Voto: 
9.5 / 10
Autore: 
Paolo Gregori
Genere: 
Etichetta: 
Noise
Anno: 
1989
Line-Up: 

-Mille Petrozza - Chitarra e Voce
-Jürgen Reil - Batteria
-Rob Fioretti - Basso
-Jörg Trzebiatowski - Chitarra

Tracklist: 

1. Extreme Aggressions
2. No Reason to Exist
3. Love Us or Hate Us
4. Stream of Consciousness
5. Some Pain Will Last
6. Betrayer
7. Don't Trust
8. Bringer of Torture
9. Fatal Energy

Kreator

Extreme Aggression

Con Pleasure to Kill sembrava che il thrash metal teutonico avesse raggiunto l'apice della violenza e della brutalità, e presumibilmente quest'album rimarrà incontestato ancora a lungo in questi termini. A Petrozza e soci restava però molta strada da fare, sia dal punto di vista della tecnica (in particolare i vocals e il drumming) sia da quello della qualità di produzione. Entrambi gli aspetti vengono portati quasi alla perfezione nel 1989, con Extreme Agression: tre anni di tour internazionali portano la band un livello di potenza e tecnica inaudito, mentre l'ottimo produttore Randy Burns, che aveva già lavorato con Megadeth, Nuclear Assault e Suicidal Tendencies, trasferisce il quartetto tedesco ai Music Grinder Studios, Los Angeles, considerato allora ed ancora oggi uno dei migliori studi di registrazione a livello mondiale. Con Extreme Agression ci troviamo sicuramente di fronte a uno degli apici della carriera musicale dei Kreator e forse dell'intero genere di cui fanno parte. Questo album rappresenta infatti il culmine della maturazione tecnica dei quattro i quali, senza abbandonare l'aggressività che li aveva contraddistinti nei lavori precedenti, riescono ad abbinare ritmi velocissimi e rabbiosi a sequenze lente e cupe, in un perfetto connubio di potenza e tecnica.

La title track, Extreme Aggressions, anche opener del disco, rappresenta appieno la maturazione del gruppo: si è subito colpiti dalla varietà e dalla potenza dei riff che, nulla togliendo alla loro ferocia, mantengono sempre una precisa linea melodica, nonchè dai numerosi cambi di tempo che Ventor, protagonista di un miglioramento tecnico impressionante, esegue senza problemi.
No Reason to Exist, proseguendo stilisticamente sulla scia della traccia precedente, ci conduce in un abisso di pessimismo, sentimento che caratterizza il disco nella sua interezza. Anche sotto l'aspetto dei testi, quindi, questo platter si differenzia da Pleasure to Kill: nelle lyrics infatti, pur dominando ancora la feroce critica alla società, che con la sua falsità e la sua meccanicità "deumanizza" gli uomini, il sentimento di pura rabbia cede il posto alla più nera sfiducia nel futuro. Segue Love us or Hate us nella quale Mille riversa tutta la sua rabbia contro l'industria discografica modaiola e attaccata al denaro, accompagnato da un turbinio di riffs velocissimi e taglienti, in pieno stile teutonico. Con Stream of Conscoiusness giungiamo a un pezzo la cui violenza e velocità sembrano pensate apposta per scatenare poghi devastanti ai concerti; questo pezzo riporta alla mente i dischi precedenti di Petrozza & Co., ma, anche in questo caso, non si può fare a meno di notare l'abisso tecnico che li separa da quest'ultimo album. Si giunge quindi a Some Pain Will Last , una canzone che non è esagerato definire perfetta; dall'intro cupa e melodica, ai riff che mantengono una brutalità impressionante, nonostante la notevole diminuzione di velocità rispetto ai pezzi precedenti; in questo pezzo Mille urla tutta la sua rabbia e la sua frustrazione, i sentimenti di un animale in gabbia, come lui è intrappolato in una società che gli procura soltanto dolore. Con Betrayer assistiamo a una sfuriata tipicamente Kreator old style, ascoltando la quale è impossibile non lasicarsi andare all'headbanging più sfrenato, tuttavia alleviata dall'asolo centrale melodico e preciso. La successiva Don't Trust, forse il pezzo meno convincente dell'album, sembra risentire di qualche influenza d'oltreoceano ma con Bringer of Torture, altra mazzata per aggressività e ferocia, si ritorna al tipico stile teutonico.Il disco si conclude al meglio con Fatal Energy: il dialogo strumentale tra i due axemen che apre il pezzo mette subito in chiaro la qualità del pezzo che, in effetti, non deluderà l'ascoltatore, in particolare per quanto riguarda l'asolo centrale: una vera e propria di perla di tecnica strumentale che trova veramente pochi rivali nel suo genere.

In conclusione, questo è il disco ideale per chi si vuole avvicinare ai Kreator o al thrash europeo in generale, un capolavoro che, incontestato ormai da quasi vent'anni, non deve mancare sugli scaffali degli amanti del genere.

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