Voto: 
5.2 / 10
Autore: 
Marco Lorenzi
Genere: 
Etichetta: 
Virgin Records
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Luke Pritchard – voce, chitarra
- Hugh Harris – chitarra
- Max Rafferty – basso
- Paul Garred – batteria

Tracklist: 

1. Seaside (01:40)
2. See The World (02:38)
3. Sofa Song (02:14)
4. Eddie’s Gun (02:14)
5. Ohh La (03:30)
6. You Don’t Love Me (02:35)
7. She Moves in Her Own Way (02:50)
8. Match Box (03:11)
9. Naïve (03:26)
10. I Want You Back (03:26)
11. If Only (02:01)
12. Jacky Big Tits (02:34)
13. Time Awaits (05:09)
14. Got No Love (03:40)

Kooks, The

Inside In Inside Out

Delle ultime esperienze del Pop di marca britannica non c’è di che andare fieri. Tra le tante proposte, spesso comparse sulla scena con le credenziali di "band pronta a salvare lo scenario ed a stanziarsi sul trono senza problemi di sorta", ci sono anche i The Kooks. Aggiungiamoci un contratto sontuoso con Virgin Records ed abbiamo la quadratura del cerchio.
L’impressione iniziale tradisce già le aspettative, perché si tratta di quattro giovanissimi ragazzi di Brighton, paradiso balneare della Gran Bretagna del sud, tra le mete più idonee a ricreare l’ambientazione ispirata al sole ed al caldo delle coste del Pacifico americano. Sembrano messi assieme a bella posta, tanto il loro look appare cool pur nell’impostazione scanzonata che si richiede a certa presenza in ambito musicale. “Apparire, prima di tutto” sembra confermarsi come il loro motto essenziale.
I The Kooks ci provano, e di questo va dato loro il merito, ma Inside In Inside Out sembra un collage (per altro mal riuscito) di tanti frammenti pescati qua e là. C’è un po’ di tutto: da velati richiami ai primi Blur, alle mal celate ispirazioni a band storiche come i The Kinks. E ci chiediamo, come al solito in situazioni simili: a che serve mettersi al cospetto di mostri sacri da sempre inimitabili?

Si presentano da fighi, dicevamo, e vabbè, è un marchio di fabbrica se vuoi sfondare in un certo mercato. E' quanto offrono musicalmente a lasciare l’amaro in bocca. Il suono sembra riciclato, anche se le premesse del disco potrebbero far credere il contrario. Sono proprio le due tracce d’apertura ad illudere maggiormente l’acoltatore. Seaside, posta giusto all’inizio è una canzone acustica che denota fin da subito la propensione della band alle sonorità più adatte al mondo radiofonico. Segue See The World, altra nota positiva, che lascerebbe presagire ad un seguito quanto meno sulla stessa linea d’onda. Subentra, al contrario, lo stereotipo della band di successo, capace di fare i grandi numeri nei negozi, incapace di conquistare l’orecchio più esigente. Difetto di non poco conto, se si considera l’attuale panorama della musica internazionale.

E’ forse un po’ eccessivo catalogare i The Kooks nella schiera dell’Indie Rock, perché indipendente hanno ben poco, se non l’impostazione delle loro sonorità. C’è il tentativo di creare un prodotto che possa stupire (Sofa Song e You Don’t Love Me vanno a vuoto); c’è la creazione, riuscita questa volta, di qualche potenziale singolo che faccia muovere l’aria in una spiaggia affollata durante un caldo pomeriggio d’estate. Naïve e She Moves in Her Own Way hanno recitato proprio la parte delle protagoniste nel corso dei mesi più caldi del 2006, il che è valso ai The Kooks un buon gruzzolo di quattrini e quella popolarità che forse hanno cercato (e trovato) con un pò troppa fretta.
Per carità, gli spunti interessanti ci sono, anche se si contano sulle dita di una mano. Ma questo Inside In Inside Out, senza giri di parole ci sembra alquanto insipido. E’ buono per agganciare la preda, ecco, ma per il resto è un lavoro mediocre. C’è poca fantasia, poca varietà; emerge una voglia sfrenata di conquistare tutta e subito la scena musicale che conta. Senza dimenticare quella sgradita presunzione che senza dubbio conferisce ai The Kooks il titolo di rivelazione del mercato musicale più recente. Ma che non fa di loro una band con la B maiuscola, ed è questo che interessa a noi. Avanti il prossimo.

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