Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Matthias Stepancich
Etichetta: 
Miasmah
Anno: 
2009
Line-Up: 

Pepijn Caudron - tutte le musiche
Eric Thielemans - percussioni
Jeremy Calbert - pianoforte
Kirsten Pieters - voce

Tracklist: 

1. Na de sex (4:21)
2. Tinseltown (4:17)
3. Miranda's onrustige slaap (2:30)
4. Kolossus (4:43)
5. Meisje in auto (2:36)
6. In de berm (Part 3) (2:39)
7. Nerveuze man (3:00)
8. Caliban (1:45)
9. Het wordt ouder (2:16)
10. Transmutation Device (2:13)
11. Asphyxia (1:31)
12. Vomitor (1:30)
13. Mythobarbital (2:58)
14. Nimmermeer (4:04)
15. De storm (3:43)
16. Slaapliedje (1:22)
17. The Black Balloon & the Armadillo (6:38)
18. Merope (3:24)

Kreng

L'autopsie phénoménale de Dieu

La piccola label norvegese Miasmah di Erik Skodvin colpisce ancora, pubblicando un altro album oscuro, profondo e fuori da ogni canone.
Si tratta stavolta di L'autopsie phénoménale de Dieu, primo album a nome Kreng, moniker dietro il quale si cela in realtà l'artista belga Pepijn Caudron, coadiuvato qui da un pianista, un percussionista e alcune guest vocali.
Caudron è da tempo un collaboratore musicale per la compagnia teatrale surrealista Abbatoir Ferme, e proprio questa serie di composizioni nasce in realtà come ipotetica colonna sonora ad alcuni loro progetti teatrali e cinematografici.
L'autopsie phénoménale de Dieu è anzitutto un lavoro di arrangiamento attorno a found sounds e sampling cinematografici, per i quali vengono costruite inquietanti tessiture musicali free-form grazie a pianoforte, archi e colpi percussivi; il territorio stilistico coperto è decisamente vasto, e costituisce un perfettamente equilibrato punto d'incontro tra dark-ambient (particolarmente vicino al progetto norvegese Elegi, del collega di label Tommy Jansen), jazz, e musica classica (con influenze, per quest'ultima, che rimbalzano principalmente dal Romanticismo a Erik Satie).
Le tracce si susseguono in un flusso con poche e rare sbavature (le uniche presenti sono dovute al lievissimo rimaneggiamento seguito alla pubblicazione su CD dopo quella su vinile), pensato come un'unione di due lunghe suite nelle quali vanno a convergere e sovrapporsi composizioni differenti scritte nel tempo.

Na de sex apre con lontane voci femminili operistiche su tappeto d'archi thriller e rumori ambientali, prima di accompagnare una timida nenia al pianoforte in stile Arvo Pärt al quale si aggiungono brandelli di batteria jazzata, chiudendo poi con sampling di vario genere; Tinseltown scorre su di un tappeto percussivo quasi industrial-ambient mentre in lontananza si odono fiati lamentosi, prima di lasciare tutto lo spazio ad una sentimentale melodia pianistica; in un'atmosfera inquietante, i colpi dissonanti a pianoforte e fiati di Miranda's onrustige slaap sono una rivisitazione minimalista del free-jazz alla Braxton; Meisje in auto prende addirittura in prestito il Preludio No. 20 di Chopin (che non suona assolutamente fuori posto accanto al resto del materiale), per accompagnarlo ad un'altra minimale ritmica jazzata e a sampling di pianti femminili, con un risultato angosciante; quei sampling proseguono in In de berm (Part 3), che li seppellisce sotto ad una serie di rumori ambientali e continue vibrazioni telluriche percussive, mentre comparsate di fiati e archi tesi spasmodicamente sembrano preparare un'esplosione, sfociando invece nei densi tappeti spettrali di Nerveuze man, tra archi gotici, rintocchi di campane, minimali colpi pianistici e percussivi; una linea melodica tzigana al violino colora, assieme a poche note al piano, il vuoto ambientale di Caliban, prima di lasciare spazio a Het wordt ouder, nella quale convivono batteria e fiati jazzati, voci operistiche, contrappunti orchestrali, archi e sampling drone-ambient; Transmutation Device e Vomitor si basano su un quasi-silenzio interrotto da rumori e dissonanze, con chiari riferimenti ai minimalismi atonali di John Cage, e vengono separate da Asphyxia, una soffocata e scarna ritmica tribale.
La suite finale, divisa in 6 tracce, si concentra invece inizialmente soprattutto su stratificazioni drone-ambient, accompagnate da nebbie spettrali, voci oniriche (Slaapliedje) e pochi exploit agli archi, prima di chiudere con le evoluzioni percussive della traccia più lunga del lotto (i 6 minuti e mezzo di The Black Balloon & the Armadillo) e il respiro romantico della finale Merope.

La particolarità che rende grande il disco è il fatto di sfoderare una magistrale e rara sensibilità in tutti e tre i principali campi musicali di riferimento, riuscendo quindi a risultare appetibile invariabilmente per i pubblici dell'ambient, del jazz e della classica contemporanea; in un panorama nel quale si assiste invece continuamente all'uscita di album ambient o avant-garde aridi e privi di qualsivoglia attrattiva per i non fan del genere, L'autopsie phénoménale de Dieu diventa dunque un'uscita da non perdere.
 

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