

Nel Nome Di Chi?

Prologo (dal sito ufficiale de L’Invasione degli Omini Verdi).

L'invasione degli omini verdi ha inizio nel luglio del 1999, quando quattro omini provenienti dalla galassia tra Mantova e Brescia, decisero di mettersi a suonare quella musica strana che alcuni terrestri chiamano punk, ma che loro preferiscono definire hc melodico. Ora i nostri quattro alieni stanno per compiere definitivamente la loro missione: impadronirsi dei cervelli dei terrestri per vivisezionarne le parti veloci e melodiche, e distruggere quelle sonorità che interagiscono sul cattivo stato d'animo.

Al di là dell’ironia bonaria e contagiosa, mai sintesi fu più calzante, perché è certamente vero che da più di 10 anni ormai L’Invasione degli Omini Verdi miete vittime su e giù per il vecchio stivale, e pare destinata ad incrementare ulteriormente la portata delle proprie lontane ambizioni. Merito soprattutto di un lavoro sensazionale, bruciante nei testi, esaltante nelle melodie, semplicemente toccante nella loro feroce combinazione: Nel Nome Di Chi, questo il titolo del loro ultimo album edito da IndieBox 360°, quarto di una carriera sempre ai vertici della scena italiana ma non solo, è infatti la consacrazione di una band finalmente matura, di un sound grintoso e coinvolgente eppure perfettamente compatibile con soluzioni liriche di vibrante sensibilità, di un modo di fare musica fresco e genuino che tocca le corde del cuore con quell’immediatezza accorta e spontanea che è solo di chi ama davvero la musica e, soprattutto, farne strumento principale di condivisione e, perché no, di opinione. 

Nel Nome Di Chi, infatti, non si esime affatto dal prendere posizioni sui temi più interessanti (e scottanti) dell’attualità nostrana e internazionale, citando, in maniera sottile ma ancor più efficace, tragedie ataviche (La Striscia Del Pianto) o più recenti (L’Italia Che Muore), umane o naturali, lasciando trapelare in modo più o meno nitido ma sempre graffiante il significato ultimo di quanto suonato e cantato. Politica, ecologia (La Terra Trema), società (Invisibile): il sentimento ricorrente che tutto domina e inquina è la frustrazione, la rabbia, l’impotenza, la solitudine, il desiderio di tradurre in azione concreta quello sdegno irriducibile che troppe circostanze, troppi accadimenti, troppe situazioni aberranti ormai producono in noi senza nemmeno più preoccuparsi delle possibili conseguenze. Non c’è rassegnazione, non c’è arrendevolezza, c’è soltanto un irrefrenabile esigenza di condivisione, di unione, di comunione: Nel Nome Di Chi è un richiamo, umano e universale, di tutti coloro i quali vogliono lottare, per capire, per fare, per cambiare, spinti dall’esigenza di dare sollievo alle proprie coscienze, di dare sfogo al proprio disincanto, di addolcire con la propria fatica ed il proprio calore l’amarezza di quanto “i nostri occhi, ogni giorno, sono costretti a subire”.

L’immediatezza tangibile delle liriche, unita al trascinante dinamismo delle linee melodiche, produce un’empatia sovente intima e del tutto naturale, pregio non indifferente per un genere come l’hardcore punk melodico che, se privo di questa penetrante carica emotiva, rischierebbe seriamente di barcamenarsi in maniera noiosa e stantia fra le solite ovvietà o gli ennesimi, nostalgici rigurgiti. Questo non è il caso de Nel Nome Di Chi, perché se è vero che la prima cinquina di tracce raggiunge un livello nettamente superiore al resto dell’album, tuttavia nessun episodio del disco appare quale mero riempitivo, al contrario, ogni momento acquista, ascolto dopo ascolto, la propria giusta fisionomia, trova la propria giusta collocazione all’interno di un platter che si lascia ascoltare con estremo piacere per tutta la sua durata senza eccessivi cali di tono (francamente rivedibile è la sola Fantasmi, più che altro per il chorus e la brusca conclusione).

Ciò che resta, dentro, di questo eccellente album, è la consapevolezza, la frenesia, l’urgenza di intervenire, non soltanto di prendere atto. E’ una questione di pensieri, parole, opere e soprattutto motivazioni, quelle per le quali il punk è nato, quelle per le quali il punk si è trasformato in hardcore, quelle per le quali l’hardcore e il punk dovrebbero continuare a esistere, a proliferare, a innovarsi, come mastini, attenti e minacciosi, perennemente alle calcagna di una realtà che sempre, dietro la faccia dorata, nasconde il proprio ritratto di Dorian Gray: questo sono i L’Invasione Degli Omini Verdi, e di questo, e di Nel Nome Di Chi, non dobbiamo che ringraziarli.  

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